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L’identità sessuale di ogni individuo si basa su quattro fondamenta

L'identità sessuale di ogni individuo si basa su quattro fondamenta

INTERVISTA Identità di genere, orientamento sessuale e altri termini che vengono spesso confusi nel linguaggio comune. Ne parliamo con Elisa Colombi, responsabile della struttura semplice dipartimentale di neuropsichiatria infantile dell’Asl Cn2.

L'identità sessuale di ogni individuo si basa su quattro fondamenta 1Prima di tutto, facciamo chiarezza: che differenza c’è tra identità di genere, orientamento sessuale e sesso biologico?

«Sull’argomento c’è molta confusione, anche tra i ragazzi. Prima di parlare dell’identità di genere, sarebbe necessario parlare di identità: un processo di costruzione che si basa, fin dai primi anni di vita, sui processi di identificazione che il bambino sviluppa all’interno delle proprie relazioni primarie. Questo processo prosegue nell’adolescenza, rapportandosi con il mondo extrafamiliare. In questo contesto, l’identità sessuale si configura come una parte importante dell’identità: non è qualcosa di definito dalla nascita, come il sesso biologico, ma è un processo in continuo divenire, capace di rendere una persona ciò che è, dal momento che indica la comprensione profonda che ciascuno di noi ha di sé stesso come essere umano sessuato. Si tratta di un processo che richiede tempo, elaborazione e consapevolezza: velocizzarlo è dannoso».

Su che cosa si fonda l’identità sessuale?

«Sono quattro le fondamenta dell’identità sessuale di un individuo: il sesso biologico, l’identità di genere, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale. Per quanto riguarda il sesso biologico, è determinato in modo oggettivo dalle caratteristiche generiche, ormonali e anatomiche di ciascuno. Diverso il discorso del genere e della costruzione di una relativa identità, dal momento che si tratta di concetti determinati da variabili psicologiche e culturali: rappresentano l’esito di un processo di appropriazione soggettiva che ciascuno di noi compie rispetto al proprio essere. In questo discorso, è ancora da precisare il concetto di ruolo di genere, l’insieme delle prescrizioni e delle aspettative che la cultura di riferimento impone su ciò che va bene per i maschi e ciò che va bene per le femmine. Tra le quattro componenti, infine, l’orientamento sessuale è l’unica che non è centrata in modo esclusivo sul soggetto in prima persona, ma sul legame tra il soggetto e gli altri».

Nell’età evolutiva, come si sviluppa l’orientamento sessuale?

«Durante l’infanzia e soprattutto l’adolescenza, si costruisce gradualmente e faticosamente un senso d’identità: i cambiamenti che avvengono in questo periodo sono molto ampi e a vari livelli, come non accade in nessun altro periodo della vita. In realtà, come nell’età adulta, il sentimento della propria identità rimane legato al rapporto con gli altri: gli atteggiamenti, le emozioni, i comportamenti che riconosciamo in noi stessi ci aiutano a conoscere e a capire le altre persone. E, viceversa, gli aspetti che riconosciamo negli altri ci aiutano a capire e a conoscere noi stessi. In questo periodo, è fondamentale per l’adolescente il ruolo dei differenti modelli, che vengono ricercati non solo all’interno della famiglia, ma anche all’esterno. È un fatto molto positivo, in quanto consente al ragazzo o alla ragazza di avere una molteplicità di possibili scelte davanti a sé».

Per un ragazzo o una ragazza che si scopre attratto da persone dello stesso sesso, quanto può essere difficile prenderne consapevolezza?

«La coscienza di appartenere a una categoria di genere è un cammino non privo anche di sofferenza e di graduale consapevolezza, spesso costellato da confusione, dubbi, paure e bisogno di sentirsi accettati e riconosciuti. È fondamentale non sentirsi in colpa per il proprio orientamento sessuale, ma dall’altro lato dev’essere una scelta fatta gradualmente. Per questo, servono percorsi chiari di educazione alla sessualità ed è fondamentale lavorare in rete, anche attraverso la presenza all’interno delle scuole di personale formato in grado di accogliere le richieste dei ragazzi in modo corretto. E, se necessario, indirizzandoli a figure professionali specializzate».

In questo contesto, come si può interpretare il discorso della fluidità di genere?

«Alla base, c’è la libertà di non identificarsi con un genere o con l’altro. Oggi sempre più persone, soprattutto tra i giovanissimi, usano il termine gender fluid. E, tante volte, forse senza sapere di preciso di cosa si stia realmente parlando, come quando si parla di hikikomori, per esempio. In generale, negli ultimi anni, i ragazzi e le ragazze ricercano sempre più informazioni sull’argomento sessuale, all’interno del loro percorso di crescita. Lo dimostrano l’aumento delle ricerche sui vari motori di ricerca e i consulti richiesti in Rete, con un rischio anche notevole di confusione e poca chiarezza. Occorre prendere consapevolezza che si tratta di una realtà complessa e che bisogna evitare le semplificazioni».

In più c’è il contesto di riferimento, all’interno del quale per una persona può essere difficile esprimersi liberamente, a partire dalla famiglia: come si fa ad affrontare l’argomento con chi rimane impigliato in pregiudizi e stereotipi?

«Anche questo è un discorso delicato, che va affrontato con le dovute cautele. Se da un lato l’idea di sessualità fluida si riferisce proprio alla possibilità che ognuno sperimenti la bellezza di trovarsi in quanto essere unico, senza doversi riferire necessariamente alle prospettiche categorie preesistenti, dall’altro lato per ciascuno è fondamentale avere la possibilità di determinarsi a partire da modelli, soprattutto se si è adolescenti. Definirsi senza modelli in cui identificarsi è molto più complesso e difficile. E può succedere che il definirsi fluidi a volte rischi di essere una scorciatoia o un modo per evitare una definizione di sé. È importante, prima di giungere a facili interpretazioni o giudizi, riconoscere e dare significato ai bisogni dell’adolescente, al fine di accompagnarlo in modo affidabile lungo il cammino di conoscenza e di riconoscimento sereno e soddisfacente di sé e della propria identità, senza mai decidere per lui».

Francesca Pinaffo

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