Festival di Venezia tributa un lungo applauso al regista Panahi, carcerato in Iran

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VENEZIA Oggi è il giorno delle ultime proiezioni e della cerimonia di premiazione della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Intanto, ieri, è arrivato in laguna il film in concorso del regista iraniano Jafar Panahi già premiato Leone d’oro nel 2000 dal titolo Khers nist (No bears). Purtroppo il regista non è presente perché è stato arrestato a luglio dal governo del suo Paese e condannato a sei anni di detenzione; infatti nel 2010 gli venne vietato di realizzare nuovi film e lasciare l’Iran per vent’anni. Per superare questo divieto ha iniziato a girare le sue pellicole clandestinamente interpretando sé stesso. A Cannes e Berlino, dove i suoi film sono stati più volte premiati, le pellicole sono arrivate clandestinamente.

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Nel film presentato alla Biennale ci parla del suo tormentato Iran spostando lo sguardo dalla città alle zone rurali e ritrae due storie d’amore parallele. In entrambe, gli innamorati sono tormentati da ostacoli nascosti e ineluttabili: la forza della superstizione e le dinamiche del potere. Il protagonista, un regista interpretato da Panahi stesso, sta girando un film in un paese turco a confine con l’Iran e mentre gestisce la sua troupe a distanza da un paesino iraniano tra le montagne, oltre ai problemi legati alla connessione wi-fi per seguire in diretta le riprese, deve scontrarsi con gli abitanti del luogo estremamente sospettosi della sua presenza. Venezia mostra la sua vicinanza al regista perseguitato con un lungo applauso in sala.

Festival di Venezia tributa un lungo applauso al regista Panahi, carcerato in IranUnico film italiano in concorso porta la firma di una regista donna, Susanna Nicchiarelli, molto attenta nelle sue opere a far emergere figure femminili, come col film Chiara, facendone emergere la forte spiritualità della santa d’Assisi. Chiara, interpretata dalla bravissima Margherita Mazzucco (Elena ne L’amica geniale), ha 18 anni quando scappa di casa per seguire l’amico Franceso. Da quel momento mostra la sua determinazione a realizzare il suo sogno di libertà per lei e per le donne che si uniscono a lei. Ne emerge una vita radicale ancorata al Vangelo grazie alla quale supera le difficoltà che incontra. «La vita di Chiara, meno conosciuta di quella di Francesco, ci restituisce l’energia del rinnovamento, l’entusiasmo contagioso della gioventù, ma anche la drammaticità che qualunque rivoluzione degna di questo nome porta con sé», dichiara la regista. La protagonista, Margherita Mazzucco, commenta: «Il personaggio che interpreto non è del Medioevo, è una ragazza di oggi con la determinazione dei diciott’anni, gli stessi miei. È stato un film impegnativo, stavo sul set 12 ore al giorno e la sera per studiare avevo un tutor. Grazie a quella determinazione mi sono iscritta a Lettere moderne, mio grande desiderio». Un film molto bello, un invito a essere determinati in ciò per cui si crede, parlato in un italiano dell’epoca alcune volte non sempre immediato.

Festival di Venezia tributa un lungo applauso al regista Panahi, carcerato in Iran 2Il regista iracheno Ahmed Yassin Al Daradji per la sezione Orizzonti Extra porta sullo schermo Janain Mualaqa (Giardini pensili). Gli attori sono stati scelti tra i ragazzi del suo quartiere di Baghdad perché vivono in prima persona le tematiche e le problematiche trattate. I fratelli As’ad e Taha, di dodici e ventotto anni, sbarcano il lunario raccogliendo rifiuti nei Giardini pensili (soprannome che la gente del luogo ha affibbiato alle fumanti discariche di Baghdad) eppure riescono a farsi bastare quello che hanno. Un giorno As’ad trova una bambola gonfiabile americana: porta a casa l’oggetto proibito e lo sfoggia come se fosse qualcosa di meraviglioso. Taha aggredisce il fratello, accusandolo di aver rovinato la loro reputazione, e As’ad si rifugia ai Giardini pensili, deciso a vivere lì assieme al suo straordinario ritrovamento. Quando As’ad e il suo amico quattordicenne Amir scoprono che la bambola sa parlare, le insegnano il linguaggio della seduzione in arabo e la mettono al lavoro. Gli affari vanno a gonfie vele; i ragazzi attirano l’attenzione dei giovani del posto, ma anche i faccendieri del boss locale. Una sera la bambola viene rapita. As’ad e Amir si mettono sulle tracce del sospetto numero uno, ma finiscono per scoprire che si tratta di un informatore. Il boss ordina allora di rapire As’ad e Amir per mettere in atto le crudeli e umilianti punizioni che ha in mente per loro. As’ad riesce però a salvarsi, portando a termine il viaggio che aveva intrapreso, e a riconciliarsi con le scelte che aveva fatto. «Io ho due intenti paralleli: mettere in discussione lo status quo e intrattenere. Senza essere provocatorio e senza causare angoscia, voglio porre domande tramite una storia coinvolgente e appassionante in cui i protagonisti si chiedono “Cosa succederebbe se?”, mentre gli spettatori pensano “Cosa farei io al posto loro?”», dichiara il regista. Un film che mette in mostra i dettagli più intimi e toccanti del protagonista per poter capire meglio di cosa serva oggi in Iraq non solo per sopravvivere, ma per vivere una vita dignitosa e di senso. Un film di metafore e illusioni che albergano in una società provata dalla guerra.

Walter Colombo

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