Asti: sgominata una banda criminale vicina alla famiglia Lo Porto

Tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di armi, spaccio di stupefacenti ed estorsione i reati ipotizzati dagli inquirenti a carico del gruppo

Asti: sgominata una banda criminale vicina alla famiglia Lo Porto

ASTI Aveva messo a segno due rapine nel Cuneese, ad Alba e Santo Stefano Belbo fra il 2018 e il 2019, la banda di criminali legati alla famiglia ‘ndranghetista Lo Porto disarticolata dall’inchiesta Mare magnum dei Carabinieri del comando provinciale, che stamane (venerdì 7 luglio) hanno eseguito 8 misure di custodia in carcere e 5 ai domiciliari, su disposizione della Procura locale. L’operazione ha coinvolto 70 militari anche nelle province di Palermo, Rovigo e Pisa.

Tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di armi, spaccio di stupefacenti ed estorsione i reati ipotizzati dagli inquirenti a carico del gruppo: l’attività investigativa è iniziata nel 2018, sviluppando alcuni elementi raccolti durante l’operazione Barbarossa, che aveva svelato al presenza di una ‘ndrina attiva nell’Astigiano. Monitorando alcuni pregiudicati i militari sono riusciti a raccogliere prove dei reati attribuiti alla banda, a partire dal tentato omicidio, il 6 ottobre 2017, di un pregiudicato albanese ad Asti. Fra episodi intimidatori spaccio di droga, riscossione di “crediti” a danno di imprenditori locali e il rogo di un’auto nel quartiere Praia (a scopo di ritorsione, nel novembre del 2018) spiccano anche le rapine. Il 10 ottobre 2018 la banda aveva messo a segno un colpo nell’abitazione dell’imprenditore vinicolo Gianfranco Santero, a Santo Stefano Belbo: spacciatisi per Carabinieri erano entrati in casa, immobilizzato l’uomo e i suoi famigliari e, armi in pugno, avevano razziato denaro e gioielli. Stesso modus operandi era stato adottato a Bosio, nell’Alessandrino e ancora, ad Alba, il 23 dicembre 2019. Spiega il comandante del Nucleo operativo, tenente colonnello Vittorio Balbo: «Il gruppo aveva nelle proprie disponibilità molte armi da fuoco che non ha esitato a utilizzare in diverse circostanze». Svariati gli arresti in flagranza, nel prosieguo delle indagini e i sequestri di stupefacenti

Nel complesso gli indagati sono 25: fra le misure cautelari del Tribunale, una ha raggiunto l’imprenditore Francesco Belfiore, ritenuto vicino all’omonima famiglia mafiosa di Gioiosa Jonica (nel Reggino), fratello di Domenico, condannato per l’omicidio, nel 1983, del Procuratore di Torino Bruno Caccia.

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