Come trasformare l’angoscia in cambiamento

PENSIERO PER DOMENICA – PRIMA DI AVVENTO – 28 NOVEMBRE

Comincia un nuovo anno liturgico. Ogni inizio ha qualcosa di bello. Tutti abbiamo qualche ragione per ricominciare. Il Signore ci asseconda e ci viene incontro con la sua Parola, quest’anno con il Vangelo di Luca. Talvolta ci si chiede perché rileggere, ogni tre anni, le stesse letture. La risposta è semplice: le letture sono le stesse, ma noi siamo cambiati e ancora più il mondo intorno. La Parola ci aiuta a leggere la storia, a capirne direzione e senso. Molto adatta, anche al Cammino sinodale in corso, la preghiera del salmo 24/25: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri».

Come trasformare l’angoscia in cambiamento

Come vivere tempi difficili? Ci confrontiamo idealmente con le parole del profeta Geremia (33,14-16), scritte in una Gerusalemme affamata dall’assedio dell’esercito babilonese che alla fine conquisterà la città, saccheggiandola e deportando parte della popolazione a Babilonia. Dietro questo esito drammatico c’erano le responsabilità del re Sedecìa, un sovrano corrotto e incapace. Per contrasto e come segno di speranza, Geremia annuncia l’avvento nella dinastia davidica di un nuovo sovrano, finalmente all’altezza: «Verranno giorni in cui realizzerò le promesse di bene fatte alla casa di Israele… In quei giorni farò germogliare per Davide un germoglio giusto». Dio continuerà a essere vicino al suo popolo; Dio mantiene le sue promesse! Ecco la speranza che ci sostiene.

Come attendere tempi migliori? Vediamo dai fatti di cronaca che le difficoltà della vita possono renderci peggiori, metterci contro gli uni gli altri. San Paolo offre anche a noi come ai Tessalonicesi (1Ts 3,12-4,2) una indicazione alternativa: «Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti». Abbiamo davvero la possibilità concreta di cambiare, di iniziare una vita nuova. Si tratta di crederci e di lasciarci aiutare. Il nuovo si costruisce solo insieme.

Come camminare in avanti? Alcune indicazioni sono nel discorso escatologico di Gesù (Lc 21,25-36). Egli è intervenuto su un argomento all’epoca molto dibattuto. Ha usato il linguaggio dell’apocalittica, fatto di immagini forti e simboli non per generare paura, ma speranza e vigilanza: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». La speranza deve però esprimersi in gesti concreti: temperanza, sobrietà di vita e preghiera costante. Queste sono le componenti della vigilanza cristiana. Anche oggi non mancano i motivi di ansia e angoscia, anche oggi gli “affanni della vita” rischiano di appesantire i nostri cuori. Gesù ci invita a passare dalla paura alla vigilanza, a trasformare l’angoscia in voglia di cambiamento.

Lidia e Battista Galvagno

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