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Vorremmo che si parlasse delle bellezze di Santo Stefano piuttosto che del suo dissesto economico

Vorremmo che si parlasse delle bellezze di Santo Stefano piuttosto che del suo dissesto economico

LETTERA AL GIORNALE Gentile direttore, la vicenda di Santo Stefano Roero sembra aver raggiunto la scorsa settimana un amaro punto di svolta, dopo che l’associazione Comuneroero aveva documentato e denunciato da tempo le ombre che pesavano sul Comune commissariato e sull’Unione tartufo ed Arneis che univa il paese a Vezza e Montaldo, di fatto sciolta ma con ancora i conti da sanare.

Le accuse rivolte a quattro persone, tra le quali Renato Maiolo, sindaco per 15 anni, e Cinzia Gotta, sindaco per due mandati di Baldissero ed ex consigliere comunale di Forza Italia a Bra, oltre che essere gravi, scuotono alla base un sistema che, se confermato, ha portato a violare la cosa pubblica non solo economicamente – generando disavanzo e distraendo soldi dei cittadini a proprio vantaggio – ma anche eticamente, secondo quell’idea di “ultimo feudatario” che rende i protagonisti quasi dei personaggi da vecchio romanzo d’appendice. Ora spetterà alla giustizia indagare, nell’interesse degli indagati (se innocenti) e soprattutto della collettività santostefanese, che certo non merita un dissesto economico e che sicuramente avrebbe evitato i clamori della cronaca, salvo che per le bellezze e le risorse del paese.

Il Roero è altro, lo è nella sua gente, nel lavoro, lo è anche in chi mette a disposizione tempo e risorse per la vita del proprio Comune. Il “metodo” con cui è stato amministrato Santo Stefano Roero ci deve tuttavia far riflettere su quanto sia diffusa la concezione personalistica della politica comunale, quanto un sindaco liberamente eletto si trovi nel tempo parte di un sistema che, se non ha dei contrappesi forti e legittimati, porta a una interpretazione del proprio ruolo che va oltre il mandato. La scelta legislativa di permettere tre mandati consecutivi sotto i 5mila abitanti da un lato e l’idea che un ipotetico cambio di Amministrazione comporti l’impossibilità di accedere a fondi, o renda impossibili servizi di volontariato – che pur dovrebbero basarsi sull’autogoverno dei volontari in collaborazione ma non in linea con le scelte dell’Amministrazione – non sono stati in passato un’esclusiva della dorsale delle Rocche.
C’è da augurarsi che proprio da Santo Stefano Roero, dove è in corso un laboratorio di politica comunale condivisa, estremamente interessante, possa partire un sentimento di coesione attorno al territorio nel suo insieme che superi se non il feudalesimo, l’idea personalistica della politica a partire dal piccolo per arrivare poi, magari, anche al grande Paese.

Direttivo di Comuneroero

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