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Sono nove le segnalazioni da Codice rosso al Centro antiviolenza territoriale

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UNA GIORNATA NON BASTA “Il Centro di Alba-Bra contro la violenza è nato lo scorso anno dalla collaborazione tra i due Comuni, i Servizi sociali – il consorzio assistenziale Alba, Langhe e Roero e il distretto intercomunale che riunisce Bra e altri dieci Comuni –, l’Asl Cn2 e l’associazione Mai+sole. Per quanto riguarda Alba, si è registrato un aumento dei casi di violenza: ai servizi sono pervenute 27 segnalazioni (18 lo scorso anno): 9 da Codice rosso, la legge del 2019 che tutela donne e soggetti deboli che subiscono violenze e maltrattamenti. Per questo sette persone sono state collocate in una struttura protetta, con l’emanazione di 5 misure cautelari.

Marco Bertoluzzo è il direttore del consorzio albese: «La tendenza locale segue quella nazionale: dopo i lockdown, che hanno aumentato gli episodi di violenza tra le mura domestiche, segnalazioni e denunce sono aumentate. Non sappiamo se si tratti di una maggiore emersione del fenomeno o se sia peggiorata la situazione: in ogni caso, il maggior numero di segnalazioni e di richieste di aiuto è importante». Prosegue Bertoluzzo: «Le donne che si rivolgono al nostro centro – poco più della metà sono straniere – sono vittime di un contesto culturale fortemente maschilista. Lavoriamo con mediatori per essere più efficaci nel tipo di risposta e di accompagnamento. E abbiamo notato che esiste una maggiore difficoltà a scoprire il fenomeno nei paesi, dove l’isolamento è maggiore. Stanno pure venendo a galla casi di donne italiane, affermate e indipendenti, vittime di violenza psicologica. Quasi sempre ci sono figli minorenni che portano i segni del contesto».

Marco Bertoluzzo
Marco Bertoluzzo è il direttore del consorzio albese

Come ci si muove, allora? Prosegue il direttore del consorzio: «Si prevede subito l’allontanamento dal nucleo familiare e il trasferimento in alloggi protetti, anche se le donne hanno spesso timore, soprattutto quando ci sono bambini. Capita che, dopo una prima richiesta di aiuto, tornino in famiglia. Per questo è importante rassicurarle e lanciare un messaggio di speranza, perché dalla violenza si può uscire». Anche nel distretto braidese si è verificato un incremento di episodi nell’ultimo anno: nel 2021, infatti, a contattare per la prima volta il centro sono state 19 donne, di cui dodici straniere: 13 di loro hanno accettato di aderire a un piano pensato per l’uscita dal circuito della violenza. Nel 2020, si erano invece registrate quindici nuove richieste di aiuto. La maggior parte sono madri, come dimostra il numero di minori in carico come vittime: 32, di cui 21 stranieri. Fabio Smareglia è il direttore del distretto braidese: «Abbiamo offerto una serie di servizi alle donne, dalla prima accoglienza fino alla consulenza legale, dall’assistenza psicologica alla protezione, con un sostegno per uscire dalla violenza anche ai minori».

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Inoltre, si portano avanti percorsi per aiutare la donna nella costruzione di una propria autonomia: per esempio, nel 2021, sei hanno usufruito di un servizio di orientamento lavorativo, tre sono state inserite in tirocini, quattro hanno avuto una casa a condizioni agevolate. Conclude Smareglia: «Abbiamo organizzato incontri con medici di base, ragazzi, scuole e anche associazioni, per incrementare la consapevolezza del fenomeno, oltre ad aver attivato una rete con le Forze dell’ordine e gli enti locali». Per il sindaco di Ceresole Franco Olocco, che presiede il distretto intercomunale del Braidese, «la scelta di attivare un centro a livello locale si è rivelata efficace, tanto da far aumentare i servizi e le risposte, con la possibilità di accedere ai finanziamenti regionali e migliorare gli interventi a sostegno delle vittime di violenza, sia le donne che i loro bambini».

f.p.

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