ALBA Sono passati più di sei mesi da quando Stefano Raffale, l’edicolante di via Vivaro, ha deciso di iniziare una protesta silenziosa: sospendere la vendita di tutti i giornali.
Oggi gli espositori sono ancora vuoti: «Purtroppo è cambiato nulla e, visto che il chiosco ha costi da sostenere, a partire dalle bollette, non posso permettermi di proseguire l’attività a pieno regime. Apro soltanto per consegnare riviste su prenotazione e nel frattempo, da alcuni mesi, ho trovato un secondo lavoro», spiega l’edicolante, che ha proseguito l’attività di famiglia, portata avanti fino a poco tempo fa dalla madre, Laura.
«Tutta questa vicenda è dolorosa per me, ma ancora di più per mia madre, che ha vissuto la sua vita nell’edicola e che non si capacita di non essere stata aiutata in alcun modo».
I motivi della protesta
Raffale si riferisce a ciò che è accaduto nell’ultimo anno: nel 2023, a sospendere la vendita dei giornali era stato Gianni Rosso, che gestisce l’edicola-chiosco in piazza Risorgimento. Il motivo della protesta riguardava le tasse comunali, considerate eccessive per un settore come quello dell’editoria, che fa fatica: oltre alla Tosap, per l’occupazione del suolo pubblico, ad Alba si prevede un secondo canone. Alla fine, a sostegno di Rosso, era intervenuta l’allora Amministrazione, con un aiuto mai specificato nei dettagli. Ma nessuno aveva pensato di sostenere, in egual modo, anche il collega di via Vivaro.
Con la nuova Giunta, le speranze di Raffale si erano riaccese: «Ho parlato a più riprese con il sindaco Alberto Gatto. La mia situazione è nota, ma mi spiace constatare che, anche in questo caso, nessuno sia intervenuto in modo concreto. Il risultato? Ho dovuto licenziare, per giusta causa, il dipendente che lavorava con me».
Riguardo all’edicola, prosegue: «Sono in attesa di proposte. Di certo non posso andare avanti in questo modo. Per la città, credo che sarà una perdita, ma non posso fare altrimenti». E conclude: «L’unico conforto arriva dai clienti, che mi dimostrano molta vicinanza».
f.p.