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Green pass e traporti, domani disagi possibili anche in Piemonte

Green pass e traporti, domani disagi possibili anche in Piemonte

TORINO Possibili disservizi nel traporto pubblico locale, anche in Piemonte, per la mancanza di autisti, che da domani dovranno essere muniti di green pass. Lo rileva la ricognizione condotta dall’assessorato ai trasporti della Regione sulle aziende del trasporto pubblico locale. Le difficoltà maggiori sono previste per i grandi operatori come Gruppo torinese trasporti (Gtt), che al momento stima assenze tra il 10 e il 15%, e Trenitalia, che ha predisposto un piano di servizi sostitutivi per i 27 treni che saranno sospesi, nessuno dei quali sulla linea Alba-Torino Stura.

Grandabus, consorzio con 14 operatori nel Cuneese, può contare su un livello di criticità moderato, dal momento che prevede 15 autisti sprovvisti di green pass in tutto il gruppo. Tra le aziende del consorzio, Bus company rileva 8 autisti senza pass e la copertura totale del servizio. Sempre nel Cuneese Stp società trasporti pubblici ha individuato 7 corse che potrebbero essere sospese. Giachino, altro gruppo di rilievo, con base nell’Astigiano, segnala un livello di criticità medio: il 15% degli autisti è sprovvisto di certificato verde, a cui si somma l’8% di personale di guida attualmente assente per malattia. Sono 44 le corse che potrebbero essere prioritariamente soppresse nel caso di massicce assenze di personale. Sempre nell’Astigiano, Gelosobus ipotizza problemi su 17 corse ordinarie e una corsa di rinforzo.

Camionisti trattati senza rispetto. Astra Cuneo: “E se un giorno smettessimo di consegnare le merci?”

A poche ore dall’entrata in vigore dell’obbligo di green pass e di fronte alle evidenti avvisaglie dei gravi disagi che questo minaccia di causare al sistema dell’autotrasporto locale e nazionale, Astra Cuneo per bocca del presidente Diego Pasero e del segretario Guido Rossi pone in luce tutta una serie di criticità per il settore, che rischia di pagare un conto pesante.

«All’inizio della pandemia, nel marzo 2020, quando la maggior parte della gente stava chiusa in casa, gli autotrasportatori garantivano i rifornimenti a tutta la nazione e nelle aziende dove si carica e scarica agli autisti erano negati servizi igienici, ristoro e soprattutto rispetto. Guardati a vista come untori, indispensabili, ma da tenere a distanza», ricorda Pasero. «Ora un anno e mezzo dopo la situazione è cambiata dal punto di vista economico e sociale, ma il brutto vizio di scaricare i problemi sull’autotrasporto rimane sempre».

«Senza entrare nel merito della bontà delle scelte sul green pass sarebbe stato utile ragionare meglio sul concetto di luogo di lavoro: restare nella cabina del camion durante le operazioni di carico e scarico o scendere su un piazzale, all’aperto, senza contatti ravvicinati con altri operatori perché deve portare ad un controllo dell’autista?» si chiede Rossi. «E se l’autista (già controllato dal suo datore di lavoro) entra in contatto con più aziende, subisce il controllo ripetutamente? Ancora, gli autisti di aziende straniere saranno controllati, oppure assisteremo a un clamoroso caso di discriminazione alla rovescia? Non si possono equiparare norme nate per la pubblica amministrazione o i ministeriali a un lavoratore mobile. Senza considerare poi tutte le difficoltà legate all’attuale sistema per effettuare i tamponi, non adeguato a farne un numero così elevato».

«Come al solito l’autotrasporto rimedierà con il suo senso di responsabilità a queste norme che in alcuni aspetti sono evidentemente poco razionali. Ma se un giorno l’autotrasporto la smettesse di essere così responsabile, fermando le consegne delle merci, come ad esempio stanno facendo i portuali a Trieste o a Genova? Cosa succederebbe?», conclude Pasero. «A queste domande dovrebbe dare una risposta anche il sistema produttivo e industriale di questo Paese».

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