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Il braidese Piero Vaira guida la sede consolare di Mendoza

In Argentina dal 2019, racconta la situazione che ha trovato al suo arrivo nella terra d'oltreoceano

Il braidese Piero Vaira guida la sede consolare di Mendoza
Piero Vaira, attuale console italiano a Mendoza.

INTERVISTA L’Argentina ha ricevuto enormi flussi migratori italiani, soprattutto dalla metà dell’Ottocento agli anni Sessanta del Novecento. Anche dal Piemonte i movimenti sono stati notevoli, diretti principalmente verso le regioni di Cordoba e Mendoza. Proprio in questa città, dal 2019, a occupare la sede consolare è un braidese, Piero Vaira, che qui intervistiamo.

Console, come ha intrapreso la carriera diplomatica?

«Sono nato a Bra nel 1971: mamma di Monforte, padre originario di Cherasco, un nonno paterno vissuto per un periodo a Cordoba. Dopo il diploma al Gandino nel 1990, mi sono iscritto alla facoltà di economia a Parma. Nel 2002 ho iniziato a lavorare per il Ministero degli esteri e nel 2003 ho ottenuto la laurea in sociologia. A Bedford, nel Regno Unito, ho avuto il primo incarico come viceconsole. In seguito mi hanno destinato all’ambasciata di Rabat (Marocco) e alla rappresentanza consolare a Strasburgo. Ho abitato anche a Roma, dove mi sono occupato di cooperazione antiterrorismo e Osce. Sono poi stato all’ambasciata di Parigi e, dal 2019, sono a Mendoza».

Che situazione ha trovato in Argentina?

«Mendoza è uno dei sette consolati italiani nel Paese. Fanno capo alla nostra sede anche gli uffici diplomatici di San Juan e di San Luis. Dobbiamo svolgere una grande mole di lavoro, visto che qui abita la più grande comunità di italiani all’estero. Nel territorio della giurisdizione ci sono ottantamila iscritti all’Aire, ma il numero è destinato ad aumentare fino a centomila. Sono molti, infatti, gli argentini discendenti di italiani che aspirano alla doppia cittadinanza. Ciò comporta un grande impegno da parte di tutti i funzionari del Consolato. Purtroppo ho avuto poco tempo per viaggiare e conoscere la collettività qui insediata: la pandemia è scoppiata pochi mesi dopo il mio arrivo».

Che impatto ha avuto il Covid-19 sulla sua vita e sul suo lavoro?

«Il coronavirus ha influito in modo diretto prima di tutto sulla mia famiglia. Mia madre, 82 anni, era venuta a trovarmi a dicembre 2019, ma a marzo sono stati annullati tutti i voli per tornare in Italia. Una vacanza di alcune settimane è durata un anno. L’ho riaccompagnata a Bra il 30 giugno scorso. Ora si trova in una situazione d’incertezza a causa dell’impossibilità di ottenere la Certificazione verde, dato che in Argentina le vaccinazioni sono state effettuate con Sputnik e Sinovac, due sieri non ancora autorizzati dall’Agenzia europea del farmaco. Lo scorso anno abbiamo lavorato parecchio con gli italiani bloccati nel Paese e per molti mesi abbiamo effettuato dei rimpatri. Ora la situazione è sotto controllo. La campagna vaccinale va bene, ma agli italiani sconsigliamo comunque di venire».

Quale segno ha lasciato l’immigrazione italiana?

«Penso che gli italiani abbiano fatto l’Argentina e siano stati attori della costruzione del Paese. Mendoza è il principale centro argentino di produzione vinicola: qui c’è la più grande scuola enologica d’America, fondata dai Salesiani. Ogni febbraio si festeggia la comunità tricolore: oltre ai banchetti è l’occasione per rendere omaggio ai caduti italoargentini della Grande guerra. Come consolato patrociniamo le iniziative di promozione della lingua e il primo settembre abbiamo avviato le celebrazioni dantesche. Da tutti gli argentini l’Italia è vista con affetto

«Grande interesse nel Paese anche per il turismo delle radici»

Console Vaira, secondo lei incrementare le iniziative dei gemellaggi potrebbe aiutare a far conoscere meglio la cultura dei due Paesi?

«Solo in provincia di Cuneo, i gemellaggi con Comuni argentini sono ventiquattro. La stessa Bra è legata a Corral de Bustos. Appena arrivato a Mendoza mi hanno proposto di avviare accordi tra San Juan e Alba, tra le regioni vinicole delle Langhe e del Cuyo. C’è molto interesse per il turismo delle radici, molti argentini partono per visitare i paesi dai quali partirono i loro avi. In questo, i gemellaggi potrebbero sicuramente aiutare. A volte i media locali mi chiedono notizie relative alle case vendute per un euro nei borghi abbandonati o poco popolati della nostra penisola».

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Piero Vaira con l’ex governatore di Mendoza Alfredo Victor Cornejo Neila.

Com’è l’attuale situazione economica in Argentina?

«Una delle caratteristiche storiche del Paese è l’alternanza di fasi di crescita e di crollo. In questo momento l’inflazione è galoppante e c’è stata una diffusa perdita del potere d’acquisto, fatto che ha condizionato anche la possibilità per gli argentini di viaggiare in Italia. Ci sono interessi costituiti e lobby che impediscono una riforma del Paese, ma essendo diplomatici non possiamo entrare nel merito delle scelte politiche. La provincia di Mendoza ha una tradizione antiperonista, la maggior parte degli elettori non vede di buon occhio il presidente Fernandez. L’Argentina è ancora ricca di materie prime e poco popolata. Rispetto ai Paesi vicini, il divario sociale è meno elevato ed esiste un ceto medio consolidato. A Mendoza è in funzione la Camera di commercio italiana, ma penso che le imprese italiane dovrebbero investire di più».

Potrebbe raccontarci un aneddoto del suo periodo argentino?

«Pochi mesi prima che morisse, ho conosciuto personalmente Diego Armando Maradona. Era l’allenatore del Gimnasia La Plata e, durante la partita contro il Godoy cruz, squadra di calcio di Mendoza, l’ho incontrato fuori dallo spogliatoio e ho scambiato con lui due chiacchiere. Il mio predecessore era un gran tifoso del Napoli e lo conosceva molto bene. In seguito alla scomparsa del Pibe de oro ho notato una profonda commozione da parte di tutto il popolo argentino».

Davide Barile

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