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Abitare il piemontese: questa settimana parliamo di gnèch e gnëcca

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 20

GNÈCH/GNËCCA Molliccio, lievitato male, cotto male; consistenza non ottimale; persona fastidiosa, noiosa.

Un amico, Andrea, mi chiede come tradurre in italiano due parole: per entrambe torna presente il fatto che non sia sufficiente una sola parola italiana per esprimere un concetto più ampio ed esauriente in lingua piemontese. La prima è arbeuj, quella sensazione quantomeno dolorosa che si prova una volta rincasati dopo essere stati esposti a temperature eccessivamente basse in preda ai geloni, se si mette l’arto sotto l’acqua calda per tornare a una temperatura confortevole. Le conseguenze dello shock termico provocheranno dolore. Arbeuj, infatti, ricorda il bollire/ribollire del sangue causato dalle temperature contrapposte in breve tempo. In inverno, quando si gioca al pallone, una volta rientrati negli spogliatoi l’ambizione più grande è quella di una doccia calda, magari rovente: niente di più sbagliato, anche per le conseguenze ossee a lungo termine, come i reumatismi.

La seconda parola è gnèch (al maschile) oppure gnëcca (al femminile). Cosa significa lo sappiamo, ma come tradurlo in italiano? Bisogna dire che quando fa riferimento a prodotti commestibili, soprattutto farinacei sottoposti a cottura come pane o pizza, è questione di consistenza percepita: molliccia, talvolta gommosa, poco piacevole da masticare, da deglutire e, quasi certamente, anche da digerire. Il rimando agli gnocchi e alla loro consistenza è d’obbligo. Ma gli gnocchi sono gli unici a essere buoni proprio per la morbidezza della pasta e la cottura rapida. Tutto il resto… guai!
Questa parola subisce alternative lievi nella pronuncia a seconda dei luoghi (gnach, gnich, gnègh), ma chiaramente con lo stesso significato. Esiste anche anche il cognome Gnech diffuso in alcune zone del Piemonte. L’etimologia della voce potrebbe essere onomatopeica con l’espressione nek, ovvero pesante. Attenzione, però, gnèch non riguarda soltanto prodotti edibili, ma anche l’atteggiamento di una persona. Si dice gnèch di una persona fastidiosa, noiosa, difficile da sopportare. Un modo di dire che calza perfettamente come metafora originata dalla consistenza del cibo.

Paolo Tibaldi

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