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Vaccino anti Covid ai bambini: c’è l’ok dell’Europa

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PEDIATRIA  Dopo il via libera negli Stati Uniti anche l’Europa ha approvato la somministrazione del vaccino contro il Covid-19 ai bambini tra 5 e 11 anni. A pronunciarsi è stata l’Ema, l’agenzia europea per il farmaco, che si è espressa a favore del prodotto Pfizer-Biontech con una doppia somministrazione a distanza di tre settimane ma con un dosaggio ridotto a un terzo.

Per quanto riguarda il nostro Paese spetta all’agenzia italiana del farmaco pronunciarsi: il comitato tecnico-scientifico è stato convocato dall’1 al 3 dicembre e si prevede un avvio della campagna vaccinale prima di Natale. Nel frattempo la comunità si è espressa in modo favorevole, a partire dalla Società italiana di pediatria, che ha confermato la sicurezza del vaccino, come dimostrano i rari effetti collaterali gravi, a fronte di un’elevata efficacia: in base agli studi si raggiunge un’efficacia superiore al 90%. Con la copertura vaccinale dei più piccoli si aggiunge un tassello fondamentale per la protezione individuale e per la popolazione generale.

Secondo il rapporto dell’Istituto superiore di sanità sulla settimana tra il 25 e il 31 ottobre, il 24% dei casi diagnosticati in Italia ha riguardato chi ha meno di 20 anni.

Oltre a fermare la diffusione del virus, una spinta alla vaccinazione arriva anche dagli effetti che il Covid-19 può avere sui bambini: secondo i dati diffusi dai pediatri nel periodo tra l’11 e il 24 ottobre, erano 84 i ragazzi ospedalizzati mentre, dall’inizio della pandemia a oggi, si sono registrati 350 casi di sindrome infiammatoria multiorgano.

Francesca Pinaffo

L’esperto risponde

Dottor Vigo, perché la vaccinazione è fondamentale anche tra i 5 e gli 11 anni?

«Per tutelare la salute dei piccoli, per consentire la prosecuzione della scuola in presenza e scongiurare la didattica a distanza e perché non diventino diffusori del virus a danno dei compagni più fragili, dei genitori e dei nonni. Il vaccino è sicuro, per i bambini come per gli adulti. Per i genitori dubbiosi deve essere chiaro un messaggio: come per tutti gli altri vaccini consigliati nell’infanzia il bilancio è favorevole dal momento che il bambino può sviluppare conseguenze gravi al Covid-19 con una frequenza maggiore alle reazioni gravi che potrebbero seguire la somministrazione».

Quanto è diffuso il virus tra i bambini?

«I giovani si sono sempre ammalati di Covid-19, con la differenza che durante la prima ondata c’era una scarsità di tamponi e pertanto molti casi sono passati sotto traccia. Oggi la diffusione è evidente soprattutto nella fascia al di sotto dei 12 anni».

Quali sono le conseguenze per i bambini?

«La maggior parte di loro affronta il virus senza gravi conseguenze. Come per gli adulti si può essere asintomatici o presentare sintomi influenzali, anche pesanti, con tosse, febbre alta; sintomi gastroenterici e profondo malessere. Il quadro è di solito più complesso nei piccoli con meno di un anno o in chi presenta patologie o condizioni concomitanti, come nel caso della grave obesità».

C’è anche chi sviluppa conseguenze più gravi?

«Sono casi rari ma esistono, come abbiamo verificato anche nella nostra area. Una temibile conseguenza è rappresentata dalla sindrome infiammatoria multisistemica Mis-c che può insorgere a ogni età come risposta ritardata al Covid-19. Si manifesta dopo una o due settimane dalla malattia ed è caratterizzata da una vasculite autoimmune con possibile compromissione cardiaca e con gravi conseguenze che possono anche richiedere il ricovero in terapia intensiva».

Tra le conseguenze, anche nei bambini si può verificare il long Covid-19?

«Certamente, come negli adulti. Sono stati descritti casi di bambini che, a distanza di settimane o mesi dal contagio, continuano a presentare gusto e olfatto alterati, oltre a un affaticamento pesante e persistente».

f.p.

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