Nel Cuneese 32 litri d’acqua potabile su 100 vanno persi

Nel Cuneese 32 litri d’acqua potabile su 100 vanno persi

EMERGENZA SICCITÀ Nel pieno di una crisi idrica di portata emergenziale, dovuta anche al cambiamento climatico, c’è un dato che non va dimenticato: a livello nazionale si calcola una quota di perdite idriche del 42 per cento. Significa che, per ogni cento litri d’acqua immessi nella rete di distribuzione, 42 non arrivano ai rubinetti e vanno perduti. Lo certifica l’Istat, che ogni anno pubblica un report in materia. In Italia, dunque, su 8,2 miliardi di metri cubi d’acqua che entrano nelle condotte, ne vengono utilizzati solo 4,7 miliardi, mentre 3,5 vanno dispersi.

Perché accade? La rete nazionale è datata, con tubi ammalorati. Secondo i ricercatori dell’Istituto nazionale di statistica, «se si recuperasse la percentuale d’oro blu che non arriva a destinazione, si potrebbe garantire il fabbisogno di 44 milioni di persone per un intero anno».

Eppure, gli interventi necessari sono stati sempre rinviati. A livello regionale, il tema è stato sollevato dal consigliere del Pd Domenico Rossi: «Come risulta dal Monitor idrico 2020 del Piemonte, le perdite nel Novarese superano il 44 per cento, nel Torinese si arriva al 40 e si oltrepassa il 60 per cento in alcune zone della provincia di Cuneo: è una situazione inaccettabile, anche perché si parla da decenni del problema della dispersione dell’acqua. Oggi l’intervento sulle reti deve diventare priorità, anche perché le restrizioni e i comportamenti virtuosi da parte dei cittadini non potranno risolvere il problema della carenza».

All’orizzonte, ci sono i fondi del Piano nazionale di ripresa e di resilienza: 4,4 miliardi di euro sono destinati a investimenti per la tutela della risorsa. Di questi, 3,5 miliardi sono stati destinati alle aziende che gestiscono il servizio.

A livello provinciale, i dati sulle perdite idriche descrivono un quadro migliore rispetto alla media nazionale, anche se non sono cifre da sottovalutare. Cogesi, il consorzio pubblico che dovrebbe diventare il gestore unico della rete provinciale, parla di un 34,4 per cento di perdite nel 2020 e del 32 per cento nel 2021. Si tratta di cifre ufficiali, comunicate all’Arera, l’autorità d’ambito di riferimento.

Per avere il quadro della Granda, bisogna aggiungere i dati delle aziende private che continuano a gestire la rete in una porzione rilevante della provincia: Tecnoedil, che ha in mano il servizio nella zona di Alba, Langhe e Roero; Alse, attiva nell’alta Langa; Alpi acque, che gestisce l’area di Savigliano. Come comunicano da Egea – da cui le tre aziende sono partecipate – la media delle perdite idriche si attesta sul 32,9 per cento, con riferimento al 2021.

Commenta Emanuele Di Caro, rieletto presidente di Cogesi: «Partendo dal presupposto che una piccola percentuale di perdite è fisiologica, la nostra provincia ha il grande svantaggio di avere una rete molto estesa, con porzioni che risalgono a ottant’anni fa. In effetti, come riporta il consigliere regionale Rossi, è possibile che si raggiunga il 60 per cento di perdite in aree montane o in alcuni piccoli Comuni, dove per fortuna i danni sono contenuti rispetto alle zone urbanizzate».

Se la soluzione è intervenire sulla struttura – i gestori ogni anno sostituiscono molte porzioni danneggiate – è impossibile completare il lavoro in tempi brevi: «Solo per l’area che gestiamo direttamente, parliamo di oltre seimila chilometri di tubazioni: per intervenire, servono priorità, per capire dove le perdite sono maggiori».

Ed è su questo punto che entra in gioco il Pnrr: «I fondi sono destinati a installare sistemi digitali che consentano di monitorare le perdite, così da avere sempre dati aggiornati per intervenire. Dal momento che abbiamo potuto sviluppare il progetto solo per la porzione che Cogesi gestisce oggi, abbiamo avviato un dialogo con le imprese uscenti, che a loro volta hanno piani nella medesima direzione: se arriveranno i fondi, verrà costituita un’associazione temporanea, così da fare dialogare i sistemi che metteremo in atto. Al di là delle problematiche legali degli ultimi anni, l’interesse è garantire il miglior servizio possibile», conclude Di Caro.

 Francesca Pinaffo

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