Paolo Tibaldi, un albese interpreta Carlo Alberto

Paolo Tibaldi, un albese interpreta Carlo Alberto

ALBA Calarsi nei panni di personaggi lontani nel tempo o nello spazio è una dura prova a cui spesso gli attori sono sottoposti. Ne sa qualcosa l’albese Paolo Tibaldi, che per lo sceneggiato documentario Il proclama di Moncalieri ha interpretato Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, il sovrano che concesse lo Statuto albertino (carta fondamentale del Regno d’Italia dal 1861 alla fine della Seconda guerra mondiale).

Il progetto, ideato da Laura Pompeo, assessora alla cultura di Torino, e finanziato da fondazione Crt, racconta la storia del castello di Moncalieri in trenta minuti dedicati all’episodio più importante avvenuto tra le sue mura, con la voce di Bruno Gambarotta, diretto dal figlio Lorenzo.

Si parte dalla parabola di Carlo Alberto fino al proclama di Vittorio Emanuele II (interpretato da Mario Bois), per esplorare un documento fondamentale, scritto da Massimo D’Azeglio, per la sopravvivenza dello Stato liberale dopo la sconfitta della Prima guerra d’indipendenza. «Ho cercato di rendere il più possibile le sfumature del carattere di Carlo Alberto: un uomo appassionato e un fedele credente. Emblematica è la battuta che pronuncio nel film: “Combatto una guerra di liberazione, non di conquista”», racconta Tibaldi. Per interpretare il sovrano l’attore albese ha vissuto alcune esperienze curiose: «Per assomigliare a Carlo Alberto ho dovuto tenere i baffi per diverse settimane, mentre per una scena mi hanno invecchiato con il trucco: in un’ora ho preso venticinque anni in più».

Paolo Tibaldi, un albese interpreta Carlo Alberto 1

Tra i luoghi delle riprese, oltre a Moncalieri, ci sono Novara – sede della battaglia decisiva, dopo la quale Carlo Alberto dovrà abdicare in favore del figlio – e le grandi residenze sabaude di Torino: «Con grande emozione ho girato una scena in divisa in piazza Castello in cui pronuncio un discorso rivolto ai popoli della Lombardia e Venezia: abbiamo girato all’alba per evitare che si popolasse di persone».

Insieme a Tibaldi ci sono figuranti improvvisati, ma anche esperti dell’associazione Amici parco della battaglia di Novara, i quali hanno rappresentato un contributo importante per abiti e divise d’epoca, così come il Museo del Risorgimento di Torino ha aiutato la produzione nelle varie ricerche storiche.

«Una scena terribile è invece quella ambientata nel palazzo di Milano (in realtà girata a Novara), dove alcuni antagonisti cercano di spararmi alla finestra: non è una bella sensazione avere i fucili puntati addosso», commenta.

 Lorenzo Germano

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