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Cinema: Stefano Sardo e l’amore complicato

Stefano Sardo
Stefano Sardo

L’INTERVISTA Alle giornate degli autori del Festival del cinema di Venezia è stato presentato il film Una relazione, diretto dal braidese Stefano Sardo. Scritto con Valentina Gaia, anche lei della città della Zizzola, il film analizza il percorso di una coppia in procinto di lasciarsi. Gli autori hanno scritto anche il romanzo omonimo. I protagonisti sono interpretati da Guido Caprino ed Elena Radonicich.

Stefano, come è sorta l’idea del film?

«Io e Valentina stavamo pensando a questo soggetto già undici anni fa. Ci piaceva immaginare come sarebbe stato raccontare la storia di due che provano a lasciarsi restando amici. È una sorta di commedia sentimentale basata non sull’incontro ma sulla separazione. Dopo aver imbastito una bozza, noi due, fino ad allora uniti sentimentalmente, ci siamo lasciati. Il soggetto è quindi rimasto nel cassetto per un po’. In seguito abbiamo deciso di riprendere l’idea e, con il passare del tempo, la realtà e la finzione non erano più facilmente distinguibili, si è creato un cortocircuito. Abbiamo lavorato a distanza e ci siamo riapprossimati: ora siamo buoni amici e collaboriamo volentieri».

Sono presenti elementi autobiografici?

«L’argomento del film è simile alla nostra vita privata, specialmente nei dialoghi abbiamo inserito dettagli che la vita ci ha fornito».

Come si inserisce il vostro lavoro nell’attualità?

«Penso che le storie d’amore siano diventate complicate da quando nelle relazioni si sono inserite le aspirazioni. Fino a cinquant’anni fa bastava incontrare la persona con la quale ti saresti sposato e ti adattavi in seguito. Da quando le storie d’amore hanno dovuto iniziare a farsi carico della felicità di entrambi si è incasinato tutto. Ci sono momenti in cui sei felice e altri in cui sei triste, hai dentro di te delle contraddizioni e la tua felicità assomiglia a una bolla di sapone. Le persone cercano un modo per uscire dalla vita dell’altro e nel film mostriamo quello che penso possa essere il sentimento di molti. La differenza con la realtà è che al cinema la separazione dura un istante, ma nella vita reale è un processo lunghissimo».

In Una relazione c’è qualcosa che richiama anche Bra?

«Della nostra città c’è molto, basti pensare che i protagonisti sono due espatriati del Nord che vanno a vivere in una grande città. I braidesi Andrea Bergese e Marco Furlani hanno, rispettivamente, composto la colonna sonora e curato gli effetti audio. I miei fratelli recitano nel film».

Davide Barile

La coautrice: «La Biennale è un’emozione»

Valentina, come è stata l’esperienza a Venezia?

Valentina Gaia
Valentina Gaia

«Presentare il film a Venezia è stato emozionante, soprattutto per quel che riguarda il tempo, la compagnia, l’interessamento dei giornalisti e la proiezione nella sala Laguna appena restaurata. Insomma, una serata perfetta con un’accoglienza al di sopra di ogni aspettativa».

Cosa ha significato per lei il film Una relazione?

«Questo film ha accompagnato e in parte racconta la mia evoluzione in questo periodo della vita, complesso e bellissimo. È un po’ come una seconda maturità, il mio primo vero esordio come coautrice».

Tra la pellicola e il romanzo ci sono differenze legate soltanto al mezzo utilizzato o altre più profonde?

«La sceneggiatura e il romanzo sono stati scritti parallelamente negli ultimi due anni, da quando la possibilità di girare il film si è concretizzata. Il libro però approfondisce le storie dei protagonisti e dei personaggi collaterali. È strutturato a due voci e lo sento più come un dialogo tra autori che poi diventa un dialogo tra personaggi. Il romanzo ti concede molta libertà in più. Girare il film e rendere la storia viva ci ha permesso di porre attenzione ad alcuni passaggi che forse su carta erano ancora poco esplorati. In alcuni casi abbiamo riportato nel libro il risultato di questi approfondimenti, in un gioco di vasi comunicanti tra le due diverse scritture».

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