Il ricordo di Mikhail Gorbaciov che fu ospite della Fiera del tartufo e di Alba libri

Il ricordo di Mikhail Gorbaciov che fu ospite della Fiera del tartufo e di Alba libri 1

PERSONAGGIO È morto ieri (martedì 30 agosto) a 91 anni Mikhail Gorbaciov, ultimo leader dell’Unione sovietica. Un uomo di pace esemplare che ha aperto la Russia alla libertà, lo hanno definito da ultimi Johnson e Macron.

Ospite in città

Nel 2006 nel programma della Fiera del tartufo c’era anche la rassegna Alba libri che giovedì 26 ottobre propose, alla cantina La bernardina della famiglia Ceretto, un incontro con Michael Gorbaciov affiancato dai giornalisti Giulietto Chiesa e Massimo Gramellini.

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In quell’occasione l’Ente fiera consegnò allo statista russo un tartufo bianco.

 

Il testo dell’articolo pubblicato su Gazzetta d’Alba il 31 ottobre 2006

L’uomo che ha cambiato il mondo – il suo e il nostro – non si lascia descrivere con le nostre minute categorie mentali. Mikhail Gorbaciov in città per Alba libri giovedì 26 si è concesso e raccontato al pubblico della tenuta Bernardina, andando al cuore dei problemi – quelli che gli sono valsi il Nobel per la pace nel 1990 e quelli urgentissimi della democrazia e della tolleranza –, rifiutando, come egli stesso ha affermato, gli stereotipi sul suo Paese e il giornalismo basato sul pettegolezzo.

Già, perché se la perestroika ha sfaldato i piedi dell’Unione sovietica e Gorbaciov ha giocato un ruolo fondamentale nel porre fine alla “guerra fredda”, arrestando la corsa agli armamenti ed eliminando il rischio di un conflitto nucleare, molti altri problemi si affacciano oggi alla ribalta internazionale.

Il suo pensiero.

Italiani, gente in gamba. «Ho avuto esperienze positive da voi. Devo dire che l’Italia fa passi avanti quando non ha il Governo. Bisogna lasciare che le persone vivano, lavorino, educhino i propri figli in libertà. Non voglio intromettermi nella politica del vostro Paese, ma ho osservato con attenzione. Il popolo ha capito che si doveva cambiare».

Tolleranza. «Siete giunti fin qui in 2 mila anni, attraverso un grande passato storico, e pretendete, quando ci giudicate con il vostro metro, che noi possiamo farlo in 200 giorni. Noi camminiamo da 5 o 6 anni in democrazia. La tolleranza è aver pazienza che noi s’impari a vivere secondo presupposti democratici. Vi chiediamo di credere in noi. Molto è cambiato con Putin. La società, la democrazia, la coscienza civile, il businnes si stanno rimettendo in piedi».

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Anna Politkovskaya. Sulla giornalista della Novaya Gazeta – giornale di cui Gorbaciov è azionista –, che ha denunciato gli orrori della guerra in Cecenia: «Il suo assassinio è stato un colpo al processo di stabilizzazione. A qualcuno non piace che il Paese vada avanti su questa strada. Ma non dobbiamo lasciarci prendere dal panico e continuare sulla via della democrazia».

Stereotipi. «Misuriamo il mondo sul metro di noi stessi. È sbagliato. Occorre concepire la realtà nella sua grande diversità. Ognuno ha bisogno dei suoi tempi. Esistono oggi popoli che vivono epoche diverse e occorre ragionare secondo un’idea non unipolare, tollerante».

Globalizzazione. «È sbagliato volere un mondo livellato. Non possiamo ignorare le diverse culture, le religioni, le idee personali. Qualsiasi movimento che porti a soffocare le etnie è regresso».

Democrazia. «Non si può imporre con le armi. Deve nascere dalle radici culturali. Esistono i princìpi democratici, validi per tutti, ma occorrono processi di adattamento in ogni Paese».

Socialismo e capitalismo. «Ciò che serve all’uomo sono gli stimoli di fronte alla sfida del tempo. Senza capitalismo non si trovano soluzioni adeguate, ma occorre prestare attenzione anche alla giustizia sociale e alla distribuzione dei beni. Serve la convivenza di capitalismo e socialismo, di valori e concorrenza.

Oggi si giudica in base ai progetti. Se uno non ha funzionato, la gente lo rifiuta e ne sceglie un altro. Vale anche per me. Osserverò, da collaboratore, dove va la Stampa. È mio diritto decidere se continuare a collaborare oppure no».

Islam. Stiamo assistendo a un processo di adattamento del mondo islamico. Dobbiamo riconoscere che un miliardo e mezzo di persone sono state tagliate fuori e capire le ragioni della protesta. Non servono gli anatemi. A tutti occorre garantire libertà di scelta e di professione religiosa. Sostengo il dialogo basato sulla diversità culturale e sul rispetto reciproco».

Maria Grazia Olivero

 

Il profilo

«Dopo una grave e prolungata malattia, Mikhail Sergeyevich Gorbaciov è morto». Poche, scarne parole, per sancire la definitiva uscita di scena dell’uomo che come pochi altri ha segnato i destini dell’umanità sul finire del Ventesimo secolo, con conseguenze che in qualche modo continuano a ripercuotersi sul drammatico momento che l’Europa sta vivendo, con il nuovo scontro fra la Russia e l’Occidente.

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Il comunicato emesso in nottata dalla Clinica ospedaliera centrale di Mosca dà conto della scomparsa dell’ultimo leader sovietico, ma la sua uscita dalla scena politica e anche dalla memoria delle nuove generazioni, in Russia così come all’estero, era cominciata da decenni, ed era diventata quasi totale negli ultimi due anni. Da quando cioè Gorbaciov, ormai un fragile ultranovantenne malato, era stato costretto ad un pellegrinaggio da un ospedale all’altro, e poi al quasi totale isolamento anche a causa della pandemia da Covid. L’ultima volta che aveva fatto sentire, indirettamente, la sua voce, era stato all’inizio di marzo, due settimane dopo quella che a Mosca è chiamata l’operazione militare speciale in Ucraina. A riferire le sue parole era stato il Premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, che lo aveva visitato in clinica. «Non sta bene – aveva detto Muratov – ma mi ha detto che bisogna fare quanto possibile per fermare la minaccia di una guerra nucleare».

Era ancora quella, dunque, la preoccupazione dell’uomo che della distensione con l’Occidente, insieme con le riforme interne all’Urss, aveva fatto la bussola della sua azione di governo, dopo essere arrivato nel 1985 alla guida di un gigante malato, in cui il velo sottile dell’ideologia non poteva più nascondere gli sconquassi di un sistema minato alle fondamenta. La sua ricerca di migliori relazioni con gli Usa e l’Europa occidentale, e gli accordi per la riduzione dell’arsenale nucleare con il presidente Usa Ronald Reagan, lo avevano reso un idolo dei governi e delle opinioni pubbliche straniere, oltre che fargli ottenere il Premio Nobel per la pace. In Occidente avevano preso a chiamarlo Gorby e a lui era stata dedicata una canzone da discoteca. Al suo fianco, a confermare la sua immagine rassicurante, era sempre presente la moglie Raisa, popolare quanto lui. E accanto a lei l’ex leader verrà sepolto, come lasciato scritto nel testamento, nel cimitero di Novo-Dyevitchiye.

Ma sul piano interno Gorbaciov non ha avuto altrettanta fortuna. Per molti russi era l’uomo che proprio con le sue riforme aveva portato al tracollo non solo di un regime repressivo, ma anche di un Paese che proprio sotto l’Urss aveva raggiunto la sua massima potenza e poi si era dissolto per lasciare spazio all’avvento della Russia ultraliberista dell’era Eltsin, quando le condizioni economiche di gran parte della popolazione si erano deteriorate a livelli drammatici e l’economia era finita in mano ad affaristi senza scrupoli e gruppi criminali. I sondaggi condotti fino a due anni fa dal Centro Levada, un istituto statistico russo indipendente, davano Gorbaciov tra gli ultimi posti nella classifica dei personaggi russi più ammirati in patria mentre svettava in cima alla graduatoria Stalin. Potere della nostalgia.

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Proprio il senso di disfatta e la paura del caos generata in quegli anni sono stati tra i motivi che hanno consentito a Vladimir Putin di raccogliere vasti consensi, presentandosi come il leader che ha saputo riportare ordine nelle strade, benessere economico e un nuovo orgoglio per la grandezza russa. Almeno fino all’inizio dell’operazione in Ucraina, che ha portato al ritorno della guerra fredda che Gorbaciov aveva fatto di tutto per finire. Putin è stato il primo a reagire, inviando alla famiglia del defunto «le più profonde condoglianze». Anche a lui l’ultimo leader sovietico lascia in eredità il suo monito: «Fare di tutto per evitare un conflitto nucleare».

Ansa

Il Cordoglio della Città di Alba per la morte di Mikhail Gorbaciov

Il sindaco di Alba Carlo Bo e il presidente del Consiglio comunale Domenico Boeri si uniscono al cordoglio per la perdita di Mikhail Gorbaciov, ex presidente dell’Urss e Nobel per la pace nel 1990.

Gorbaciov venne ad Alba nel 2006, ospite della famiglia Ceretto e della manifestazione culturale Alba libri A.Li. Concesse una lunga intervista al vicedirettore della Stampa Massimo Gramellini sulla democrazia e sulla tolleranza e ricevette in dono un tartufo bianco d’Alba dall’allora sindaco Giuseppe Rossetto e dall’attuale presidente della Regione Piemonte ed ex presidente dell’Ente Fiera Alberto Cirio.

La Città lo ricorda come un grande personaggio che ha fatto la storia dell’Europa e del mondo ed allo stesso tempo un uomo infinitamente umile e cordiale.

Nel 1986 l’Ente fiera e Tartufi Morra consegnarono a Gorbaciov e al presidente degli Stati Uniti Ronald Regan il tartufo dell’anno. Un anno prima, a Ginevra, i due leader avevano gettato le basi per la fine della guerra fredda.

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