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Le voci dei lavoratori stagionali accolti nelle strutture albesi

Lavoratori stagionali, in via Pola parte il sistema di accoglienza comunale 14

ALBA Il sistema di accoglienza albese è stato attivato dal 1° settembre. I primi inquilini dei moduli abitativi, mercoledì scorso, sono cinque ragazzi somali. «Inizio a lavorare domani mattina», dice uno di loro, ma non esibisce alcun contratto. «Me lo danno domani. Ho appuntamento dalla stazione». È il tipo di situazione che fa storcere il naso, anche perché l’obiettivo di avere un sistema strutturato è anche quello di contrastare tutte le forme di illegalità sul lavoro.

Nel container a fianco, con in mano un asciugamano e il resto del necessario che viene fornito a ciascuno all’ingresso, c’è un uomo tunisino sui cinquant’anni, in Italia da più di dieci anni e da cinque mesi accampato lungo il fiume. «A volte la vita va male e mi sono trovato al fiume», dice. «Ma se cercano uno con esperienza, io ci sono. Ho sempre lavorato in campagna, nella frutta, nelle vigne». Nel gruppo, all’ingresso, si nota anche un ragazzo italiano. Viveva a Napoli, poi è arrivato ad Alba e anche a lui le cose non sono andate per il meglio. Quando gli chiedono se ha già lavorato in agricoltura, risponde senza pensarci: «No, sarebbe la prima volta. Ma voglio imparare, ho voglia di lavorare. Sono pronto anche domani».

Le storie continuano a incrociarsi. Arrivano altri uomini: c’è chi è nato nel Gambia, in Senegal, in Guinea o nel Mali. Da una macchina parcheggiata davanti al punto di accoglienza, ne scendono in due. Il ragazzo alla guida era uno degli accampati della tenda, lo scorso ottobre. «Sono tornato. Ora ho la macchina», dice, sorridendo. Mostra agli operatori un contratto.  E si scopre che lavora per una realtà che ha già ingaggiato altri ragazzi arrivati alla Caritas. Un’altra situazione da chiarire, a quanto pare. Un altro ragazzo, seduto su una sedia, solleva le spalle. «Per noi è sempre così: un mondo difficile», commenta in inglese.

L’assenza delle aziende

In via Pola, tra enti e associazioni, c’è qualcuno che manca. Sono le associazioni datoriali e i consorzi vitivinicoli, parti essenziali della partita. In primavera, i rappresentanti delle varie realtà di categoria hanno firmato con Confcooperative un protocollo per l’accoglienza dei lavoratori. Ma si sa che non tutte le cooperative si muovono alla luce del sole. Ed è proprio compito delle aziende scegliere chi offre condizioni di lavoro secondo la legge. Oppure assumere direttamente i lavoratori. Un po’ di speranza arriva dall’iniziativa dei singoli.  Come Michele Flori, imprenditore agricolo di Treiso, che nei giorni scorsi si è fatto avanti con il Comune. Cercava quattro lavoratori per la vendemmia, che ora dormono da don Gigi, assunti con un contratto a tempo determinato.

Mentre siamo in via Pola, arriva Catia Costa, titolare dell’azienda agricola Soul food di Santo Stefano Roero. Anche lei cerca una persona per la raccolta della frutta e degli ortaggi. «Siamo un’azienda etica e sostenibile. Non abbiamo vigne, ma raccogliamo tutto a mano. Per questo abbiamo bisogno di braccia in più», spiega. «Mi sono rivolta alle varie confederazioni per trovare una persona, ma non ho avuto le informazioni che cercavo. Poi, avendo collaborato con il consorzio socio-assistenziale per diversi progetti, sono arrivata qui». In poco tempo, si accorda con un ragazzo per il giorno seguente. Ovviamente si parla di regolare contratto anche in questo caso.

L’assessore Elisa Boschiazzo: «Ci auguriamo che altri imprenditori agricoli si facciano avanti: anzi, lanciamo un appello al territorio». E ancora meglio sarebbe trovare aziende che, oltre ad assumere, offrano ai lavoratori anche una sistemazione.

E i comuni?

Treiso, Santo Stefano Roero e altre decine di paesi disseminati tra Langhe e Roero: se per ora la rete di accoglienza è solo albese, continuano a latitare gli altri comuni, sebbene la stragrande maggioranza degli stagionali lavori fuori città. Ci sono stati incontri, sono state inviate lettere ai sindaci, ma nella realtà non è stato ancora attivato nulla. Ed è evidente come ci sia bisogno di tutto il territorio, prima di tutto per una questione di numeri. Se si pensa che in un giorno 11 posti sono stati occupati nel Cpaa e 8 nei container, è evidente come la capienza attuale rischi di essere insufficiente. Senza contare chi potrebbe arrivare da qui alla fine di settembre, finché va avanti la vendemmia. «Ci sarà posto per altre persone, se ci sarà bisogno. Abbiamo una serie di altre soluzioni che stiamo valutando, ma Alba non può essere lasciata sola», commenta l’assessore Elisa Boschiazzo. Ai Comuni arriverà anche un’ulteriore comunicazione congiunta, dall’assessore albese e dall’Associazione per i paesaggi vitivinicoli di Langhe Monferrato Roero, come spiega il direttore Roberto Cerrato: «Anche i Comuni vicini ad Alba sono chiamati a partecipare all’accoglienza: come ente gestore del sito Unesco, saremo attenti affinché questa solidarietà sia efficace, dignitosa e attenta, a differenza di quanto è accaduto lo scorso anno».

Francesca Pinaffo

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