La festa ricomincia se facciamo ciò che Gesù dirà

PENSIERO PER DOMENICA – II TEMPO ORDINARIO – 16 GENNAIO

Dopo le festività natalizie, iniziamo il Tempo ordinario, ancora nel segno della festa. A Cana, secondo l’evangelista Giovanni, Gesù si rivela a un matrimonio, col segno messianico dell’acqua in vino.

Gesù non ha inventato il matrimonio; ne ha fatto un segno del nuovo Regno. Possiamo leggere il Vangelo di oggi (Gv 2,1-11) da tre punti di vista: degli sposi, di Gesù e di Maria.

La festa ricomincia se facciamo ciò che Gesù dirà
Gesù alle nozze di Cana, da una miniatura araba del XVII secolo, Parma, Biblioteca Palatina.

Dal punto di vista degli sposi e delle loro famiglie la prima cosa che balza agli occhi è la situazione di crisi. La mancanza di vino rischia di mandare a monte la festa. Anche nella nostra storia e nel nostro Paese c’è la crisi!

Le cronache ci mettono di fronte un bollettino di guerra: oltre al virus, sfascio delle famiglie, femminicidi, violenza sui bambini, abbandono degli anziani.

Tornando alla festa di Cana, l’improvvisa mancanza di vino simboleggia la situazione di un popolo che ha perso la gioia di essere un popolo, la voglia di far festa. Ci sono momenti nella vita e nella storia in cui “c’è poco da far festa”. Proprio qui si colloca l’intervento di Gesù.

Dal punto di vista di Gesù, il miracolo di Cana apre la serie dei segni, che manifestano la sua identità e missione.

Il miracolo di Cana ci rivela un Gesù che crede nella vita e nell’amore e vuole fare a noi questo dono.

Da questo primo miracolo possiamo vedere anche quale sarà lo stile di azione di Gesù: non un prestigiatore che cerca l’applauso delle folle, ma un profeta che fa appello solo alla fede, tant’è che alcuni credono, altri no.

Il punto di vista di Maria.

Ella si rivela donna della vigilanza. La vigilanza può nascere da paura o diffidenza, cioè dalla volontà di cogliere in fallo, ma può nascere anche dall’amore per l’altro.

Quando si ama una persona il cuore vigila sempre: ne scruta ogni gesto, cerca di cogliere i suoi sentimenti, intuisce subito le difficoltà.

Maria era in questo stato di vigilanza nei confronti degli sposi. Anche oggi Maria si prende cura con affetto materno della crisi delle nostre famiglie e del nostro mondo ferito.

Noi siamo spesso riluttanti a prendere coscienza della crisi: così falliscono i matrimoni e affondano le civiltà. Maria, come donna e madre è la prima ad accorgersene, a “fare fretta” allo stesso Gesù.

Lui interviene con la sua grazia sovrabbondante, che può ridare slancio e freschezza ai rapporti usurati, può rivitalizzare l’amore e farlo crescere.

La festa potrà ricominciare, se facciamo ciò che il Signore ci dirà. Un primo passo sarà condividere i talenti, come suggerisce san Paolo (1Cor 12,4-11).

Ricordando che il primo luogo in cui condividere capacità e doti è la famiglia.

Lidia e Battista Galvagno

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