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Il riconoscimento esplicito di quanti fanno catechismo

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MINISTERI Martedì 11 maggio è stato presentato Antiquum ministerium, il nuovo motu proprio con cui papa Francesco istituisce il ministero di catechista. Tale servizio è presente nella Chiesa sin dagli inizi dell’evangelizzazione e della diffusione della Parola.

Come scrive il Papa, «all’interno della grande tradizione carismatica del Nuovo Testamento è possibile riconoscere la fattiva presenza di battezzati che hanno esercitato il ministero di trasmettere in forma più organica, permanente e legato alle diverse circostanze della vita, l’insegnamento degli apostoli e degli evangelisti» (Am 2). La storia dell’evangelizzazione di questi due millenni mostra con grande evidenza l’innumerevole moltitudine di laici e laiche che hanno preso parte direttamente alla diffusione del Vangelo attraverso l’insegnamento catechistico, uomini e donne animati da una grande fede e autentici testimoni di santità (Am 3). Con l’istituzione del nuovo ministero, la Chiesa vuole riconoscere in esso una vera vocazione al servizio della diocesi per quei laici e laiche che in forza del proprio Battesimo si sentono chiamati a collaborare nell’ampia dimensione pastorale della catechesi come fedeli collaboratori del vescovo, primo catechista insieme al presbiterio.

In un contesto di maggiore coscienza dell’identità e della missione del laico nella Chiesa, con un «radicato senso comunitario e una grande fedeltà all’impegno della carità, della catechesi, della celebrazione della fede» (Am 7), ricevere un ministero laicale come quello di catechista conferisce «un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato, da svolgersi in forma pienamente secolare senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione» (Am 7).

Scrive il Papa: «Questo ministero possiede una forte valenza vocazionale che richiede il dovuto discernimento da parte del vescovo e si evidenzia con il rito di istituzione. Esso, infatti, è un servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le esigenze pastorali individuate dall’ordinario del luogo, ma svolto in maniera laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero. È bene che al ministero istituito di catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi. È richiesto che siano fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il ministero dove fosse necessario (non in modo esclusivo nella propria parrocchia, dunque, ndr) e animati da vero entusiasmo apostolico» (Am 8).

Saranno le conferenze episcopali a dare le indicazioni per il giusto discernimento e per il percorso di formazione teologica e spirituale. Il rito liturgico per l’istituzione è, invece, in fase di preparazione a cura della Congregazione per il culto. Non c’è da temere per la prassi catechistica attuale, c’è anzi da rallegrarsi per una nuova risorsa che nasce sotto l’ascolto e la guida dello Spirito. Accanto al ministero di lettori e accoliti, nasce quello nuovo di catechista.

Come il ministero di lettore istituito non esclude che altri proclamino la parola di Dio, ma ne valorizza la dimensione pastorale, così il ministero di catechista non precluderà il servizio di tante donne e uomini che ogni anno si impegnano soprattutto con bambini e ragazzi nelle nostre comunità. Sarà piuttosto una risorsa e un valore aggiunto nell’azione catechistica e nel sostenere, coordinare e formare il lavoro di tanti catechisti. E, come sta a cuore al Papa, ricorderà alla Chiesa che in gioco non c’è solo il «fare», ma l’«essere» catechista.

diacono Edoardo Marengo,
direttore dell’Ufficio catechistico

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