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Jacopo Araldo, un podio di crescita in Valle d’Aosta

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AOSTA Una trasferta senza condizionamenti di campionato, ma comunque importante nel cammino stagionale di Jacopo Araldo. Il pilota di Canelli domenica scorsa ha conquistato il terzo posto assoluto al 43° Rally Valle d’Aosta, affiancato da Daniele Araspi, sulla Škoda Fabia curata da Balbosca. «Quando ho visto nel calendario gare che dopo dieci anni si tornava a correre in Valle ho subito inserito l’appuntamento nel mio programma stagionale».

La gara di Araldo-Araspi è stata perfetta in tutti i 61,50 km delle sei prove speciali in cui ha costantemente siglato il terzo tempo assoluto, fatto salvo il secondo passaggio sulla Cerallaz, quando ha segnato il secondo tempo assoluto ad appena 1”7 da Chentre. «Ovviamente il mio termine di paragone era lui e volevo capire quanto fosse il mio distacco al chilometro; averlo ridotto rispetto al precedente Grappolo è stato incoraggiante. La presenza di Alessandro Re, un pilota abituato alle gare titolate italiane, mi ha dato ulteriore stimolo ed aver concluso la giornata con un distacco di soli 3”5 è per me molto importante», sottolinea il portacolori di Meteco Corse.

Il podio del Rally Valle d’Aosta: 1° Chentre-D’Herin, 2° Re-Florean, 3° Araldo-Araspi

«Lo scroscio di pioggia che ci ha investito nella ripetizione di Pila a metà giornata è servito a farci testare la situazione in condizioni di bagnato, mentre al mattino sono partito con due ruote di scorta nel baule, come ha fatto anche Chentre, e ciò ha significato avere quasi venti chili in più a bordo vettura, spostati in alto e sul retro rispetto al baricentro della Fabia. Non avevo mai guidato in quelle condizioni ed è stato istruttivo capire le reazioni dell’auto in quelle condizioni».

A fine di giornata grande soddisfazione per l’equipaggio portacolori di Meteco Corse salito sul terzo gradino del podio. «Abbiamo lavorato parecchio e raccolto molte informazioni in vista di Alba. Però, devo ammetterlo, mi sono anche divertito tantissimo su queste velocissime prove del Valle d’Aosta» conclude Araldo.

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