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Se dentro di noi abita Dio saremo in pace con tutti

PENSIERO PER DOMENICA – SESTA DI PASQUA – 22 MAGGIO

Tre scenari fanno da sfondo alla VI domenica di Pasqua: la città come luogo in cui vivere la vita e la fede, la Chiesa come luogo in cui si discute e ci si confronta (At 15: il modello di Chiesa sinodale!) e l’interiorità dell’uomo, in cui Dio chiede di abitare.

Se dentro di noi abita Dio saremo in pace con tutti
Risurrezione di Cristo e discesa agli inferi, icona del XVII secolo (Accademia ecclesiastica moscovita).

Ci sono città da riumanizzare e città da ricostruire. Mentre ai nostri occhi scorrono le immagini dell’Apocalisse (21,10-14.22-23): «Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio», sui nostri schermi scorrono le scene delle città ucraine in macerie. La città degli uomini è la dimora scelta da Dio, ma non ha confini etnici o geografici; è composta da quanti ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica. L’interiorità delle persone, la loro coscienza è la dimora di Dio sulla terra. Uccidere una persona è distruggere il tempio di Dio. Offenderla è oltraggiare il tempio di Dio. C’è molto da fare su entrambi i fronti: ricostruire le città distrutte e ridare loro un’anima.

Le differenze non si affrontano con la guerra. La città è il luogo delle differenze. Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli (15,1-2.22-29), ci è stato ricordato che uno dei problemi affrontati dalla comunità primitiva è stato rispondere alla sfida delle differenze. La scelta è stata chiara e vincolante per il futuro: dare vita a una religione diversa da tutte le altre, perché plurale, con il minor numero possibile di vincoli, dando spazio a tutti, avendo come legame la relazione personale con il Risorto. Importante anche la strada che ha portato a questa conclusione: un percorso sinodale fatto di discussione, di dialogo, di ricerca della novità di Gesù. La Chiesa ha il dovere di essere sinodale: una comunità in cui i problemi si affrontano senza farsi la guerra. Ecco l’esempio che siamo chiamati a dare al mondo. E non sempre le Chiese lo danno!

Dio chiede di vivere dentro di noi per rendersi visibile nella storia (Gv 14,23-29). Gesù ha promesso: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». L’Incarnazione continua: Dio continua a essere vicino. Il Dio che vive in noi ci dona la pace. Questa è un dono specifico del Risorto. La pace è una disposizione dell’animo, è quella serena sicurezza di chi sa di essere amato, è una conquista interiore, è la capacità di controllare le paure che ci portiamo dentro: paura del futuro, della recessione, della guerra. Solo se accogliamo in noi questo dono di Dio possiamo continuare a credere nel futuro e a progettarlo.

Lidia e Battista Galvagno

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