Carlo Bo: se Cuneo eccelle pure Verduno può brillare

SANITÀ Scoppia la polemica Alba-Cuneo tra il sindaco Carlo Bo e Fulvio Moirano, ex direttore della sanità piemontese e presidente dimissionario della fondazione Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. Moirano ha infatti attaccato il primo cittadino albese – che aveva rivendicato un ruolo di primo piano per l’ospedale di Verduno – ricordando che l’hub (l’eccellenza specialistica) della provincia è il nosocomio del capoluogo e che per Verduno è previsto un ruolo «di rincalzo» nella sanità provinciale. A Moirano non era piaciuto, inoltre, che Bo sottolineasse la vicinanza con il Massaia di Asti, collegato ad Alba con tangenziale e autostrada. Non sembrano polemiche da bottega.

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Sindaco, da dove nasce questa contrapposizione?

«La polemica la fanno altri, io mi sono limitato a ricordare che l’ospedale di Verduno, costato oltre 200 milioni di euro, deve diventare un’eccellenza. Ho anche ricordato che i tempi per arrivare ad Asti sono certi, mentre non è così per giungere a Cuneo».

Lei vuole mettere in discussione il ruolo di ospedale hub di Cuneo?

«Nessuno discute il ruolo di Cuneo, ma è ora di uscire dalle divisioni e dai pregiudizi. La provincia di Cuneo è grande quanto la Liguria e il buon senso direbbe che in un territorio così vasto possano esserci due hub d’eccellenza. Il nostro territorio ha dato tanto e ricevuto pochissimo; non possiamo sempre accettare passivamente ogni decisione e se, dopo vent’anni, ci troviamo con un’ospedale degno di questo nome vogliamo che diventi di valore. Da sindaco di Alba è naturale avere questa ambizione».

Forse occorre ricordare perché è stato realizzato l’ospedale Pietro e Michele Ferrero di Verduno?

«Certo! Ricordiamo che due città – Alba e Bra, 60mila abitanti – hanno rinunciato ai propri nosocomi a favore di un’unica struttura in grado di diventare eccellenza a livello regionale, e non solo. Ma Moirano ha lasciato intendere di non apprezzare il ruolo che ha avuto e sta avendo la fondazione Ospedale Alba-Bra per la sanità provinciale».

Pensa che questa sua avversione nasca dallo scarso successo avuto finora dalla fondazione Santa Croce e Carle di Cuneo?

«Non voglio pensare questo. Sono sicuro che la fondazione Santa Croce e Carle di Cuneo saprà ritagliarsi un ruolo importante. Ma la nostra rappresenta un esempio unico in Italia di collaborazione tra pubblico e privato. Nel corso degli anni sono stati raccolti dalla fondazione Ospedale Alba-Bra quasi 25 milioni di euro che sono stati messi a disposizione della sanità pubblica. L’unica cosa che si può dire a chi vi ha lavorato è un enorme grazie».

È stata criticata anche la scelta della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo di sostenere la realizzazione della casa della salute nell’ex ospedale San Lazzaro di Alba. Lei sa perché?

«Non vorrei pensare a una sorta d’invidia nei confronti di Alba. Infatti, se guardiamo a quante risorse sono state stanziate per il Cuneese, il credito di Alba e Bra resta enorme. Non mi sono mai permesso di sindacare sui fondi erogati a favore del Cuneese, ma ho lavorato da sindaco di Alba per il bene della mia città, trovando l’accordo del presidente Giandomenico Genta. I recenti problemi di salute del presidente hanno rallentato l’iter, ma sono sicuro che gli accordi verranno rispettati e che il progetto andrà avanti».

Che cosa dice a Moirano?

«Divisioni e personalismi servono a nulla, l’eccellenza di Cuneo non deve passare attraverso l’idea di mettere in secondo piano Alba-Bra. Portare in “serie A” l’ospedale di Verduno non vuol dire squalificare il nosocomio cuneese. Le polemiche non ci porteranno da nessuna parte; uniti, invece, potremo arrivare ad avere due ospedali hub d’eccellenza nella provincia».

Marcello Pasquero

Ceretto: le potenzialità del Ferrero non si esauriscono nel locale

Il premio Fautor Langae – Nocciola d’oro 2021, promosso dalla Confraternita della Tonda e gentile di Langa di Cortemilia, è andato domenica scorsa anche alla fondazione Ospedale Alba-Bra. Non si poteva trovare momento più propizio – si veda l’intervista qui sopra – per mettere in luce l’operato del gruppo di persone guidato da Bruno Ceretto, che ha saputo portare in dote a una struttura pubblica nata tra le opposizioni incrociate circa 23 milioni e mezzo di euro donati da privati: il segno tangibile che il territorio, le imprese, le persone credono in un ospedale pubblico frutto di una visione strategica datata alla fine del secolo scorso ma quanto mai attuale: fare rete tra due città per migliorare i servizi sanitari.

Bruno Ceretto
Bruno Ceretto presiede la fondazione Ospedale Alba-Bra12

Ha detto Ceretto: «Siamo onorati che il nostro lavoro sia stato ritenuto tra le iniziative meritevoli, al pari degli altri illustri premiati quali Jérome Fenoglio, direttore di Le Monde (si veda a pag. 26), del giornalista Aldo Cazzullo e di Fulvio Marino, del mulino Marino. Il nuovo ospedale di Alba-Bra è un esempio di come si possano sviluppare nel sistema sanitario virtuose sinergie con la società civile. La raccolta dei fondi e il loro utilizzo non rispondono solo alla logica di “far del bene”, ma sono orientati verso un preciso disegno strategico: accompagnare la messa in funzione dell’ospedale Michele e Pietro Ferrero, in collaborazione con la direzione dell’Asl Cn2».

Complessivamente la fondazione ha finanziato l’Asl Cn2 e il nuovo ospedale con la cifra di 23.450.000 euro. Di questi, 16.865.000 euro sono stati finalizzati all’acquisto di tecnologie all’avanguardia, 4.105.000 euro sono stati investiti in arredi e logistica e oltre 300mila sono stati destinati a contribuire a ricerche e consulenze di supporto organizzativo.

Ma per Ceretto c’è di più: «Un risultato importante è il contributo culturale che la fondazione ha rivolto per la creazione non di un nuovo ospedale, ma di un ospedale nuovo. Quello di Alba e Bra è un ospedale del territorio, che ne rappresenta l’identità, coniugando l’eccellenza architettonica, tecnologica e professionale con quella del contesto imprenditoriale e sociale. Altro aspetto rilevante è l’ambizione di diventare un great place to work grazie alle sinergie tra fondazione e Asl. Si vuole generare un contesto lavorativo ad alto tasso di benessere, motivante per i professionisti e attrattivo per una futura generazione di talenti. Fondamentale è la previsione di spazi e servizi per agevolare i dipendenti. Dovrà essere sviluppato un progetto per disegnare una politica capace di costruire processi di reclutamento su una “narrazione” efficace delle ragioni per cui lavorare a Verduno è un privilegio: la qualità degli ambienti, le tecnologie, i servizi di welfare disponibili, la vicinanza a un territorio straordinario, un clima organizzativo accogliente e una cultura orientata all’innovazione e all’eccellenza. Le potenzialità che ha il nuovo ospedale non si esauriscono tuttavia nella sua dimensione locale e la sua missione può arricchirsi oltre la ragion d’essere fondativa: dobbiamo crederci e noi ci crediamo».

m.g.o.

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