La Ballata di Coleridge a San Benedetto col Teatro caverna

Ballata di Coleridge a San Benedetto col Teatro caverna

TEATRO San Benedetto Belbo, paese che tanto ha alimentato e popolato le pagine di Beppe Fenoglio, invita ancora una volta i suoi lettori venerdì 22 ottobre: alle 21, nel salone polifunzionale, la compagnia Teatro caverna metterà in scena La ballata del vecchio marinaio, diretto e interpretato da Damiano Grasselli, tratto dal poema di Samuel Taylor Coleridge. «È un vecchio marinaio / e ferma uno dei tre»: comincia così la Ballata, con una immagine semplice e precisa, chiarissima anche nel dettato. Siamo alle soglie di una festa nuziale, e tre giovani stanno per prendervi parte; uno però è trattenuto, dapprima infastidito, poi soggiogato, quasi ipnotizzato, da un vecchio grigio e ossuto, «dall’occhio scintillante», che deve, a ogni costo, raccontargli una storia.


Una storia che contrasta straordinariamente con l’atmosfera gioiosa, i canti e le risate che si sentono in sottofondo, e ben presto svaniscono per far posto alla vicenda stupefacente e terribile di una nave che viene a un tratto trascinata in tempeste, ghiacci, nebbie, quindi riscattata da un vento propizio, fino al gesto insensato compiuto dal narratore, marinaio della ciurma: l’uccisione, con un colpo di balestra, di un albatro. Il gesto pare scatenare, fra tremende prove fisiche e visioni di orrore fantastico, una esperienza estrema e soprannaturale, cui solo il marinaio sopravviverà, non potendo placare però, per il resto dei suoi giorni, una insopprimibile necessità di raccontare.


La Ballata è un testo canonico della poesia anglosassone; Coleridge è l’esponente principale di quella che i manuali scolastici chiamano, a cavallo tra Sette e Ottocento, la prima generazione del romanticismo inglese. Beppe Fenoglio scoprì quei romantici (e non solo) sui banchi di scuola: fu un’esperienza in molti modi formativa, dall’adolescenza alla maturità – e alla maturità di scrittore. Quella Ballata che, in maniera esemplare, misteriosa e con una forte spinta metafisica, porta a fare i conti con l’emergere improvviso, inaspettato, dell’irrazionale, della morte, del male, lo accompagnò a lungo, forse lo stregò (come stregato è il personaggio del convitato), al punto che si decise per una sua personale traduzione.
Quando la pubblicò su una rivista (nel ’55), ne parlò come di un «testo illustrissimo e di talvolta disperate difficoltà per la resa a livello fantastico», e stava giusto per accingersi alle difficoltà (e all’esperimento linguistico di creazione e autotraduzione) del «libro grosso», quella storia dello studente anglofilo e poi partigiano Johnny che dalla letteratura precipita nella guerra.


Lo spettacolo a San Benedetto Belbo è, per Damiano Grasselli e Teatro caverna, un ulteriore passaggio sulle tracce dell’amato Beppe Fenoglio, seguito e interrogato da ormai vent’anni, sul palco e altrove. Se la lettura ravvicinata, profondamente assimilata, di Coleridge era stata per lo scrittore un confronto necessario, sarà interessante, grazie allo spettacolo («un concerto per voce, suoni, luci») e alle sue suggestioni, entrare anche noi nella Ballata, lasciarcene un poco stregare. Per l’ingresso (tre euro), servono certificazione verde e mascherina.

Edoardo Borra

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