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Associazione Parusso, gli esordi della Fiera del tartufo

Associazione Parusso, gli esordi della Fiera del tartufo
Un estratto del libro "Alba e il tartufo"

ALBA Sabato scorso, insieme al video della serie Patriarchi dell’enogastronomia albese dedicato a Roberto Ponzio – iniziativa dell’Assessorato al turismo –, nella sala del Consiglio è stato presentato Alba e il tartufo. La Fiera ai suoi esordi.

Si tratta di un libro fotografico, voluto dall’associazione Giulio Parusso e uscito per i tipi dell’Artigiana. Tra gli scopi del sodalizio presieduto da Roberto Ponzio c’è la valorizzazione, la digitalizzazione e il recupero dell’archivio fotografico del Comune di Alba. Fu proprio Parusso, memoria storica della città e creatore dell’ufficio stampa cittadino, a iniziare le operazioni di catalogazione e raccolta del patrimonio fotografico.

I testi di Alba e il tartufo sono stati scritti da Nando Vioglio, lo stesso autore di Alba. Come eravamo, una passeggiata in via Maestra e dintorni nel secolo scorso, prima pubblicazione della Giulio Parusso edita nel 2020.

Spiegano dall’associazione Parusso: «Il patrimonio fotografico è immenso e, nella digitalizzazione, occorre classificare ogni immagine. Stiamo facendo tutto secondo i criteri scientifici che regolano le norme archivistiche e, nel compito, ci stanno aiutando Roberta Audenino e Wanda Gallo. Da qualche parte bisognava pur cominciare: abbiamo deciso di rendere pubblico il materiale sulle prime Fiere del tartufo, fino all’anteguerra. Si sa che la prima edizione è del 1928, ma degli aspetti che caratterizzarono le prime rassegne si è sempre parlato poco. Forse perché, inevitabilmente dato il periodo, si incontrano personaggi in camicia nera e riti del regime fascista».

I segreti della tartufaia Roberto Ponzio
Roberto Ponzio (1923-2008) con due notevoli esemplari di tartufo.

Anche per questo motivo, «abbiamo voluto dare un taglio incentrato prevalentemente sull’enogastronomia. Abbiamo completato l’opera incrociando il materiale con fondi di altri archivi, principalmente dell’Istituto storico per la Resistenza di Cuneo, del Centro nazionale studi sul tartufo e dell’estinto Ente provinciale per il turismo. Dall’istituto Luce abbiamo poi comprato una fotografia di Giacomo Morra». Oltre alle foto, sono state usate anche altre fonti: «Le ricerche storiche relative a ogni immagine sono opera di Luisa Bianchi, nostra associata. Il lavoro è stato enorme: sono stati scartabellati tutti i fogli, le minute, i programmi e i documenti della Fiera del tartufo. Dalle cronache di Gazzetta d’Alba dell’epoca è stato possibile venire in chiaro su molte vicende. Ci siamo recati di persona nel cimitero albese per osservare le tombe dei podestà».

Tra le storie più interessanti emerse dalla ricerca, c’è senz’altro la Settimana del buongustaio, promossa per la sesta edizione della Fiera. Per organizzarla, arrivò Amedeo Pettini, il cuoco del re. Del regolamento è stata trovata una copia. «In una lettera che Pettini scrisse al Comune, accusò gli albesi di essere dei provincialotti, dato che nel concorso gastronomico erano stati inclusi soltanto ristoranti del centro. Alla fine, quindi, arrivarono partecipanti anche da Torino. Altra vicenda dimenticata riguarda il fotografo Silvio Ottolenghi di Torino, per un periodo a contratto con il Comune di Alba. Sul suo timbro si leggeva “Nulla sfugge al mio obiettivo”. In seguito alle leggi razziali dovette chiudere la bottega».

Associazione Parusso, gli esordi della Fiera del tartufo 1Il senso del libro «non è solo salvare e valorizzare le fotografie, ma recuperare storie da raccontare. Abbiamo notato, poi, che nelle fiere degli esordi si ritrovano parecchi elementi presenti nell’attualità, dal taglio del nastro e la cena con le autorità ai banchi del torrone in piazza e agli espositori nel cortile della Maddalena. Altri aspetti invece si sono persi, come l’esaltazione delle attività sportive e i raduni dei reduci».

Aggiunge Nando Vioglio: «Le ricerche sono state effettuate dall’associazione, io mi sono limitato ad aggiungere alcune informazioni che provengono da altre fonti e conoscenze personali della materia. Ho cercato di rendere discorsiva la narrazione. La Fiera del tartufo nasce da una felice intuizione di Giacomo Morra: grazie a lui, l’enogastronomia albese ebbe una notevole spinta. Con il volume abbiamo voluto rivalutare la manifestazione, non certo il periodo. Più che un libro storico, è un testo informativo sugli usi e i costumi del tempo».  

Davide Barile

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