Gazzetta del gusto: mangiare meglio può difendere il pianeta

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Il futuro è già servito: insetti presto in tavola 3GAZZETTA DEL GUSTO Siamo a un punto di rottura e, questa volta, neanche la scienza potrà salvarci. Se continuiamo di questo passo non riusciremo a rispettare l’accordo di Parigi sul clima, rinnovato durante la Cop 27 – la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici del 2022, tenutasi a Sharm el-Sheikh –, con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale di massimo due gradi entro il 2030. Dobbiamo agire ora. Ma in quale modo possiamo aiutare il nostro pianeta?

Il sistema alimentare è responsabile, da solo, del 34% delle emissioni di Co2 nell’atmosfera. Se continueremo a produrre cibo seguendo gli attuali metodi intensivi, distruggeremo il mondo con le nostre mani. Quindi, modificare le nostre abitudini di consumo, facendo scelte più consapevoli e mirate, può essere un ottimo punto di partenza.

Mangiare meglio può difendere il pianeta
Giorgia Pagliuca, Aggiustiamo il mondo

La maggior parte delle emissioni del sistema alimentare sono legate alla zootecnia: l’allevamento di animali per la produzione di carne e derivati impatta enormemente sul nostro pianeta. Non è l’animale in sé, ma il sistema a esso correlato e la sua intensificazione. Dopo la rivoluzione in ambito agricolo avvenuta nel secolo scorso, il sistema zootecnico si è incentrato sull’aumento della produzione. Un tempo, gli animali erano considerati strumento di lavoro e diventavano alimenti solo alla fine della loro vita. Oggi, abbiamo creato vere e proprie industrie per l’allevamento.

Qui inizia il problema per il clima. Non tutte le specie però sono uguali: i ruminanti, per esempio, impattano sull’ambiente di più in confronto agli animali da cortile. Ora più che mai è necessaria una transizione verso una dieta a base vegetale. Non si tratta di eliminazione drastica immediata, ma di una graduale diminuzione. Ogni piccolo gesto, se moltiplicato per gli abitanti del pianeta, può avere un impatto enorme». Lo spiega Giorgia Pagliuca, divulgatrice di sostenibilità e autrice del libro Aggiustiamo il mondo-Diario di un’ecologista in crisi climatica (Aboca edizioni, 2022), confermandoci come il sistema alimentare stia cambiando il mondo.

La natura è un sistema complesso, in cui ogni variabile fa la differenza. È questo il motivo per cui le nostre scelte alimentari influiscono direttamente sul suo benessere. Il consumo eccessivo di carne, insieme a intensificazione dei sistemi agricoli, crescita della monocultura, perdita della diversità animale e vegetale e sprechi alimentari sono i diretti responsabili dell’attuale crisi climatica.

«Produrre della carne con l’attuale sistema intensivo significa impiegare moltissime risorse. Per crescere, gli animali necessitano di una grande quantità di acqua e di mangimi, spesso a base di cereali, tra cui la soia, coltivata con metodi intensivi. Essa è una delle responsabili della deforestazione e della perdita della biodiversità nelle aree in via di sviluppo come il Sud America. Tagliare degli alberi per fare spazio a queste colture significa non solo bloccare la loro produzione di ossigeno, ma, allo stesso tempo, rilasciare nell’atmosfera la Co2 stoccata dalle radici. Consumare carne, inoltre, allunga il ciclo produttivo, aumentando la distanza tra il prodotto vegetale ovvero il cereale usato per la produzione di mangimi e il consumo umano», prosegue Pagliuca.

La transizione è necessaria, ora più che mai. È fondamentale ricordarsi che ogni cosa è interconnessa, e ogni nostra azione ha delle conseguenze sull’ambiente che ci ospita: ora è arrivato il momento di fare la nostra parte.

Il cambiamento climatico potrebbe anche far sparire alcuni cibi dalle nostre tavole! Non è un’ipotesi estrema.

La crisi porterà infatti cambiamenti nelle nostre abitudini alimentari. La relazione tra clima e cibo è a doppio senso: la filiera alimentare è tra le cause primarie del mutamento delle temperature, che a sua volta colpisce e influenza in modo grave i sistemi alimentari. Per assicurarci la sopravvivenza, la dieta di tutti noi dovrà trasformarsi, ma la cosa che più spaventa è la possibile scomparsa di alcuni prodotti. La natura si rigenera e, per farlo, si adatta. Questo è il motivo per cui alcune colture dovranno essere redistribuite, altre, addirittura, potrebbero scomparire. È il caso del cacao, del riso, del grano, del caffè ma anche dell’uva utilizzata per la produzione di vino.

Il cacao, per esempio, coltivato nelle aree tropicali, proviene da una pianta molto sensibile ai cambi di umidità e alla siccità. Di conseguenza la coltivazione (e anche il cioccolato) potrebbero estinguersi nei decenni, se non saranno introdotti correttivi.

Anche il vino, uno dei prodotti più sensibili ai cambiamenti climatici, non è esente da queste conseguenze. Infatti, le gelate tardive, l’accelerazione della maturazione e le forti oscillazioni della temperatura hanno già portato a una riduzione della produzione vinicola. Ma che cosa ci riserva il futuro? Le vendemmie anticipate potrebbero portare a una migrazione dei vigneti in zone meno calde, più alte e verso Nord. In Piemonte, negli ultimi anni, i vigneti di Pinot nero e Chardonnay usati per la produzione dell’Alta Langa si sono spostati ad altitudini maggiori, tra gli 800 e i mille metri, per preservarne le caratteristiche.

Il prodotto locale e stagionale è meglio per noi e per la terra

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Per una vita più sostenibile è fondamentale seguire alcuni piccoli suggerimenti. Come mangiare impattando in misura minore sul pianeta? Come scegliere gli alimenti in relazione alla loro impronta ambientale, magari senza dover rinunciare al gusto?

In primo luogo, bisognerebbe cercare di evitare il più possibile i prodotti trasformati. Tutto ciò che subisce una trasformazione tecnologica è responsabile dell’allungamento della filiera e dell’utilizzo di una quantità elevata di risorse energetiche. Con questo, non s’intende che dobbiamo consumare solamente materie prime, ma cercare di ridurre i sostituti trasformati degli alimenti semplici. Invece di consumare una caramella alla mela, per esempio, sarebbe meglio scegliere una chips di mela essiccata. Il secondo consiglio è di scegliere prodotti locali e stagionali. Infatti, il trasporto degli alimenti è responsabile di una buona fetta delle emissioni del sistema alimentare. Scegliere locale significa anche rafforzare le comunità tradizionali e dare voce alle piccole produzioni che, grazie alla maggiore varietà di prodotti, contribuiscono al mantenimento della biodiversità e al rispetto degli ecosistemi. In aggiunta, dobbiamo inoltrarci verso una dieta più green, a base di vegetali, cereali e legumi riducendo il consumo di prodotti animali e i loro derivati. Ogni parte della filiera può essere dannosa per il pianeta.

Anche dopo l’acquisto, è fondamentale fare attenzione agli sprechi: ogni prodotto buttato è uno spreco di risorse ambientali e umane. Pianificare i pasti, fare una spesa attenta, comprando solo il necessario e riutilizzare anche parti meno nobili dei prodotti è la giusta via da seguire.

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