Nocciolo: l’appello alla Ferrero di Coldiretti per accordi di filiera

Impollinazione precoce: da Arpa l’allerta sul clima fuori controllo

CONVEGNO  Tracciare il bilancio di due anni di ricerche sui problemi della corilicoltura – su tutti cascola e cimice asiatica – e lanciare un messaggio al mondo dell’industria: su questi assi si è sviluppato il convegno sul nocciolo, organizzato giovedì scorso da Coldiretti all’hotel Porta delle Langhe.
Lorenzo Martinengo, referente dei tecnici dell’agenzia 4A ha ricostruito la storia recente dell’infestazione da halyomorpha halys, dall’installazione delle prime trappole per le catture – «undici importate dagli Usa nel 2015 fino al dispiegamento, nel 2018, di 250 dispositivi in tutto il Piemonte» – al rilascio dell’antagonista naturale: «Anastaus bifasciatus è, secondo i dati del 2022, il predatore più diffuso in natura».

Di lotta alla cimice ha parlato anche Alberto Alma del Dipartimento di scienze agrarie dell’Università di Torino (Disafa): «Abbiamo dimostrato che è possibile causare la morte degli insetti senza utilizzare formulazioni chimiche». La chiave sono i simbionti – pantoea carbekii nel caso di halyomorpha: si tratta di un batterio che svolge azioni essenziali nella vita dell’insetto. «È trasmesso ai piccoli dalla madre al momento dell’ovideposizione. Si trova sul guscio delle uova: dopo la nascita i nuovi esemplari lo assorbono» e il batterio consente a essi di assimilare i nutrienti: senza, le piccole cimici non sopravvivono. Usare un concime fogliare, il Dentamet, sulle ovature è stato il passo successivo: «In laboratorio abbiamo riscontrato una mortalità del 97 per cento dei nuovi esemplari e osservato malformazioni negli adulti con quote insufficienti di simbionti». Il metodo «preserva gli altri antagonisti». Studi effettuati anche nei corileti di Benevello, Castino, Alba e Guarene hanno rivelato la riduzione della popolazione delle cimici sul medio termine, al punto che «nel 2021 alcuni agricoltori non hanno effettuato trattamenti chimici proprio per il calo delle presenze». Il formulato è efficace se colpisce le uova rilasciate dopo la metà di giugno, quando la soglia termica arriva a 18 gradi. Nel periodo precedente, per contrastare l’azione degli esemplari svernanti, «è possibile impiegare un prodotto abbattente, quando nel noccioleto non sono ancora arrivati gli antagonisti naturali».

Dall’impollinazione è partita la disamina dedicata alla cascola da Roberto Botta, anch’egli del Disafa. Il processo «deve essere efficiente anche perché avviene a mesi di distanza dalla fioritura». C’è poi da considerare la compatibilità fra i diversi cultivar – «la Romana per esempio non può fecondare la Tonda gentile» – e la disposizione delle piante impollinatrici nell’appezzamento. Secondo studi recenti gli shock termici e idrici avrebbero parte nella caduta dei frutti o nel mancato sviluppo del gheriglio, «la Tonda gentile resiste bene fino a 31 gradi: oltre la capacità fotosintetica declina»; lo stesso vale per il freddo tardivo, con una calo della soglia termica sotto i venti gradi. «Sul fenomeno influisce anche l’esposizione dei rami al sole, da garantire con una buona potatura». Studi specialistici hanno scoperto «interruzioni di cromosomi frutto di scambi erronei di materiale genetico durante la formazione di pollini e uova, nella varietà Tonda gentile». Sul problema si allunga anche l’ombra della cimice asiatica: «Le punture precoci possono indurre malformazioni nei frutti», ha concluso Botta.

Il presidente regionale di Coldiretti Roberto Moncalvo si è occupato, in chiusura dei lavori, delle prospettive commerciali della Tonda gentile: «Con l’entrata in produzione dei nuovi corileti, piantati in questi anni, soltanto un accordo di filiera con la Ferrero potrà donare serenità agli agricoltori». Al colosso dolciario albese il delegato ha chiesto di «fare una scelta slegata dai prezzi del mercato turco, per puntare, in modo analogo a quanto fatto col latte, sui prodotti locali. Solo così l’insegnamento di Michele Ferrero avrà un futuro».

Davide Gallesio

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