POLLENZO È la transizione ecologica il focus del nuovo libro di Carlo Petrini e Gaël Giraud. Il gusto di cambiare, la transizione ecologica come via per la felicità, presentato a Pollenzo il 22 maggio, è uno stimolo, un punto di partenza per una piccola rivoluzione. Non è un segreto: l’attuale sistema economico e produttivo sta distruggendo il nostro pianeta. Lo dimostrano i disastri ambientali, i cambiamenti climatici e le ingiustizie sociali. Il paradigma dei beni comuni, e della transizione ecologica, è l’unica via.
«È importante parlare di transizione. La fase storica che si è appena aperta dovrà essere un momento di connessione» – afferma Petrini – «Ma, contemporaneamente, un momento di cambiamento: dei modelli sociali, ma anche economici. Solo così possiamo parlare di transizione ecologica. In questo libro io e Gaël abbiamo instaurato un dialogo atto a definire delle proposte concrete, sul piano personale e sociale. Questo, per dare un futuro al nostro pianeta».
Gaël Giraud ha provato la transizione proprio sulla sua pelle. Nasce come economista, matematico e teologo. Dopo un passato nel mondo della finanza, ora, da padre gesuita, dedica la sua vita all’istruzione dei giovani. Insegna alla Georgetown University, a Washington, dove è anche direttore del programma di giustizia ambientale. È stato il primo a portare in Italia il concetto di transizione ecologica, con l’omonimo libro, uscito nel 2015. Ma di cosa si tratta?
Secondo Gaël significa creare una società di beni comuni, in cui il credito è considerato un mezzo e non il fine. Alla base, la realizzazione di riforme a vantaggio degli uomini, ma, allo stesso tempo, benefiche per l’ambiente. Si parla di rinnovamento termico degli edifici, di cambiamenti nel sistema dei trasporti, delle industrie verdi, e della creazione di un’economia sempre meno energivora e inquinante.
«Dobbiamo pensare in maniera olistica: tutto, oggi, è interconnesso. Questo vale per il cibo, ma anche per l’energia, la produzione di beni di consumo e i trasporti. Se non pensiamo alle connessioni, presto dovremo affrontare delle conseguenze gravissime. Basta pensare alla disponibilità di acqua potabile, o alle ingiustizie climatiche, così come all’aumento delle temperature e dell’umidità».
Se continuiamo di questo passo, le conseguenze saranno irreversibili. C’è bisogno di un cambio di paradigma. E al più presto. Riprendiamo l’esempio dell’acqua: la disponibilità di acqua potabile è in diminuzione continua. Lo è in Italia, ma anche in Spagna, Portogallo, Marocco e Tunisia. Dobbiamo urgentemente trovare delle alternative. Secondo il Wei-World engagement institute, se non interveniamo, nel 2040 l’acqua disponibile sarà diminuita del 20%.
«Immagiamo di correre nel deserto africano. E poi, ad esempio, nella giungla del Vietnam. Sicuramente, faremo molta meno fatica nel primo caso, anche se le temperature sono di gran lunga più alte. Questo perché? La combinazione tra alte temperature e alta umidità, non permette una corretta sudorazione. Superate determinate soglie, la vita diventa impossibile. Allora la domanda sorge spontanea. Come faranno a vivere tra qualche anno nell’Africa Subsahariana, nell’America Centrale, o, ancora, in Cina e in India? La temperatura della terra è in continuo aumento e, con essa, l’umidità. Di questo passo, l’unica soluzione sarà la migrazione».
La strada da fare è tanta, ma abbiamo tutti gli strumenti per poter cambiare il mondo, la società e il modo in cui viviamo. Bisogna instaurare un sistema in cui regnino l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani, basati sui beni comuni e non sulla privatizzazione. Questo vale, in primis, per l’acqua, per il cibo, ma anche per la salute. Dobbiamo agire. Perché, come afferma Padre Giraud «la transizione ecologica non è un’opzione. Ma un dovere».
Chiara Nervo