LETTERA AL GIORNALE Gentile direttore, insegno in una scuola media albese e vorrei esprimere la mia amarezza per la priorità accordata dal Ministero dell’istruzione alle prove Invalsi 2021, a fronte di un anno e mezzo di scuola sconquassata dalla pandemia.
Abbiamo appena riaccolto gli alunni in classe dopo interminabili periodi di Dad, con ineguaglianze annesse e la dispersione legata a varie forme di disagio, e subito la scuola investe tempo ed energie nelle prove digitali. Vale a dire, di nuovo tutti spiaccicati davanti a uno schermo! Senza contare che da oltre un anno siamo giustamente tenuti a evitare spostamenti di alunni per ragioni di sicurezza, mentre ora, per due settimane (se tutto va bene e la connessione regge) ci sarà – o c’è stato per chi le ha già svolte – un viavai di gruppi nei corridoi.
Non sarebbe stato preferibile usare ogni minuto prezioso per re-imbastire momenti di socialità, confronto e condivisione, percorsi di recupero, sostegno didattico e psicologico, attività rimandate da mesi come sport all’aperto, laboratori creativi, approfondimenti di attualità? E, per i ragazzi delle quinte, un rush finale su orientamento universitario ed esame di maturità? Duole constatare come, ancora una volta, certe decisioni calino dall’alto, da chi è impegnato in analisi e studi sui livelli di apprendimento, ma forse non passa le giornate in aula con i ragazzi.
Le prove Invalsi possono essere utili per l’autovalutazione di ogni istituto, per calcolare i progressi all’interno di un ciclo scolastico (non per fare paragoni tra il livello di comprensione di italiano/inglese e le competenze logico-matematiche d’una scuola rispetto all’altra!), ma con un’emergenza sanitaria, si sarebbe potuto, anzi secondo me dovuto, soprassedere.
Katia Versio