Abbiamo fame di pane, di senso e anche di pace

Pensiero per domenica – Corpus Domini – 19 giugno

Nel Corpus Domini si intrecciano teologia e pietà popolare. È una festa sentita dalla gente, ma forse cara anche a Gesù. Il ragionamento è semplice: se il Gesù terreno ha trascorso molto più tempo nelle strade che non nel tempio, anche Gesù-Eucaristia vive volentieri in mezzo alla gente, nelle strade, nelle case, là dove la gente vive. Se la celebrazione odierna riuscisse a trasmettere questa verità realizzerebbe il suo scopo.

Abbiamo fame di pane, di senso e anche di pace
L’Ultima cena illustrata in una miniatura di un Vangelo siriaco, risalente al Tredicesimo secolo.

Tre letture, molto diverse tra loro, ci possono aiutare. La Genesi (14,18-20) racconta l’incontro tra Abramo e Melchisedek: il dono di pane e vino sono segno di sottomissione e amicizia. Nella prima lettera ai Corinzi (11,23-26), scritta da Paolo prima dei Vangeli, c’è la più antica testimonianza dell’Ultima cena e dell’istituzione dell’Eucaristia. Paolo fa riferimento a un messaggio ricevuto a sua volta: probabilmente il racconto di persone che a quella Cena avevano partecipato. Nel Vangelo abbiamo la versione lucana della moltiplicazione dei pani. Luca (9,11-17) pone l’accento sulla sollecitudine di Gesù per i bisogni delle folle, per la fame della gente.

Alla fine Gesù è rimasto! Non poteva lasciarci soli: è rimasto in mezzo a noi non solo come Spirito, ma come pane e cibo per la nostra vita. Il pane e il vino erano segni estranei alla tradizione sacerdotale del tempio, incentrata su sacrifici animali e sulla Legge come segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Ma Dio rimaneva lontano. Il pane e il vino, elementi della vita quotidiana, ci dicono che è vicino a noi. Credere nella presenza di Gesù implica un atto di fede. Ma era così anche ai tempi di Gesù: credere che in un pezzo di pane viva misteriosamente Gesù non è più difficile che credere che un uomo in carne e ossa sia Dio in persona.

Perché è rimasto? Per colmare la nostra fame: di cibo, ma anche di senso e speranza. Gesù vuole fare questo grazie a noi: «Voi stessi date loro da mangiare». Tocca a noi, avendo ricevuto il suo dono, portare cibo, senso della vita e speranza nelle stesse strade in cui portiamo processionalmente il pane consacrato. Così continua la sfida della moltiplicazione dei pani. Il pane sta tornando prezioso: sia quello di farina che nutre il corpo, sia quello del senso della vita e della parola di Dio che nutrono l’anima. Molti soffrono la fame di questi pani. Gesù ci chiede di fare la nostra parte. Certi “miracoli” spettano a noi: la solidarietà, la condivisione, la testimonianza, la giustizia, in un mondo in cui a troppa gente manca il pane. Ora che la guerra ci ha rubato anche il pane della pace.

Lidia e Battista Galvagno

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