
ASTI «Giovanni Goria è stato una persona straordinaria, che ha lasciato un’impronta. Brillante fin da giovane, a 15-16 anni ci spingeva a esplorare molti temi legati all’Europa e a questioni economiche e politiche che andavano ben oltre la maturità della nostra età. Aveva l’abilità di “prevedere” il futuro, capendo che la libera circolazione di beni, persone, idee e capitali avrebbe aperto nuove porte». Così ha esordito nel suo ricordo personale Gianna Martinengo, tecnologa umanista, ex compagna di scuola dell’onorevole astigiano, che in occasione del convegno per il trentennale della sua morte, ha preso la parola al teatro Alfieri di Asti, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita ufficiale per l’occasione.
Martinengo ha detto: «Oltre a essere un grande politico, soprattutto innovativo, Gianni era un pioniere nell’ambito informatico: nell’89, è stato a lui ad avere la lungimiranza di introdurre nel dibattito il tema della carta del cittadino: strumento che ha semplificato l’accesso ai servizi pubblici per milioni di italiani e ha anticipato, a mio avviso, l’era digitale nella pubblica amministrazione, promuovendo un sistema più efficiente e trasparente».
Martinengo ha sottolineato: «Eravamo molto uniti non solo dall’interesse per l’informatica e il digitale in prospettiva, ma anche nella visione della connessione tra impatto sociale e innovazione, circa l’importanza di entrambi gli elementi nel contesto delle sfide globali, come la povertà, inclusa quella educativa, e la disuguaglianza. Ho sempre sostenuto che non può esserci innovazione tecnologica se non è sociale: Gianni condivideva e incoraggiava la mia visione di umanista tecnologa. Ci dicevamo che l’innovazione è indispensabile per la competizione, non è una tantum e non si può comprare, bisogna farla, ed è difficile, perché non è facilmente identificabile cosa fare e come farlo. Ecco, allora, l’importanza del dialogo e dell’interazione e di acquisire queste capacità, per guidare l’innovazione, anticipare il futuro e non inseguirlo».
Martinengo ha aggiunto: «Un altro suo punto di vista, su cui eravamo allineati, era che non ci può essere innovazione senza ricerca. Lui è stato per me anche ispiratore, ma purtroppo non spettatore, dei miei primi progetti di inclusione digitale rivolti agli anziani, alle donne, agli immigrati, ai carcerati e alle fasce più deboli della popolazione, proprio perché spingeva verso il concetto di cittadinanza digitale».
La tecnologa ha concluso: «Di lui mi colpivano la competenza, la lungimiranza, la straordinaria capacità di ascolto e lo stile informale. Aveva un talento naturale per costruire ponti tra persone di diverse opinioni, facilitando soluzioni condivise, che hanno portato a progressi significativi nella nostra società. Invito a continuare a promuovere i suoi ideali, nella certezza che la sua visione continuerà a essere una bussola, per perseguire un futuro che lui avrebbe orgogliosamente adottato».
Il professor Francesco Pizzetti, consigliere costituzionale di Goria a palazzo Chigi, ha ricordato, invece, il profondo legame del politico astigiano con la Costituzione: «Nel quarantennale dell’entrata in vigore di quest’ultima, volle organizzare una cerimonia fortemente simbolica, a cui furono invitati tutti i membri dell’assemblea costituente allora in vita, per esprimergli il grazie della nazione».
Pizzetti ha spiegato: «In quell’occasione, Goria pronunciò un discorso intitolato “La Costituzione è viva e vitale,” nel quale affermò che essa rappresenta un elemento essenziale della nostra convivenza civile, al di là del suo stesso significato giuridico, precisando che la cerimonia da lui voluta non doveva essere retorica, ma un’occasione di riflessione. Al termine di quel discorso, concludeva dicendo: “Mi sembra che emergano due aspetti: il primo è che molto lavoro ci attende per rendere il nostro ordinamento corrispondente alle esigenze del Paese e al suo bisogno di modernizzazione; il secondo è che la vostra Costituzione, signori costituenti, è davvero ancora valida e che se ciascuno saprà fare fronte ai propri compiti con lo stesso impegno e la stessa fiducia che vi guidò quarant’anni fa, sono certo che, tra quarant’anni, altri saranno qui a celebrare, come noi oggi, la saggezza e la lungimiranza dei grandi valori della nostra Costituzione repubblicana».
Manuela Zoccola
