Bertero (direttore Atl): turisti in cerca di una meta autentica

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L’INTERVISTA In ordine di tempo, gli ultimi Vip che hanno scelto di visitare le colline Unesco sono stati Chiara Ferragni e Fedez, la coppia d’oro dei social: con i due figli, si sono regalati un fine settimana a Costigliole d’Asti, con una tappa a Neive. Sul profilo Instagram dell’influencer milanese una foto di famiglia con vista sui filari ha raggiunto più di un milione di apprezzamenti. E non è inverosimile immaginare che, grazie a quello scatto, molte persone abbiano scelto di saperne di più. Con Vinum ai nastri di partenza, abbiamo parlato di turismo con Bruno Bertero, neodirettore dell’ente Langhe, Monferrato, Roero.

Bertero, qual è stato l’impatto col nostro territorio?

Bertero (direttore Atl): turisti in cerca di una meta autentica
Bruno Bertert

«A livello organizzativo, mi sono trovato all’interno di una struttura molto reattiva e radicata, che rappresenta un punto di forza. Abbiamo stilato il nostro position paper, un piano strategico, che contiene una serie di punti chiave: la necessità di rendere il modello turistico più sostenibile, l’implementazione dell’offerta, la digitalizzazione delle esperienze e dei servizi, la formazione interna e quella per gli operatori».

Che cosa intende con il termine “più sostenibile”?

«Possiamo interpretare questo termine in più accezioni: la sostenibilità ambientale, quella economica e quella etica. Si tratta di tre concetti su cui lavoreremo anche in vista del Food&wine tourism forum, in programma per il prossimo giugno. L’ente Turismo deve sviluppare delle strategie per concretizzare questi punti, che hanno una ricaduta diretta sui mercati: se si propone un tipo di turismo etico, arriveranno sempre più delle persone interessate a questa modalità di esperienza. Al contrario, se si propongono dei modelli diversi e meno sostenibili, si avrà il risultato opposto».

Che cosa cercano i visitatori che arrivano sulle nostre colline Unesco?

«Cercano una meta diversa dal solito e desiderano conoscere l’autenticità dei luoghi. Il turista vuole entrare in contatto con le persone che abitano i paesi, con i vignaioli che coltivano le uve e con chi cucina nelle osterie. In altre parole, vogliono sentirsi abitanti di questo territorio e non estranei: ce ne rendiamo conto quando vengono a visitarci nei nostri punti informazione di Alba, Bra e Asti. Questa è un’area che, al di là di ogni strategia, ha fatto proprio il concetto di autenticità».

L’enogastronomia rischia di trasformare l’area in una cartolina?

«Il vino e il cibo sono il volano che spinge le persone a sceglierci, ma è riduttivo associare i nostri flussi turistici unicamente a questo settore: l’enogastronomia si combina già con gli sport all’aria aperta, la bicicletta o il trekking. È chiaro che negli anni è stato creato un brand Langhe, Monferrato e Roero: dobbiamo presentare a chi arriva la cartolina che s’aspetta, per poi stupirlo con molto altro».

Con che cosa?

«Con l’arte contemporanea, per esempio. Un’occasione importante sarà il progetto “Prospettive”, all’interno del programma Interreg Alcotra tra Italia e Francia: in collaborazione con la fondazione Sandretto Re Rebaudengo, verranno presentate due opere permanenti a Roddino e Neviglie. Il tema su cui gli artisti hanno lavorato è quello del cambiamento climatico: il progetto, che verrà svelato a breve, in primavera, ci permetterà di creare consapevolezza su questo fronte, così da attivare una sorta di circuito di visita alternativo, che permetta alle persone di conoscere piccoli centri al di fuori delle solite rotte».

Lei pensa che Alba, Barolo, Barbaresco abbiano raggiunto la capacità massima di accoglienza?

«Non ci troviamo ancora in questa situazione. Si può parlare di overtourism quando il turismo finisce per condizionare le abitudini di vita delle persone residenti: nel nostro caso, abbiamo vissuto una particolare affluenza soltanto durante alcuni fine settimana, per poi ritornare a una situazione di pacifica convivenza. Certamente, l’idea di sviluppare strategie mirate è orientata anche in questa direzione: per esempio, negli ultimi anni, si è lavorato molto sul concetto di destagionalizzazione, che continua a essere fondamentale. In effetti, se guardiamo agli ultimi dati, la presenza turistica riguarda un periodo dell’anno sempre più ampio, e non concentrato solo nel mese di ottobre».

La Fiera del tartufo resta un modello

Bertero, come stanno andando le prenotazioni per i prossimi mesi?

«Molto bene, in linea con la ripresa dell’ultimo anno. Ogni mercato, poi, ha le sue tendenze: gli americani sono interessati alle Langhe, mentre gli inglesi sono orientati verso il Monferrato. Ci sono stranieri che restano per più di una settimana, per poi spostarsi tra Piemonte, Lombardia e Liguria: per questo, è sempre più importante lavorare in rete con altre destinazioni».

Per un’area come la nostra, quale dovrebbe essere il turista tipo?

«Vi sono segmenti diversi, che possono coesistere. Il Baccanale ha una sua dignità e permette di sostenere l’associazionismo e il folclore, che fanno parte dell’autenticità. Il turista altospendente, che mangia tartufo nei ristoranti stellati, cercherà altro e porterà una ricaduta economica importante, ma non bisogna concentrarsi solo su questo. La Fiera del tartufo, con la sua offerta diversificata, rappresenta l’emblema del nostro modello».

 Francesca Pinaffo

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