
ALBA «Venti giorni fa ero al centro di prima accoglienza della Caritas di via Pola. È arrivata un’auto e ha scaricato lì un ragazzo africano. Si era ferito lavorando. Il datore di lavoro lo aveva portato al pronto soccorso, ma dopo le dimissioni lo ha lasciato davanti al centro e se n’è andato».
A raccontarlo, in un’intervista a Repubblica, è il vescovo di Alba, monsignor Marco Brunetti. Quel ragazzo, racconta il vescovo, lavorava in nero, «ma non se la sentiva di dirci molto di più, perché temeva che non avrebbe trovato più lavoro. Si era fatto male nelle vigne. Lo abbiamo aiutato dandogli dei soldi per le medicine» e aggiunge che sono «molti» gli stagionali stranieri che si rivolgono al centro.
«Vengono per una doccia e per la cena», spiega. «Ogni sera si preparano 50-60 pasti. C’è un dormitorio di venti posti, ma non sono sufficienti. Anche perché, come ha ricordato in più occasioni il direttore del centro, don Mario Merotta, la sede dovrebbe prendersi carico dei senza fissa dimora, stranieri e italiani.
I numeri sono in crescita. Questi giovani spesso si rivolgono al centro perché hanno il problema della casa. Non è infatti solo una questione di salari bassi, indifferenza, sfruttamento e in taluni casi maltrattamento: alcuni guadagnano anche mille o 1.200 euro con straordinari e super-lavoro, ma è indispensabile garantire una sistemazione in luoghi dignitosi».
Chiedono sostegno per l’affitto, «ma non possiamo aiutarli, se non esistono contratti regolari. Il caso emblematico dei locali a pochi passi dalla stazione di Alba affittati in nero a 400-500 euro a letto è una vergogna. Non possiamo permettere che in una zona Unesco, in un’area così benestante, venga violata la dignità di persone che sono qui per lavorare. I nostri vini sono esportati ovunque. Siamo d’accordo che in quantità i casi siano molto rari, ma gli imprenditori non possono delegare l’intermediazione senza controllare. Già due anni fa – conclude – abbiamo segnalato casi gravi e c’è stata la tendenza a sminuire, a sottovalutare. Ringraziamo le forze dell’ordine che hanno fatto un grandissimo lavoro, la magistratura ora farà la sua parte».
Ansa
