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(L’INCHIESTA) Sono decine ad Alba le persone che dormono in strada

Nel pieno dell'estate, nel Centro di prima accoglienza di via Pola i posti disponibili sono sempre pochi, mentre la Caritas nazionale traccia un quadro della situazione povertà in Italia

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ALBA Di fronte a un supermercato nella periferia di Alba un ragazzo africano attende i clienti. Quando posano il carrello della spesa e ritirano la monetina, chiede loro l’elemosina. Lo fa in modo delicato. Qualcuno si ferma a parlargli: «Una persona su venti o trenta», assicura lui.

In Italia lo chiamano Marco. Dice di vivere in un appartamento in zona della Moretta, ospite di amici. Cerca lavoro e ha i documenti in regola, ma è arrivato in città soltanto da tre mesi. Racconta: «Molti datori sono diffidenti per il colore della mia pelle. In Nigeria ho svolto molti mestieri: sono in grado di lavorare la terra, fare il tornitore e il gommista».

Senza una rete familiare di supporto, Marco fa parte delle persone che ogni giorno si rivolgono alla Caritas: «Mi aiutano molto. Con l’elemosina, mi capita di arrivare al massimo a 20 euro: li mando a mia moglie, rimasta in Africa».

La sua storia esprime il volto della città meno visibile, sovente disdegnato, per quanto animato da storie di fragilità e di sopravvivenza, ma anche dal desiderio di riscatto.

I numeri della Caritas italiana nel rapporto annuale 

Per descrivere questo mondo, la Caritas ha da poco pubblicato il rapporto annuale La povertà in Italia, che sintetizza l’attività dei 3.124 centri di ascolto e servizi attivi da Nord a Sud, dislocati in 206 diocesi. Nel 2023, le persone seguite sono state oltre 270mila, 24.700 solo in Piemonte. Qui, i volontari dell’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana hanno incontrato 1.400 senza fissa dimora.

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La mensa della Caritas in via Pola ad Alba

Per tornare al livello nazionale, con riferimento ai Paesi d’origine, in prima posizione c’è il Marocco, seguito da Ucraina, Romania, Perù e Nigeria. A dispetto degli stereotipi, il continente africano non risulta il più seguito. I dati proseguono rilevando come i centri di ascolto italiani abbiano erogato più di 3,5 milioni di interventi: il 73,7% ha riguardato la distribuzione di cibo e altri servizi materiali; l’8,9% l’accoglienza; il 7,3% le attività di ascolto; il 5,2% il sostegno socioassistenziale; l’1,7% la salute. Le donne hanno rappresentato il 51,5% degli utenti. L’età media è di 47,2 anni.

Le persone straniere sono state il 57% del totale, segno che anche gli italiani rientrano tra i beneficiari. È alta l’incidenza dei genitori: sono quasi sette su dieci dei richiedenti a livello nazionale e quattro su dieci in Piemonte. Emergono poi due dinamiche delicate: il 67% di chi è stato aiutato ha un livello di istruzione basso e solo il 23% è occupato. Queste ultime sono persone che, pur lavorando, non percepiscono una retribuzione sufficiente per essere autonome.

Precisano i ricercatori Caritas: «La povertà in Italia oggi è ai massimi storici ed è un fenomeno strutturale. Le stime preliminari dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, descrivono uno scenario chiaro: nel 2023, il 9,8% della popolazione vive in uno stato considerabile come povertà assoluta. Se si pensa che solo quindici anni fa tale condizione riguardava appena il 3% delle persone, l’evoluzione è evidente».

 Maria Delfino

Al Centro di accoglienza di Alba i posti non sono sufficienti 

In via Pola ad Alba, in un punto riparato, c’è un materasso incastrato all’ingresso di un edificio. Le scarpe di chi ci dorme si trovano a pochi centimetri, l’una a fianco all’altra. Per chi si occupa di accoglienza, è uno dei segnali dell’arrivo dell’estate, quando i lavori in vigna richiamano braccianti da altre zone d’Italia. Non tanti come alcuni anni fa, in realtà, perché nel frattempo il fenomeno è diventato strutturale e la parte più consistente della forza lavoro trova rifugio in cascine o in altre situazioni più nascoste in collina, lontane dagli sguardi.

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Un rifugio di fortuna in via Pola

Qualcuno, ad Alba, ci arriva lo stesso. In queste settimane, alcuni uomini dormono nella zona della palestra di via Generale Dalla Chiesa. Altri ancora trovano rifugio negli angoli più riparati del parcheggio multipiano vicino alla stazione ferroviaria.

In totale, in città, sarebbero almeno una trentina le persone che vivono in strada. E il Centro di prima accoglienza di via Pola, con gli attuali 18 posti del dormitorio, non riesce a rispondere a tutti.

Dice Fulvio Favata, che fa parte del gruppo della Caritas albese: «Stanno aumentando, a poco a poco, i braccianti agricoli che arrivano in zona attratti dal lavoro agricolo. Riceviamo persino chiamate preventive da altre regioni: ci chiedono se, al dormitorio, ci sono posti liberi».

La risposta è quasi sempre negativa. C’è persino una lista di attesa e le nuove politiche sono pensate proprio per garantire una turnazione, come spiega il direttore don Mario Merotta: «Di norma, gli ospiti possono occupare un posto per non più di 30 giorni. Poi, non siamo così fiscali e si valuta caso per caso. Abbiamo anche deciso di non accogliere chi ha già un contratto di lavoro: è una scelta per responsabilizzare il territorio».

Merotta si spiega meglio: «Vogliamo portare il problema a un piano più elevato: alla società, alla politica e ai datori delle aziende che danno loro lavoro. Se chi ha uno stipendio non riesce ad affittarsi un alloggio, abbiamo raggiunto un livello per cui servono risposte più ampie». E aggiunge: «Attendiamo di incontrare la nuova Amministrazione albese, per cercare di migliorare la collaborazione e lavorare insieme».

Il Centro chiuderà un mese: si temono disagi

Il Centro, del resto, rimane l’unica porta sempre aperta per chi è in difficoltà. Dal 4 al 26 agosto, ha già in programma la chiusura estiva, per sistemare e sanificare i locali. Lo scorso anno, nello stesso periodo, non sono mancate le tensioni.

Pons e Caritas insieme per l'emergenza casa
Il complesso Caritas in via Pola

Anche perché, oltre al dormitorio, ogni giorno si cucinano pasti per un’utenza che va dalle 50 alle 60 persone. Sono aumentati gli italiani, anche giovani. Ci sono poi altri servizi, come la distribuzione degli abiti e le docce, aperte dal pomeriggio.

Spazi, quelli di via Pola, che oggi necessitano di essere migliorati e ampliati. Per questo motivo, da qui a Natale, la fondazione Caritas diocesana albese completerà una serie di lavori di ristrutturazione, iniziati nelle ultime settimane. L’importo complessivo sarà superiore ai 250mila euro.

Dice Merotta: «La mensa, che ora si trova nel corpo centrale, verrà spostata in un altro edificio del complesso. In questo modo, verrà ampliata la zona del dormitorio, che potrà arrivare a circa venticinque posti regolari, ampliando la disponibilità».

Nei progetti, c’è anche l’installazione dei pannelli solari sul tetto, così da essere autonomi dal punto di vista energetico. Via Pola entrerà a fare parte della comunità energetica di Rodello.

Sono quasi pronti, invece, i due alloggi destinati alla seconda accoglienza. Il percorso è stato sviluppato con il Comune e con il consorzio socioassistenziale.

 Francesca Pinaffo

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