La storia da scrivere nello stile insegnatoci da Gesù

PENSIERO PER DOMENICA – SESTA DI PASQUA – 9 MAGGIO

Le letture della VI domenica parlano di amore e apertura all’altro. Gesù, durante la Cena, ha lasciato a coloro che per tre anni avevano camminato con lui una parola-testamento: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi!» È bello che questa pagina di Vangelo (Gv 15,9-17) venga proposta nell’ultima domenica di Pasqua, come sintesi del messaggio pasquale di Gesù. Dalle letture emergono i caratteri di questo amore.

La storia da scrivere nello stile insegnatoci da Gesù
La lavanda dei piedi, miniatura armena risalente ai secoli XIII-XIV. Lo stile di Gesù è il servizio.

L’amore nasce da Dio. Le parole di Gesù: «Come il Padre ha amato me» trovano eco nella prima lettera di Giovanni (4,7-10): «L’amore è da Dio… Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi». Rispetto alle altre religioni, dove prevale la preoccupazione di dover amare e rendere onore a Dio, manifestando in parole e gesti questa devozione, questa è la novità del messaggio di Gesù. Dimenticarlo significa ridurre il cristianesimo a una raccolta di precetti morali. Come ha dichiarato il teologo francese Collin, presentando il suo ultimo libro, «nel nostro tempo segnato dal Covid-19 il cristianesimo sta morendo perché è stato ridotto a un insieme di valori morali e a un catechismo per bambini, dimenticando che il Vangelo è comunicazione della vita stessa di Dio, fonte per noi della gioia di esistere».

L’amore si è manifestato in Gesù: «In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito». Per capire qualcosa dell’amore, dobbiamo guardare a Gesù: al suo modo di trattare le persone, i bambini, i poveri, i malati, gli ultimi, al suo aprire le braccia a tutti, peccatori compresi; e da ultimo, alla Pasqua. Il nostro compito è far “camminare” questo amore di Gesù sulle strade del mondo.

L’amore sorprende perché non ha confini. L’amore manifestato da Gesù è come l’acqua di una cascata: scende, non per tornare in alto, ma per allargarsi verso tutti. Lo afferma con chiarezza Pietro, davanti al centurione Cornelio: «Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga» (At 10,34-35). Questo incontro chiude la prima parte degli Atti. Pietro impersona la prima comunità cristiana: inizialmente convinta di dover rivitalizzare il giudaismo con l’innesto del Vangelo, scopre che il suo messaggio di salvezza è per tutti. I piani di Dio sono diversi dai nostri, troppo ristretti: Dio guarda e vede lontano e ci chiede di fare altrettanto. La storia non è finita; è da scrivere. Come ricordava Kierkegaard, il Dio cristiano lascia sempre aperto l’orizzonte delle possibilità.
Lidia e Battista Galvagno

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