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L’intervista. Laura Zocca: «Mai isolarsi e denunciare in ogni caso»

L’INTERVISTA Parliamo con Laura Zocca, maresciallo del Comando provinciale di Cuneo.

A livello provinciale, quali sono le dinamiche di violenza di genere che vi trovate più di frequente a dover affrontare, Zocca?

L'intervista. Laura Zocca: «Mai isolarsi e denunciare in ogni caso»
«I casi sono molto diversi l’uno dall’altro, ma la dinamica più diffusa è quella della violenza fisica o psicologica che avviene in ambito familiare, a danno della moglie, della convivente o nel rapporto genitori-figli. Molto spesso sono infatti coinvolti minori, che non rientrano soltanto nella cosiddetta violenza assistita, ma che sono vittime a tutti gli effetti. Quasi sempre sono atti che durano da mesi o anni, fino a quando la donna o i figli decidono di dire basta e chiedere aiuto, perché la situazione non è più tollerabile. Ci sono anche casi di richieste di aiuto dopo i primi segnali, ma sono più rari».

Le donne hanno ancora paura a denunciare?

«Sì. Quasi sempre la denuncia è l’esito di un percorso, che ci vede incontrare le donne più volte. Le vittime temono che la denuncia possa innescare ancora più violenza, come una ritorsione. Da parte nostra, cerchiamo sempre di spiegare che accade l’esatto contrario: se la donna non prende posizione con forza e non denuncia, l’autore della violenza si sentirà impunito e legittimato ad agire in modo sempre peggiore, in una sorta di escalation. In più, soprattutto grazie alla recente introduzione della norma nota con il nome di Codice rosso, con la denuncia si accede a diverse forme di tutela».

E se non si denuncia?

«Se sono presenti i requisiti di un reato perseguibile d’ufficio, allora proseguiamo comunque con la segnalazione all’autorità giudiziaria. Se non è così, è difficile essere protette. Al contrario, se si reagisce, il magistrato può emettere la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna. Come Carabinieri, possiamo disporre l’allontanamento in modo urgente, ma deve essere presente una serie di requisiti molto stringenti, come la flagranza. Per questo, visto che il provvedimento del giudice non è immediato, consigliamo alle donne di non restare a casa e in questo senso facciamo rete con i servizi sociali, che hanno a disposizione soluzioni protette».

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Che cosa vorrebbe dire alle vittime di violenza?

«Non isolarsi: se hanno ancora timore di rivolgersi a noi, almeno devono confidarsi con familiari o amici, perché la chiusura peggiora la situazione. L’ideale è segnalare i casi a rischio ancora prima che la violenza si realizzi: in queste condizioni spesso riusciamo ad avviare un’attività di prevenzione, senza che si arrivi a un quadro peggiore. Soprattutto, però, consigliamo di parlare: oggi la legge tutela le donne in modo più efficace, così come i loro figli, con norme chiare e tempi d’intervento più brevi».

f.p.

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