Acqua: in Granda le condutture sono vetuste

Bra: acqua chiusa (e poi riattivata) da Tecnoedil a chi non paga

CLIMA La scuola può farsi promotrice di messaggi importanti, a partire dal contrasto allo spreco dell’acqua, tema del convegno Take care of water (letteralmente, “prenditi cura dell’acqua”), organizzato al palazzo Mostre e congressi di Alba, dall’istituto professionale Cillario Ferrero.

Una scelta per nulla casuale: da alcuni anni la scuola, una delle poche in Italia, ha attivato l’indirizzo di Gestione delle acque e risanamento ambientale, per formare professionisti esperti nell’ambito del ciclo idrico.

Fra le personalità che hanno animato l’incontro c’era anche il climatologo Luca Mercalli. «Gli errori che stiamo commettendo non saranno più rimediabili», ha spiegato. Fra le misure urgenti, secondo l’esperto, c’è il monitoraggio della temperatura terrestre: «Dobbiamo evitare che cresca di 2 gradi, entro fine secolo. Gli scenari sarebbero catastrofici». Città come Alba potrebbero toccare, a luglio, i 50 gradi, ha detto Mercalli, «l’acqua evaporerebbe molto prima, la carenza si farebbe sentire per le funzioni basiche e i vigneti seccherebbero e la siccità si alternerebbe alle alluvioni».

Un esempio virtuoso di gestione idrica è stato documentato da David Risi, collegato dalla città di Eilat, centro turistico sul Mar Rosso, mentre la toscana Barbara Nappini, nuova presidente di Slow food Italia, ha focalizzato il suo intervento sul tema delle produzioni.

A concludere i lavori è stato Emanuele Di Caro, presidente di Cogesi, il consorzio che garantisce il servizio idrico integrato nella Granda, «ma non nell’Albese», ha precisato. «Nel 2019 l’area di Alba ci è stata assegnata: una norma del 2006 prevede un unico ente per provincia», ha spiegato; condizione che nel Cuneese non è ancora realtà per «una serie di questioni legali che hanno rallentato il passaggio. Affidare il servizio a una realtà pubblica garantirà il ritorno dei guadagni in forma di investimenti». Soldi di cui la rete della Granda ha bisogno: «In provincia ci sono 10mila chilometri di tubi. Il 70 per cento è vecchio di 30 anni, alcuni ne hanno anche 50. Le perdite sulla rete si aggirano attorno al 40 per cento».
Su 100 litri immessi nel sistema, dunque, 40 si perdono. Di Caro ha aggiunto: «Una soluzione potrebbe essere l’aumento del costo dell’acqua, rigettato con forza dai Comuni. Anzi, in passato, alcune volte il costo è sceso, segnale che non si vuole investire sul comparto».

Fino al 2047, il piano d’ambito per la rete idrica cuneese stanzia 750 milioni di euro, ma rifare un metro di tubature costa cento euro. «Tutto ciò non significa che non si possa migliorare: la soluzione potrebbe essere costituita dai fondi del Piano nazionale di ripresa», ha concluso il presidente Di Caro.

f.p.

Banner Gazzetta d'Alba