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Lavoratori stagionali ad Alba: container chiusi e don Gigi continua l’impegno

ALBA C’è chi è andato via una volta terminata la vendemmia. E c’è chi invece è rimasto, per diversi motivi. Per esempio, perché deve ancora percepire una parte importante dello stipendio che si è guadagnato con il lavoro in vigneto, già sottopagato e non del tutto regolare. Oppure, c’è chi nel frattempo ha proseguito con altri piccoli impegni in campagna o ha deciso di rimanere ad Alba alla ricerca di nuove opportunità occupazionali. Sono i migranti delle colline Unesco, di cui abbiamo tanto parlato nei mesi scorsi.

Lavoratori stagionali ad Alba: container chiusi e don Gigi continua l’impegno

Il progetto di accoglienza dei lavoratori stagionali avviato dal Comune di Alba ora è terminato. Sono passati una decina di giorni dalla chiusura dei container allestiti in via Pola per la vendemmia, ma pare siano almeno dieci i giovani rimasti, anche se è difficile dare numeri precisi, perché la situazione cambia di giorno in giorno. La certezza è che diversi di loro ora dormono al Centro di prima accoglienza della Caritas, dove i posti letto sono al limite, anche perché nel frattempo arrivano altre persone. Per non lasciare nessuno al freddo, la scorsa settimana si occupava il salone della mensa, su materassi allestiti ogni sera dai volontari.

Berretto in testa, un vecchio giaccone di pelle, uno degli stagionali rimasti in via Pola è originario del Mali. Ha trentacinque anni e parla quasi solo francese: «Ho lavorato in vigna per tutto settembre. Il mio “padrone” mi deve ancora quasi la metà della stipendio: sono 600 euro», spiega. Per lui, come per la stragrande maggioranza dei lavoratori stranieri delle campagne, i soldi sono importanti soprattutto per mantenere la sua famiglia, che vive in Mali: «Ho una moglie e una bambina piccola», dice, mentre mostra con orgoglio le foto sul telefono. Dopo che i moduli abitativi hanno chiuso, si è trovato letteralmente in strada, senza riferimenti. Ora dorme al Centro di prima accoglienza e si sta organizzando per qualche lavoro in campagna. Seduto accanto a lui, c’è un altro giovane, originario del Senegal: sono amici da anni, da quando si sono conosciuti a Foggia.

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«Il primo ad arrivare ad Alba sono stato io, a giugno. Poi, quando ho visto che c’erano buone occasioni ho chiamato il mio amico: siamo come fratelli», dice il senegalese. «Ho lavorato a Rosarno, a Napoli e in altre zone del Sud: da quando sono arrivato ad Alba la situazione mi è sembrata migliore, un bel posto per pensare al futuro della mia famiglia».

Il ragazzo ha un grande sogno: ricongiungersi in Italia con sua moglie e con il suo bambino di due e anni mezzo, che non ha ancora visto. «Per farli trasferire qui, mi servirebbe una casa e una buona situazione lavorativa», precisa. A settembre, quando è partito il progetto di accoglienza, lavorava già in vigna e così ha fatto fino al 23 settembre. Ha provato a entrare nei moduli abitativi, ma ogni volta erano pieni. Così ha cercato soluzioni improvvisate e anche lui sta ancora aspettando di ricevere una parte dello stipendio.
«Ora dormo da alcuni amici, mi sposto in bici, pago un affitto, ma non è la soluzione per mia moglie e mio figlio». Con il cellulare, è di continuo alla ricerca di alloggi sui siti Internet, così come ha già lasciato i suoi riferimenti alla maggior parte delle agenzie della zona. «Mi sono messo da parte un po’ di soldi e posso pagare un affitto. Ma ogni volta le agenzie, anche quando mi fissano un appuntamento, poi finiscono per annullarlo. Per avere una casa, non basta pagare?», si chiede il giovane stagionale.

Francesca Pinaffo

«L’accoglienza non si esaurisce in un mese»

Ad Alba, il problema è noto: senza contratti di lavoro stabili, con alle spalle storie complesse, per i lavoratori stranieri la casa diventa una chimera. Tutto questo a fronte di una carenza di manodopera ben nota, soprattutto in campagna. Incontriamo don Gigi Alessandria, direttore del Centro di accoglienza. Accanto a lui, c’è un giovane africano arrivato da Demonte. Ha trovato lavoro in un paese del Roero, ma nessuno gli ha offerto una sistemazione. Così ha bussato alla Caritas.

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Dice don Gigi: «In questo momento, la situazione è complessa. Ci sono più di 28 persone che dormono al Cpa, in letti anche un po’ improvvisati, ma è meglio che al freddo. Com’è chiaro, la vendemmia è un periodo in cui c’è grande affluenza di lavoratori ed è alto il rischio di sfruttamento, ma gli arrivi non si fermano, anche se con numeri più piccoli: in questo momento, si rivolgono a noi almeno due o tre nuove persone al giorno, mentre qualcuno se ne va e altri tornano. Ad attirare è la campagna, ma pure l’industria. Per questo, l’accoglienza non può esaurirsi a un mese all’anno».

f.p.

Anolf Cisl: diversi stagionali non sono riusciti a entrare nel circuito di accoglienza, perché i moduli erano pieni

Sull’esperienza albese di accoglienza dei lavoratori stagionali, anche alla luce della situazione attuale, l’Anolf Cisl – l’Associazione nazionale oltre le frontiere – solleva una serie di interrogativi. Come spiegano gli associati, «il progetto portato a termine dal Comune di Alba ha rappresentato un primo passo molto importante, ma ci sono alcuni aspetti su cui ragionare in vista del prossimo anno».

Ecco di che cosa si tratta: «In primo luogo, i numeri: è vero che gli arrivi di migranti su Alba sono stati più contenuti rispetto a quanto ci aspettavamo, ma sono comunque molti i lavoratori che non sono riusciti a entrare nel circuito di accoglienza, dal momento che i moduli e gli altri posti letto messi a disposizione erano pieni. Riteniamo sia importante riflettere anche in merito alla decisione di fermare l’intero progetto al 20 ottobre, quando erano ancora troppe le situazioni aperte: ci sono lavoratori che non hanno percepito tutto lo stipendio e altri che stanno ancora lavorando: si sono creati loro non pochi disagi, dal momento che si sono ritrovati senza punti di riferimento sul territorio. In più, come sindacato, stiamo riscontrando delle irregolarità nelle buste paga». E poi c’è anche la questione del monitoraggio del fenomeno in previsione del prossimo anno, «dal momento che abbiamo assistito a una minore affluenza sulla città, ma anche a un aumento di movimenti sulle colline, al di là del fenomeno già noto delle cooperative senza terra». Sul tema, interviene l’assessore ai servizi sociali Elisa Boschiazzo: «Ho incontrato don Gigi Alessandria e alcuni volontari attivi sul fronte degli stagionali.

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Con gli uffici comunali competenti, seguiremo i casi dei ragazzi rimasti, in modo da capirne tutte le situazioni. Nel frattempo, segnaleremo anche al Prefetto tutte le altre irregolarità riscontrate. L’idea attuale è quella di rendere il tavolo per il lavoro stagionale un gruppo di confronto permanente sugli stranieri che arrivano in città, così da portare avanti l’impegno tutto l’anno e ragionare sul tema dell’accoglienza in un’ottica più continuativa».

f.p.

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