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Nell’Astigiano in vigore le nuove modalità per contattare la guardia medica

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ASTI Voci di modifiche del servizio si rincorrevano da anni, ma ora che vengono messe a regime, sono i dottori della continuità assistenziale, l’ex guardia medica, a domandarsi perché la popolazione non sia stata informata in tempo. Da oggi, 7 giugno, nell’Astigiano sono entrati in funzione un nuovo numero da chiamare e nuove modalità di interfacciarsi con la guardia medica. Non più l’800-700.707 (che resterà però attivo ancora per qualche tempo), ma il numero europeo armonizzato 116.117, sempre gratuito, al quale non risponderà subito la guardia medica, ma una centrale di Alessandria, con operatori  non sanitari incaricati di inserire in una piattaforma digitale nome e cognome del chiamante, la sua localizzazione e il numero telefonico.

Spiegano dall’Asl: «Per il cittadino non cambierà nulla per quanto riguarda le modalità di accesso e di erogazione del servizio.  La centrale operativa sarà infatti costantemente in contatto con i medici di guardia presenti sul territorio astigiano, che si occuperanno di esaminare e valutare gli eventuali profili di emergenza delle chiamate ricevute, attivando anche il servizio 118 in caso di necessità. Se il medico dell’area di provenienza della chiamata fosse in quel momento impegnato in un’altra richiesta, gli operatori del centralino provvederanno immediatamente a inoltrare la chiamata al primo medico disponibile, che effettuerà la valutazione in merito all’urgenza. Il numero dei medici previsti rimarrà il medesimo, non ci saranno tagli di personale né riduzioni del servizio». Ad Asti operano tre medici. Poi c’è un dottore per ogni distretto: a Montemagno, Montechiaro, Cocconato, Villanova, Costigliole, San Damiano, Canelli, Nizza e Monastero Bormida. Il servizio è attivo sabato e prefestivi (10-20), festivi (8-20) e di notte (20-8) per l’intera settimana. La guardia medica astigiana, sulla carta, prevede una sessantina di dottori, ma in realtà sono cinquantadue che si alternano ad Asti e nei distretti provinciali con contratti di solito da 12 o 24 ore settimanali.

Paolo Cavaglià

 

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