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Aperte le prenotazioni per le proiezioni del docufilm “Un passo alla volta”

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Il regista Max Chicco al lavoro sul film "Un Passo alla volta" (Foto Bruno Murialdo)

ALBA La magia dei luoghi, le voci di chi ha un patrimonio d’esperienza e di saperi da trasmettere, le immagini di un tempo passato e una storia che coinvolge lo spettatore e lo accompagna tra le tappe di un viaggio inedito. “Un passo alla volta” è il titolo del docufilm che Confindustria Cuneo ha deciso di realizzare in occasione di Alba capitale della cultura d’impresa, in collaborazione con la Fondazione Radici e con la Città di Alba. La regia è di Max Chicco, affermato regista torinese. Dopo la presentazione del 12 giugno, le prime due proiezioni aperte al pubblico sono in programma per il 13 e il 14 giugno, alle 21 al palaAlba capitale di piazza San Paolo (le prenotazioni sono aperte sul sito alba2021.confindustriacuneo.it). Abbiamo intervistato il regista.

Chicco, come è cominciato tutto?

Per capire la genesi del film, è necessario tornare indietro a un anno fa, quando Confindustria e Radici hanno avuto l’idea di rendere la storia imprenditoriale di Alba e delle Langhe un prodotto per il cinema. L’arco temporale da coprire era chiaro: quei quarant’anni che hanno rappresentato per il territorio una vera rivoluzione, dalla Malora descritta da Beppe Fenoglio alla rinascita.  Così, quando sono stato coinvolto nel progetto, mi sono trovato di fronte a un compito non semplice: raccontare il lavoro e una storia complessa, che a sua volta racchiude tante storie. Ho scelto la strada della docufiction, con una cornice in grado di fare da filo conduttore alla narrazione: la vicenda inventata di un giornalista, che nell’ ’85 torna nella casa dei nonni in Alta Langa, dove trova immagini e filmati del passato. È questo l’espediente che ci permette di entrare nel vivo del film, nella storia di Alba e delle Langhe, attraverso i dialoghi con gli imprenditori, i veri protagonisti. Fondamentali anche le musiche originali di Claudio Vernetti, che creano un’atmosfera quasi misteriosa.

 

Nel corso dei mesi, come è proseguita la produzione?

Per me è stata un’esperienza entusiasmante, prima di tutto perché, da non albese, non conoscevo per nulla questo aspetto del territorio. Prima di iniziare le riprese, è stato fatto un grande lavoro di ricerca storica, attraverso filmati e immagini d’epoca, tra le quali quelle del fotografo albese Bruno Murialdo, che è stato per me una grande fonte di ispirazione, oltre a essere stato al nostro fianco per tutto il periodo di realizzazione del film. Con la troupe, formata da otto persone, abbiamo girato nel pieno della pandemia, che è presente anche nella narrazion. Lavorare in un momento così delicato ci ha permesso di comprendere ancora di più l’essenza dell’imprenditore langhetto: mi sono trovato di fronte  a uomini che guardavano al futuro e alle nuove strade da percorrere, nonostante la crisi che si stava vivendo.

 

Come sono stati scelti gli imprenditori protagonisti?

Non abbiamo guardato alla grandezza dell’impresa, ma alle storie. Sono presenti anche realtà meno note al grande pubblico, leader nei rispettivi settori. Ciò che emerge è un patrimonio imprenditoriale davvero unico e per certi versi inaspettato, in cui non mancano giovani che stanno scrivendo una storia di successo. Per le interviste, che in realtà sono più che altro dialoghi, ho scelto un approccio che ci permettesse di entrare a fondo nella storia di ogni persona incontrata, al di là degli stereotipi: a emergere è la vita, con i grandi traguardi, ma anche con la fatica, gli insuccessi e le difficoltà. Ho scelto incontrare gli imprenditori nei loro luoghi di lavoro, per farli sentire a loro agio. E alla fine tutti si sono raccontati senza filtri.

 

Quale messaggio si vuole trasmettere attraverso questo lavoro?

Penso che ogni persona presente sullo schermo ci abbia donato una piccola lezione di marketing, con concetti di imprenditorialità concreti, diversi da quelli che si possono trovare sui libri: sono le parole del fare. E sono convinto che il film possa rappresentare una vera iniezione di energia positiva per lo spettatore. Senza dimenticare l’aspetto storico e culturale, dal momento che si tratta di un prodotto  che fotografa uno spaccato albese mai raccontato prima in questo modo.

 

Francesca Pinaffo

 

“UN PASSO ALLA VOLTA” PUNTA AI GRANDI FESTIVAL INTERNAZIONALI

“Un film che tocca l’anima, per la verità delle storie che racconta: siamo molto soddisfatti del lavoro svolto”. Così Giuliana Cirio, direttore di Confindustria Cuneo, si esprime in merito al film ufficiale di Alba capitale. “Quando abbiamo scelto di portare avanti questo progetto, volevamo raccontare il lato più umano dell’impresa, l’aspetto che forse è meno noto. Ora l’obiettivo è quello di diffondere il più possibile il film: con la Regione Piemonte, attraverso la Film commission, stiamo lavorando per avere uno spazio al Festival di Cannes, ma vorremmo arrivare anche a Venezia, così da portare questo lato di albesità a chi ci conosce solo per i paesaggi e per i prodotti dell’enogastronomia”. Il docufilm è anche una delle prime opere della Fondazione Radici, nata a febbraio 2020 e presieduta da Claudio Rosso. Nelle vesti di produttore associato, la fondazione ha collaborato alla realizzazione del progetto come supporto logistico, artistico e di materiale, diventando a tutti gli effetti una casa di produzione.

 

f.p.

 

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