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Le case di paglia sono una soluzione ideale per due architetti albesi green

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AMBIENTE  Progettare case rispettando i bisogni delle persone e le risorse del pianeta: è la mission di Erica Castagno e Alessandro Veglio, i due architetti fondatori dello studio Case di paglia. L’idea di aprire uno studio ad Alba nasce dall’interesse per la costruzione naturale e sostenibile: Erica, durante gli studi al Politecnico di Torino, s’interessa al legno, mentre Alessandro studia la pietra di Langa e frequenta diversi corsi sulle case in paglia. Insieme progettano la prima casa in paglia nel 2015, che ultimano nel 2016.

«Ecososteniblità è una parola artefatta», spiega Alessandro. «La sostenibilità è costituita da tre elementi: ambientale, sociale ed economico. Il suffisso “eco” è puramente commerciale. Noi cerchiamo di portare avanti progetti che rispettino questi tre elementi, valutando il risparmio energetico, la mancata emissione di gas serra o di Co2 nell’ambiente, ma anche la località. Cerchiamo cioè di ridurre le distanze per reperire materiali e maestranze».

Le case di paglia sono una soluzione ideale per due architetti albesi green
Erica Castagno e Alessandro Veglio, i due architetti albesi fondatori dello studio Case di paglia.

Per realizzare questo tipo di abitazione la paglia non deve subire nessuna trasformazione, dev’essere raccolta, imballata e stoccata in un ambiente coperto e lontano da fonti di umidità fino al momento della posa. In questo modo, utilizzando un materiale ecologico, molto meno caro rispetto a quelli tradizionali, si incentiva anche il lavoro delle aziende agricole locali. Castagno: «Quando ci viene commissionato un edificio in paglia, ci attiviamo per reperire un agricoltore che operi nei pressi dell’area di progetto, disposto a lavorare il materiale in balle piuttosto che in rotoballe. Di solito ci occupiamo anche di organizzare un workshop per spiegare come trattare il materiale. Tutto questo per creare un circolo virtuoso tale da conferire visibilità alla cultura delle costruzioni in paglia e un’opportunità per l’azienda agricola, che ha sempre considerato la paglia uno scarto».

Prosegue Castagno: «Utilizzando materiali naturali andiamo oltre il risparmio energetico. Si può avere un buon risparmio con un cappotto in polistirolo, ma per produrre questo materiale si consumano risorse e non è riciclabile. Noi, insieme alla paglia, usiamo anche la canapa e il legno, che hanno un minor impatto nella loro produzione».

g.d.c.

Edifici elastici e resistenti ai parassiti, naturalmente antisismici e freschi

Purtroppo, esistono ancora molti pregiudizi su questi tipi di abitazione, come spiega l’architetto Veglio: «La paglia che utilizziamo pressata, è priva d’aria, quindi risulta protetta da qualsiasi incendio.

Una struttura di cemento armato è molto più labile in caso di fuoco, così come il ferro. Un altro mito da sfatare è che queste abitazioni siano soggette all’attacco dei roditori. I muri realizzati in paglia compressa e intonacati con terra cruda non vengono affatto attaccati da parassiti e non vi possono penetrare i topi; inoltre, consentono una microventilazione che impedisce il ristagno di umidità e la formazione di qualsiasi muffa».

Da un punto di vista sismico, poi, gli edifici in legno e paglia risultano molto elastici, quindi più sicuri se sottoposti a un terremoto rispetto alle case in cemento. «Ai nostri clienti chiediamo sempre di valutare un vecchio rudere come sede di una nuova costruzione: in questo modo infatti riqualifichiamo un edificio, lavorando su un terreno compromesso», prosegue Alessandro. Come fa notare Erica, una caratteristica molto apprezzata è la semplicità di questi edifici, realizzati con un processo che si può seguire passo per passo: «In una casa tradizionale in classe A, se c’è un malfunzionamento è difficile capire come ripararlo. Noi proponiamo ai clienti l’autocostruzione o la possibilità di assistere ai lavori in cantiere. In questo modo i piccoli problemi sono facilmente risolvibili, anche in maniera autonoma, perché chi abita in queste costruzioni impara presto anche a conoscerne il funzionamento».

g.d.c.

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