Il cemento ci soffoca: Alba ha consumato otto ettari in due anni

Il cemento ci soffoca: Alba ha consumato otto ettari in due anni

IL REPORTAGE «Dall’alto delle colline sento il vento sulla pelle e osservo il mondo da prospettive riparate. Mi sento a mio agio quassù, perché posso desiderare di essere me stesso e che il mondo sia stupendo: è un momento di pace. Vivo a Cinzano e salgo sulle alture di Santa Vittoria per osservare il panorama e recuperare energie. Ma questo idillio viene intralciato dalla chiara visione del cemento. La distesa di capannoni industriali, magazzini, grandi strutture che contengono di tutto, dal pollame alle attrezzature, negozi con insegne enormi, rivenditori, abitazioni, fa male al cuore. È come se s’interrompesse una poesia stabilita con qualcosa di antico. Rispetto a quando ero piccolo, il territorio è trasformato del tutto. E oggi, in questo punto, il grigio è maggiore del verde». Sono parole pronunciate a metà maggio da Renato, un elettricista di 62 anni, di recente pensionato.

LA NORMATIVA

Negli stessi giorni veniva discussa una nuova norma per l’edilizia in Consiglio regionale. Il provvedimento, presentato dalla Lega, per taluni potrebbe aggravare le
sensazioni di Renato. Secondo i promotori si tratta invece di semplificare le procedure edilizie: «Avevamo promesso la lotta alla burocrazia per un Piemonte più veloce e alleggerito dai molti lacci che spesso non sono garanzia, ma appesantimento. Questa promessa diventa legge per un settore come l’urbanistica, determinante per lo sviluppo e l’economia», ha dichiarato il presidente della Giunta regionale Alberto Cirio. Tra le altre peculiarità la nuova norma piemontese renderà più facile il recupero ai fini abitativi dei sottotetti e quello dei piani terreni di alcuni edifici con caratteristiche precise. Inoltre, permetterà lo spostamento di cubature edificabili da un’area all’altra di un Comune senza varianti al Piano regolatore generale. A lanciare l’allarme è il Partito democratico. Spiega il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle: «La legge sull’edilizia voluta dal centrodestra è un “liberi tutti”, una legislazione sul modello di quella degli anni ’60 e ’70 che ha contribuito a creare disastri ambientali che continuiamo a scontare».

IL CAPITALE NATURALE

Anche se il centrodestra in Piemonte spiega che si punta a «dare risposte concrete ai piemontesi che vogliono migliorare la loro condizione abitativa, con un netto risparmio di suolo», dal campo avverso si grida allo scandalo. Peraltro, le controindicazioni al consumo di terreno sono validate e non sono solo estetiche: riguardano l’uomo e il suo rapporto con l’ambiente. Il suolo non è parte inerte del paesaggio, ma un organismo in stretta comunione con le comunità animali che lo calcano. Cementificando e asfissiando la natura rischiamo di aggravare la già instabile situazione ecologica. Ha spiegato a metà maggio il tecnico di Arpa Piemonte Gabriele Nicolò: «Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi. È da intendersi come un capitale naturale che offre benefici all’umanità sotto forma di servizi ecosistemici. Esso infatti, oltre alle sue funzioni ecologiche (biodiversità e riserva genetica), garantisce anche un valore economico e sociale: fornisce cibo, biomassa e materie prime; contribuisce alla regolazione del clima e allo stoccaggio del carbonio, regola la quantità d’acqua, protegge dai fenomeni idrologici estremi; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat per gli organismi viventi. Nicolò ha poi aggiunto: «Per l’importanza che rivestono, tutte queste funzioni devono essere tutelate. Infatti, nonostante la sua resilienza, il suolo può essere distrutto in tempi molto brevi attraverso processi di degradazione fisica, chimica e biologica, sino alla perdita totale delle funzioni».

NEL CUNEESE

Ignorando le avvertenze, sovente politica e imprese continuano a operare in un’ottica d’incremento dei profitti e della produttività, senza badare al conseguente danneggiamento della terra su cui tutti poggiano i piedi. Nel tentativo d’invertire la rotta, proprio a metà maggio la sezione cuneese della Cia (Confederazione italiana agricoltori) ha dichiarato che l’indiscriminato consumo di suolo ha raggiunto livelli preoccupanti anche nella Granda. Dall’analisi dell’associazione emerge come in Italia nel 2020 a causa della cementificazione siano stati persi circa sessanta chilometri quadrati: quindici ettari al giorno, quasi due metri al secondo. Si tratta di numeri raddoppiati rispetto alla media europea. In Piemonte, il consumo di suolo è di oltre 170mila ettari, che rappresentano il 7% della superficie complessiva regionale. La provincia di Cuneo è una delle peggiori. Afferma il direttore provinciale di Cia di Cuneo, Igor Varrone: «Nel nostro Paese e pure nel Cuneese si sta formando una sensibilità diffusa rispetto alla protezione del suolo. Non ha senso costruire nuovi edifici o capannoni, occupando altro terreno coltivabile, quando ce ne sono tanti da recuperare. Serve piuttosto una legge che fermi il consumo indiscriminato. Gli imprenditori del settore sono già custodi e guardiani del territorio. Però, non basta. Vanno aiutati di più in questo lavoro, svolto a favore dell’intera comunità. In particolare nelle zone collinari e montane, dove bisogna dedicare molto impegno e risorse economiche per mantenere le aree rurali in buone condizioni».

ARPA PIEMONTE

Per capire quanto le parole di Varrone siano concrete, abbiamo consultato i ricercatori dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa). Dall’elaborazione dei dati emerge come in provincia di Cuneo siano stati consumati 36.400 ettari di suolo, il 5,28% del totale: il dato risulta però inferiore sia alla media regionale (6,7%) che a quella nazionale (7,1%), mentre le altre province si pongono tutte al di sopra del 7. Eppure, in termini di incremento di suolo occupato dal cemento tra il 2019 e il 2020 la Granda si piazza al terzo posto in Piemonte con un valore pari a 80 ettari (più di 100 campi da calcio), dopo Torino (162) e Novara (112). Il dato più grave è quello relativo al suolo consumato pro capite: il Cuneese presenta il valore più elevato in Regione (622 metri quadrati per abitante), seguita da Vercelli (610) e Alessandria (602). Anche in termini d’incremento a testa tra il 2019 e il 2020 Cuneo mostra un valore di 1,37 metri quadrati per abitante l’anno, peggiore solo a Novara.

LANGHE E ROERO

I dati risultano ancora più preoccupanti se osservati su scala inferiore. I ricercatori: «Tra i Comuni di Langhe e Roero con valori d’incremento maggiore spiccano urbanizzazioni importanti: Alba, Cherasco e Bra, ma anche centri minori come Baldissero e Monticello». Solo ad Alba il suolo cementificato ammonta, secondo i tecnici, a 1.017 ettari. La percentuale complessiva è del 18,97% (un dato quasi quattro volte superiore alla media provinciale) che corrisponde a un incremento di oltre 8 ettari, dal 2019 al 2020. Nel territorio di Langhe e Roero è proprio Alba ad aggiudicarsi la maglia nera: in tutti gli altri Comuni il consumo di suolo è aumentato in maniera inferiore: si passa dai 3,57 ettari di Cherasco ai 2,12 ettari di Bra. Per quanto concerne la percentuale di terreno consumato, sopra la soglia del 10% si collocano anche diversi centri come Grinzane Cavour (18,30%), Santa Vittoria (16,59%), Piobesi (16,25%) e Bra (15,94%).

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DISSESTO

Il ricercatore dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale Gabriele Nicolò spiega che simili livelli di cementificazione hanno un’influenza diretta sulla salute dell’ambiente: «Un terreno malato non è in grado di svolgere i servizi di cui è portatore: suolo impermeabilizzato significa, per esempio, maggior rischio d’inondazioni e maggiore propensione al dissesto idrogeologico. Oppure perdita di funzioni produttive: ridurre i terreni fertili significa impattare negativamente sulla produzione agricola e delle biomasse». Viticoltura e altri settori chiave nel comparto alimentare potrebbero dunque patire le conseguenze del fenomeno “erosivo”.

IL FUTURO

Come contrastare la situazione? Spiega ancora Nicolò: «A livello nazionale il trend del consumo di suolo è in leggera diminuzione. Il fenomeno continua ad aumentare, ma con maggiore lentezza rispetto a prima. Tuttavia, il dato attuale è lontano dagli obiettivi europei di sostenibilità». E conclude: «In Italia il nodo è la mancanza di una legge nazionale (ferma da anni in Parlamento): ciò implica che ogni Regione adotti normative non necessariamente coerenti e connotate invece da eterogeneità. La strada per l’adozione di norme mirate alla difesa del suolo è stata però tracciata dall’Unione europea, con l’approvazione a novembre 2021 della Eu Soil Strategy for 2030».

DISEGNO DI LEGGE

Prosegue il ricercatore dell’Arpa Piemonte Gabriele Nicolò: «Per quanto riguarda la nostra Regione c’è da segnalare che a dicembre 2021 palazzo Lascaris ha già predisposto un disegno di legge per porre la strategia dello sviluppo sostenibile al centro delle politiche di gestione del territorio. Nel documento vengono individuate in modo preciso come priorità ambientali l’uso razionale del suolo comune, il riuso, la riqualificazione e la rigenerazione urbana e territoriale». Dunque, la strada per contrastare l’erosione della terra madre passa attraverso politiche coraggiose e radicali cambi di paradigma e ce la possiamo fare.

Maria Delfino

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