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C’è chi zittisce e chi ha compassione del sofferente

PENSIERO PER DOMENICA – XXX TEMPO ORDINARIO – 24 OTTOBRE

È raro che i Vangeli riportino il nome del malato guarito e la localizzazione del miracolo. Ma il fatto raccontato dall’evangelista Marco (10,46-52) è rimasto impresso nella mente dei discepoli e trasmesso con dovizia di particolari. Noi leggeremo questa pagina e le letture della XXX domenica del Tempo ordinario con sullo sfondo la Giornata missionaria mondiale, fermandoci su tre personaggi: Bartimeo, la folla e Gesù.

C’è chi zittisce e chi ha compassione del sofferente
La guarigione del cieco, da una miniatura araba del XVII secolo, Parma Biblioteca Palatina

Sappiamo ancora gridare a Dio? Bartimeo è certamente uno dei personaggi più vivi e simpatici del Vangelo: bizzarro, imprevedibile, incontrollabile. Non si rassegna alla propria condizione di infermità, abbandona il posto che la sorte e la compassione degli uomini gli avevano assegnato e lancia il suo grido di aiuto a Gesù. Ricorda un po’ Giobbe, altro personaggio biblico che non accetta la sua infermità e grida a Dio. La fede è anche questo: non è solo tranquillo abbandono nelle mani di Dio, ma anche grido, protesta, verso colui che, come ci ricorda la lettera agli Ebrei, «sa sentire giusta compassione» (5,2). Mentre tutti cercano di zittirlo, Gesù lo ascolta. Oggi tanti cercano di zittire il grido di poveri, malati e disperati del mondo. Gesù lo ascolta e chiede a noi di fare altrettanto. Per questo sarebbe bene che un’eco arrivasse anche nelle nostre assemblee.

Fare missione è orientare a Gesù. È interessante notare il ruolo della folla, che dà al cieco una esatta informazione su chi sta passando nella via. Questo può configurare il ruolo della comunità cristiana e dell’azione missionaria: dare informazioni esatte su Gesù. Questa può essere una traduzione molto concreta dello slogan della Giornata missionaria mondiale: “Testimoni e profeti”, essere preoccupati di orientare le persone a Gesù. Poi a salvare le persone che lo incontrano ci pensa lui. Tanto più che noi non saremmo in grado di farlo.

Gesù è vicino a coloro che soffrono. Ce lo ricorda, in toni meno vivaci del Vangelo, ma altrettanto espressivi, l’autore della lettera agli Ebrei, in un brano teologicamente molto denso. Gesù è sensibile al grido di dolore dell’umanità perché si è fatto uomo, perché si è rivestito di debolezza. Il dolore e la sofferenza li ha guardati da vicino, li ha sentiti sulla sua pelle. Se abbiamo avuto la possibilità di incontrare qualche missionario che, in qualche Paese del Sud del mondo ha toccato con mano forme di povertà e di sofferenza per noi inimmaginabili, forse abbiamo avvertito la stessa sensibilità di Gesù. Ecco perché ci fa bene ascoltare le loro testimonianze, dirette o anche indirette.

Lidia e Battista Galvagno

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