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L’arte di avvolgere ogni problema intorno a Cristo

Cogliamo le caratteristiche di chi annuncia il Vangelo nelle letture della XV domenica, dal profeta Amos e dalle parole di Gesù

PENSIERO PER DOMENICA – XV TEMPO ORDINARIO – 14 LUGLIO

Cogliamo le caratteristiche di chi annuncia il Vangelo nelle letture della XV domenica, dal profeta Amos (7,12-15) e dalle parole di Gesù (Mc 6,7-13). Amos vive a metà dell’8° secolo a.C. Israele, morendo Salomone, s’era diviso tra regno del Nord con capitale Samaria e regno del Sud con Gerusalemme. Amos, nato a Tecoa, 9 chilometri da Betlemme, era un contadino che, rispondendo a una misteriosa chiamata, è andato al Nord. Egli denuncia l’allargamento della forbice tra ricchi e poveri e la fuga dalla religione mosaica per i culti della fecondità di Baal.

L’arte di avvolgere ogni problema intorno a Cristo

Chi annuncia deve essere una persona libera, sottolineano le due letture. Anche Gesù, prima di insegnare ai suoi cosa annunciare, ha spiegato chi dovevano essere. Secondo il teologo francese Theobald, lo stile fa già parte dell’annuncio. Chi parla a nome di Dio deve essere una persona libera, non un profeta di mestiere a servizio dei potenti. Chi riceve una paga, tende a non scontentare chi gli garantisce lo stipendio! La libertà di parola è il presupposto per annunciare il Vangelo, anche se non è pensabile che oggi una persona possa andare in giro solo con un bastone e con i vestiti che ha addosso. Lo stile va commisurato al momento storico e al contesto sociale: solo la libertà è irrinunciabile.

Ad annunciare il Vangelo si impara. È interessante la sapiente pedagogia di Gesù: non ha mandato i suoi allo sbaraglio, ma, dopo una iniziale formazione, ha proposto loro di andare, a due a due, nei villaggi vicini. Ha chiesto loro di adottare quello stile di povertà che era il suo ed era stato di Amos. Nel racconto di Marco c’è lo stile che caratterizzava la comunità cristiana primitiva: una forma, diremmo oggi, di volontariato puro.

ANNO DELLA PREGHIERA – 24. La preghiera del profeta, dell’annunciatore del Vangelo, del catechista, è quella di benedizione, suggerita da Efesini 1,3-14. Secondo la Bibbia, è riconoscere i doni di Dio e ringraziarlo. Prima dei doni diversi da persona a persona, ci sono quelli elencati nella Bibbia: chi annuncia il Vangelo è “eletto”, non privilegiato, ma scelto da Dio. Alla chiamata segue la “predestinazione” alla santità, cioè alla piena comunione con Dio in Cristo. Vista la nostra fragilità, è essenziale il terzo dono: la redenzione, il perdono dei peccati. Infine c’è la possibilità di “ricapitolare” tutto in Cristo. Il “capitolo” era il rotolo attorno a cui veniva avvolta la pergamena del testo sacro. La preghiera del discepolo è “avvolgere” ogni problema e difficoltà intorno a Cristo.

Lidia e Battista Galvagno

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