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Ferrovia: l’Alba-Asti può tornare una linea di primo livello

TRASPORTI LOCALI  Quali sono le prospettive per i trasporti su rotaia? La domanda l’abbiamo formulata, mentre si discute sul destino della tratta Alba-Asti, al professore Bruno Dalla Chiara insegnante di trasporti al Politecnico di Torino. Non è un tema nuovo per il docente: il 4 luglio 2020, ne aveva trattato a Dogliani, durante il convegno Quali trasporti in Langhe e Roero per essere al centro e non ai margini del mondo?, organizzato dal sodalizio Spiriti liberi di Gianni Rinaudo.

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Il viadotto dell’Alba-Asti a Santo Stefano Belbo

Professore che importanza economica avrebbe la riapertura dei tracciati ferroviari finora rimasti chiusi?

«Le situazioni sono diverse: le strade ferrate sono fondamentali per sviluppare l’economia italiana e rispettano in pieno gli obiettivi della transizione energetica. Con la trazione elettrica, infatti, le emissioni inquinanti sono nulle, inoltre il consumo di suolo per passeggero è molto minore rispetto agli autoveicoli. Se, viceversa, aumentano le persone che devono raggiungere una città su strade asfaltate, bisognerà, prima o poi, costruire una o più corsie per aumentare lo spazio; la ferrovia, al contrario è sempre quella: all’occorrenza, si possono aggiungere dei vagoni. Nell’Albese, con una concentrazione così alta di industrie, le rotaie costituirebbero una valida alternativa al trasporto delle merci su gomma. Il tratto verso Asti permetterebbe, inoltre, collegamenti con l’area padana e lombarda, mercati importanti ai quali guarda, ormai, tutto il basso Piemonte: Torino, infatti, vede diminuire il suo primato e anche l’area di smistamento merci di Alessandria, retroporto di Genova, sta perdendo peso rispetto a Piacenza, sede di magazzini delle grandi multinazionali. Nel caso di Alba, quindi, sarebbe fondamentale la riapertura delle linee chiuse. Ci sono, invece, altre situazioni, è il caso della tratta Ceva-Ormea che, per il minore bacino d’utenza e l’impossibilità di raggiungere la Liguria, non sarebbe vantaggioso riaprire totalmente: i treni potrebbero circolare per alcuni periodi dell’anno, per esempio in estate. Lungo la statale del Colle di Nava, il ritorno dalle vacanze provoca spesso delle code di automobili: una cinquantina di passeggeri trasportati dai convogli significherebbe togliere dalle strade altrettanti veicoli».

Il futuro dei trasporti va verso i tracciati su rotaie?

«Direi, piuttosto, che procede verso una mobilità integrata. Al treno bisogna unire i vantaggi delle biciclette: i vagoni devono essere predisposti per accoglierle. Vanno costruite nuove piste ciclabili non sul sedime delle ferrovie, bensì accanto. L’automobile resta un mezzo molto flessibile per spostamenti a corto raggio: per questo occorrerebbe predisporre dei punti di noleggio vicino alle stazioni».

Anche le industrie alimentari potrebbero usufruire della ferrovia?

«Purtroppo, per ora, è possibile trasportare merci deperibili soltanto per brevi distanze, dentro cassoni: non esiste ancora un convoglio merci con i vagoni elettrificati. Gli investimenti non sono andati in questo senso: in Italia la tecnologia dei treni passeggeri è evoluta, ma per le merci è ferma a settant’anni fa. Invece di chiedere interventi al gestore delle linee, si potrebbero esercitare pressioni sui costruttori di treni. In Svizzera ci sono già dei prototipi per il trasferimento dei gelati mentre da noi, quelli di nuova generazione, non sono ancora stati presi in considerazione».

Perché in Italia non si investe per incentivare il trasporto su ferrovia?

«La risposta al quesito non è un parere accademico: si tratta di scelte politiche».

Davide Barile

Una proposta di legge popolare per riattivare le tratte dismesse

TRASPORTI LOCALI Negli ultimi mesi, le azioni di associazioni e comitati per sollecitare la riattivazione dei servizi, sulle tante linee sospese, in Piemonte, hanno assunto una dimensione collettiva. Alcune sono culminate con i sit-in di protesta, davanti alle stazioni di Alba e Asti, altre sono sfociate in una campagna social denominata Futuro sospeso. In ultimo, sempre “dal basso”, arriva una proposta di legge per coinvolgere le Amministrazioni comunali.

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I lavori di pulizia lungo la Alba-Asti

Il documento, inviato a 133 Amministrazioni piemontesi, toccate dalle linee sospese, nasce dalla proposta formulata a fine 2020 da Giuseppe Sammatrice (in quota al movimento Europa verde) promotore, presso associazioni e comitati di un documento per il ripristino delle linee sospese. Il gruppo di lavoro composto da Alessandro Mortarino, coordinatore del forum Salviamo il paesaggio, Fulvio Bellora, del coordinamento per mobilità integrata e sostenibile, Mario Didier, esponente dei sindacati autonomi ferroviari e dall’ingegnere Angelo Marinoni, si è occupato di redigere il testo della disposizione.

L’iter per presentarlo in Regione può svilupparsi secondo due modalità diverse: l’azione diretta di enti locali o la richiesta, presentata da un gruppo di almeno 8mila elettori. La prima strada è stata scelta perché, spiegano i membri del sodalizio, «si è ritenuto di coinvolgere, in qualità di protagonisti, proprio gli amministratori dei nostri Comuni. Se dovesse mancare il loro impegno, si dovrà procedere con la classica raccolta firme per l’iniziativa popolare».

Ma cosa contiene la bozza? Gli articoli 4 e 5, relativi al ripristino delle linee sospese e dismesse, vorrebbero impegnare la Giunta regionale «a soddisfare la domanda potenziale di trasporto, aumentarne l’offerta e ridurre l’isolamento dei territori su cui insiste una linea ferroviaria sospesa». Prevista anche la definizione di «un piano per il ripristino del servizio passeggeri o merci sulle tratte inutilizzate alla data di approvazione della norma, assegnando una priorità a quelle destinate alle persone».

Inoltre, le linee guida invitano palazzo Lascaris a valutare «periodicamente, previa verifica della domanda potenziale di trasporto, la possibilità di riattamento del servizio sui tronconi dismessi, predisponendo un elenco aggiornato ogni tre anni». Il testo vuole introdurre, infine, il «recupero prioritario delle ferrovie al trasporto pubblico rispetto all’utilizzo delle stesse per altre finalità». La copertura finanziaria, dovrà essere garantita, negli intenti degli estensori, dal Ministero di infrastrutture e trasporti.

Maurizio Bongioanni

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