
SANTO STEFANO Per concludere al meglio la cinquantacinquesima Sagra del Roero i santostefanesi si sono ritrovati a inaugurare il progetto Metamorfosi, costato 15mila euro e finanziato quasi completamente (13mila) dalla fondazione Cassa di risparmio di Cuneo attraverso il bando Distruzione 2023. Alla cerimonia erano presenti numerosi sindaci del Roero, il presidente dell’Ecomuseo delle rocche Andrea Cauda, il direttore del Consorzio socioassistenziale Marco Bertoluzzo, la consigliera della fondazione Carla Revello, rappresentanti dell’associazione Valorizzazione Roero e dei Cavalieri di san Michele del Roero, oltre ad alcuni ospiti del Cas (Centro di accoglienza straordinaria) comunale.
Hanno spiegato Federico Tubiello e Valentina Coraglia, rappresentanti della Pro loco che hanno seguito il bando Distruzione fin dall’inizio: «I lavori appena terminati riqualificano la via pedonale che passa davanti alla Posta e alla biblioteca civica per poi terminare alla confraternita di San Bernardino. Oltre alla sistemazione della bacheca, della piccola area verde, delle ringhiere e delle pensiline l’intervento che più salta all’occhio è sicuramente la “mitigazione” del brutto muro di cemento armato che, nella parte più alta, è stato intonacato e dipinto dall’artista Fiammetta Ghiazza e in quella più bassa è stato abbellito con interessanti applicazioni lignee».
«Una grande masca è il soggetto riportato sulla parete. La volontà era quella di rappresentarla come donna e madre che si prende cura del suo territorio, tuttavia la bellezza del progetto non sta soltanto nel lavoro in sé, ma anche in quello che ha gravitato intorno a esso. Tutta la popolazione è stata coinvolta nella realizzazione. Le imprese locali, gli anziani e i passanti che, a cantiere aperto, sono stati prodighi di consigli, compresi anche, e soprattutto, i bambini delle scuole elementari che hanno scoperto le rocche e le storie riportate nelle opere», proseguono i consiglieri della Pro loco santostefanese. Concludono Coraglia e Tubiello: «Un’ultima nota importante è che queste applicazioni, visto il materiale di cui sono fatte, cambieranno nel tempo, proprio perché si tratta di un’opera viva, pensata per essere parte della comunità che la circonda e un luogo di incontro naturale».
Andrea Audisio
