Tribunale di Alba: speranze da Roma

tribunale di Alba

ALBA A quasi dieci anni dalla soppressione del Tribunale cittadino, avvenuta il 13 settembre 2013 in seguito alla riforma della geografia giudiziaria promossa, nel 2012, dall’esecutivo di Mario Monti, la partita per l’Assise albese potrebbe riaprirsi.

La senatrice Felicia Gaudiano, in forza al Movimento cinque stelle, ha presentato una proposta di delega al Governo per una nuova riorganizzazione territoriale degli uffici giudiziari, esposta in Commissione giustizia, a palazzo Madama, dalla collega Grazia D’Angelo.

Nelle settimane passate il documento, discusso dal consesso, ha incassato favori generalizzati con appena cinque emendamenti. Sui possibili risvolti albesi delle decisioni romane interviene il legale Roberto Ponzio.

Qual è lo stato di avanzamento del provvedimento in Senato, avvocato Ponzio?

«Il disegno di legge 2139 è stato presentato il 16 maggio 2021 ed esaminato in sede referente a partire da febbraio. Raccolti gli emendamenti si è pressoché concluso, nei giorni scorsi, l’iter: dopo i pareri passerà in aula per la discussione».

Come si giustificherebbe la nuova distribuzione delle assise penali?

«Si invoca il principio della prossimità della giustizia, un concetto affermato nel paragrafo 3 dall’articolo 10 del trattato dell’Unione europea. Si stabilisce che i processi devono svolgersi il più vicino possibile ai cittadini, per garantire eguali possibilità di accedere al servizio; secondo me, tuttavia, altre ragioni potrebbero supportare la riorganizzazione».

Quali?

«La riforma del 2012 nasceva per contenere la spesa pubblica e incrementare l’efficienza dei Tribunali: gli obiettivi non sono stati raggiunti. L’emergenza sanitaria, inoltre, avrà delle conseguenze sulla distribuzione degli uffici: mentre prima si privilegiava l’accentramento, ora dovrebbe valere il principio opposto, evitando ammassamenti nelle aule per favorire ingressi contingentati e scaglionamenti degli orari. In questo modo i tempi dei processi si dilateranno e, per evitare sovraffollamenti, si dovrà ridistribuire in diverse strutture l’attività: così si potrebbe arrivare al ripristino delle sedi soppresse».

Alba potrà riavere il suo Tribunale?

«Dipenderà dai criteri adottati: al momento si parla di estensione del bacino d’utenza, di distanza fra tra l’Assise penale accorpata e quella accorpante, dei collegamenti fra le sedi e della presenza in loco di un penitenziario».

Quali considerazioni potrebbero sostenere una eventuale richiesta di ripristino della sede?

«Anzitutto la circoscrizione estesa su 79 Comuni: il fabbricato del palazzo di giustizia, inaugurato nel 1989, è recente. Sarebbe soprattutto il tessuto economico a motivare la richiesta: nel nostro comprensorio ci sono sei multinazionali, 27mila imprese e 8mila aziende vitivinicole. Nella Granda, inoltre, sono state chiuse tre sedi su quattro, il 75% delle corti: una penalizzazione ingiusta rispetto alla media nazionale del 18%».

Come muoversi concretamente?

«Occorrerebbe un intervento istituzionale e, come si è fatto altrove, attivarsi per inserire nella delega criteri utili al ripristino di un Tribunale nel nostro areale. Bisogna lottare con tenacia per questo: arrendersi sarebbe diabolico».

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