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Disagio giovanile, tra micro bande e ragazzi fuori da casa

Disagio giovanile, tra micro bande e ragazzi fuori da casa

ALBA Le situazioni di disagio minorile, tali da richiedere l’intervento dei servizi sociali con diverse soluzioni, seguono la tendenza a crescere già da alcuni anni. Ma gli esiti della pandemia, con gli effetti sul lungo periodo della didattica a distanza e dell’isolamento, rischiano di peggiorare la situazione.

Facciamo il quadro per i 64 Comuni della nostra area con il consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero. Il primo dato riguarda l’aumento degli inserimenti di minori in presidi, per decisione del Tribunale, per svariati motivi, tra i quali il maltrattamento in famiglia o la mancanza di cura. Nell’ultimo anno, il numero è cresciuto, perché si è andato a sommare ai casi già registrati: nel 2019 erano attivi 10 inserimenti di ragazzi con tre mamme, ai quali se ne sono aggiunti 8 nel solo 2020, con un mamma.
Così, lo scorso anno, si è arrivati a un totale di 22 accoglienze, ma soltanto sei sono terminate: in cinque casi si è verificato il rientro in famiglia, mentre negli altri 12 la presenza in comunità è proseguita. L’età dei giovanissimi coinvolti è varia: si va da bambini di cinque o sei anni ad adolescenti o preadolescenti, con molti casi registrati tra i quindici e i sedici anni. In generale, si può quindi parlare di una tendenza in netto aumento, se si pensa che nel 2014 il consorzio registrava soltanto 5 accoglienze in comunità, con una crescita progressiva negli anni, per arrivare alla situazione attuale.

Di pari passo, sono cresciuti anche i cosiddetti “spazi neutri”, un servizio che prevede la creazione di un luogo in cui far incontrare i minori con i genitori, laddove si registrino situazioni di conflittualità che non possono essere affrontate tra le mura di casa: su questo fronte, si è passati da 11 casi nel 2017 a 46 casi nello scorso anno.

Sul fronte invece delle opportunità per bambini e ragazzi, l’anno della pandemia ha determinato una riduzione di una serie di occasioni di inserimento, come i tirocini d’inclusione, che sono passate dai 10 attivati nel 2018 ai 5 del 2020 tra i Comuni di Langhe e Roero. Dall’altro lato, la presenza sul territorio dei servizi rimane elevata, in particolare grazie ai progetti educativi territoriali (Peter), gli ex Cam, che offrono attività pomeridiane a bambini e ragazzi, iscritti direttamente dalla famiglia o segnalati dai servizi, come dalla scuola.

A inizio degli anni ’90, quando è stata attivata l’opportunità, si contavano una manciata di centri, mentre oggi sono 33, con sedi in 22 Comuni, dal momento che in alcuni casi se ne contano più di uno nello stesso paese. Per quanto riguarda gli iscritti, sono stati 922 nel 2020, in lieve calo rispetto agli oltre mille del 2019, ma sempre in linea con una crescita positiva del servizio a livello comunale.

Francesca Pinaffo

Anche ad Alba ci sono microbande che minacciano

Chiudono i centri diurni per disabili e anziani, ma proseguono i serviziParliamo di quanto registrato dal consorzio con il direttore Marco Bertoluzzo.

Che cosa ci dicono questi dati sulla realtà dei minori nella nostra area?

«L’anno appena trascorso ha portato alla luce situazioni di difficoltà. Prendiamo per esempio l’inserimento dei minori in comunità, allorquando il Tribunale si pronuncia con un allontanamento dalla famiglia: su questo fronte, la spesa è aumentata in modo evidente, passando dai 50mila euro nel 2014 agli oltre 400mila del 2020. Alcuni minori hanno scelto di denunciare i genitori per maltrattamenti: in molti casi, si parla di nuclei di origine straniera, dove oggi subentrano differenze culturali».

La pandemia può aver peggiorato la situazione?

«Per quanto necessarie, sono state adottate una serie di misure che avranno effetti su una quota importante di ragazzi. Guardiamo alla didattica a distanza, che ha creato una frattura con il mondo reale, imponendo ritmi di lavoro che hanno rovesciato l’ordine delle cose: riceviamo sempre più spesso segnalazioni di bambini impigriti, che passano le giornate tra computer e divano oppure chiusi in sé stessi. In una porzione residuale, ma comunque importante, c’è poi chi non è stato in grado di seguire la Dad, perché magari la famiglia è straniera e non ha dimestichezza con l’italiano. Lo dice anche l’istituto di ricerca Ipsos: un bambino per classe rischia di perdersi».

Altre tendenze?

«Con il divieto di praticare gli sport o vivere la socialità, è venuta meno una valvola di sfogo importante. Di recente, anche ad Alba, siamo intervenuti su alcune microbande di ragazzi che mettevano in atto comportamenti minacciosi verso coetanei o lesivi degli spazi pubblici, approfittando delle strade troppo deserte. Parliamo di ragazzi molto giovani, tra i 12 e i 15 anni, che riportano alla luce dinamiche di quartiere come si registravano alcuni decenni fa».

m.p.

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