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Tartufo bianco: atteso un boom di quantità a novembre

Fermato romeno con oltre 14 kg di tartufi bianchi non certificati in auto

TARTUFO Mai come quest’anno è il clima a dettare legge nei prezzi e nelle quantità dei tartufi bianchi. Sotto shock per i continui fenomeni atmosferici avversi come la lunga siccità, il settore, che oggi vale oltre 500 milioni di euro e vede in campo più di 200mila raccoglitori, passerà da un avvio di stagione di settembre scarso e con pepite piccole, al boom quantitativo previsto per novembre con buoni livelli di crescita per cavatori, acquirenti e consumatori. I prezzi, potranno, quindi, oscillare tra 4.500 ai 2.000 euro al chilogrammo. È il quadro tracciato dai massimi esperti del settore, ospiti di Cia-Agricoltori Italiani a Roma per iniziativa della rivista Accademia del tartufo nel Mondo che rappresenta l’anteprima mondiale dell’annata 2021.

All’avvio di stagione, il quadro nazionale tra le regioni più rilevanti, ovvero Piemonte, Toscana, Marche e Umbria, presenta criticità sull’offerta e sui prezzi con le quotazioni della Borsa di Acqualagna che al momento danno a 2mila euro al kg la pezzatura 0-15 grammi, a 3.200 quella da 15-50 grammi e a 4mila oltre i 50 grammi. Al Borsa di Alba, come ricorda la Coldiretti, i listini hanno toccato il valore record di 450 euro l’etto, in aumento del 28%.

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«I tempi si allungheranno ma si arriverà presto a un buon prodotto», ha spiegato il presidente dell’Accademia, Giuseppe Cristini, secondo il quale «novembre darà in tutte le regioni, grandi soddisfazioni in termini di quantità e qualità». A sperarci è Olga Urbani, titolare di una storica azienda umbra del settore, visto che la domanda è altissima, più degli anni passati, forse anche per un desiderio di rinascita post Covid.

Serve un approccio positivo, come condiviso da tutti i partner riuniti in Cia tra i quali la Federazione italiana cuochi e Italia a Tavola; e quindi creare un modello incisivo per la valorizzazione del tartufo italiano come il migliore per qualità, identità e tradizioni, rispetto dell’ambiente e del rapporto con i cani.

A oggi il prodotto nazionale assicura in media il 70% della domanda estera trainata da Cina, Giappone, Dubai e Usa. Senza dimenticare la straordinaria forza della tartuficultura come bene rifugio dell’agricoltura e il contributo alla cucina Mediterranea, come ha sottolineato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino. Ad evidenziare che il tartufo è uno dei migliori ambasciatori del tricolore nel mondo è il sottosegretario alle politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, «il bianco è il nostro fiore all’occhiello, sono le pepite d’oro della nostra terra e grazie alla collaborazione con gli chef e il mondo della ristorazione vengono ancora più valorizzate».

Ansa

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