In Alta Langa la popolazione è in netto calo

In alta Langa la popolazione è in netto calo
Mombarcaro (nella foto, frazione Lunetta) è tra i centri in cui si è registrato il maggior calo demografico.

CONVEGNO La Soams (Società operaia agricola di mutuo soccorso) di Millesimo ha ospitato il convegno “Tra Valbormida e Langhe. Percezione e dinamiche evolutive”, organizzato dall’associazione Strada 661 La Pedaggera. Sono intervenuti il geografo Sergio Conti, il sociologo Agostino Massa e, per illustrare i dati finali di uno studio sulla percezione dell’alta Langa da parte dei residenti e dei frequentatori, il geografo dell’Università di Genova Mauro Spotorno. Il territorio esaminato (Belvedere Langhe, Camerana, Castelnuovo di Ceva, Dogliani, Mombarcaro, Montezemolo, Murazzano, Paroldo, Priero, Sale Langhe, Sale San Giovanni, Torresina, Millesimo, Cengio e Roccavignale) ha perso il 27 per cento degli abitanti dal 1950 al 2017. Analizzando i dati dal 1861 al 2019 e proiettandoli fino al 2040, i ricercatori hanno calcolato che, in quella data, potrebbero rimanere circa 12mila residenti, ossia la metà rispetto al 1951. Soltanto i centri sopra i mille abitanti (Dogliani, Cengio e Millesimo), registrano un diverso andamento.

Sempre considerando il periodo 1951-2017, gli abitanti tra i 14 e i 65 anni sono, in alcuni paesi, crollati: è il caso di Mombarcaro (passato da 831 a 135) e Murazzano (da 1.386 a 452). Il negativo andamento demografico si riflette anche sul tasso di utilizzo del patrimonio immobiliare: a Paroldo, Camerana e Montezemolo le abitazioni non occupate sono circa il 90 per cento. Il valore medio nei paesi presi in esame è del 70 per cento ed è in costante crescita in tutti i Comuni. «La ricerca, condotta insieme a Pietro Piana, Stefania Mangano e Paolo Parciasepe, si è basata su alcune interviste preliminari e su un questionario, di cui ci siamo occupati nei mesi scorsi e al quale hanno risposto circa duecento persone. È un efficace studio pilota da cui trarre spunti sulla percezione del territorio e sulle politiche da intraprendere per un suo rilancio», ha spiegato il geografo Mauro Spotorno. Le domande hanno riguardato i rapporti tra istituzioni e cittadini, quelli tra i Comuni, l’ambiente e il paesaggio, l’economia e la qualità della vita. Il 79 per cento degli intervistati ritiene che l’alta Langa non possa svilupparsi senza il turismo e il 92 per cento afferma che, con risorse adeguate, si potrebbero attrarre nuovi flussi.

«Come spesso accade in situazioni di crisi, il turismo è visto come una sorta di panacea. La valutazione è fatta, però, anche sulla base di una buona qualità della vita percepita. La percentuale di chi lavora nei servizi turistici è ancora molto bassa, inferiore al 7 per cento», puntualizza Spotorno. Tra le criticità sono emerse la scarsità dei servizi, il campanilismo, la chiusura culturale e sociale, oltre alla poca attenzione al patrimonio ambientale. Mentre i punti di forza, invece, includono l’elevata qualità della vita e il suo basso costo, la bellezza del paesaggio e la possibilità di estraniarsi dai modelli di vita più consumistici.

Davide Barile

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