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Finisce agosto, Alba si risveglia: racconti da una città semideserta

Tra serrande abbassate, bar semivuoti e pochi eventi, ad agosto Alba si è riscoperta diversa: abbiamo raccolto le voci di chi è rimasto sotto le torri e non è andato in ferie.

Finisce agosto, Alba si risveglia: racconti da una città semideserta 4
Uno scorcio di Alba di notte

IL REPORTAGE  Ad agosto la città respira. Recupera silenzio, ritorna a qualcosa di antico. Guidando al mattino da corso Cortemilia verso zona Moretta, e poi verso il centro di Alba, non c’è traffico. La macchina scorre veloce e sembrano distanti i giorni in cui le scuole sono aperte e i luoghi di lavoro frenetici, in cui si accumulano lunghe code di vetture e per percorrere pochi metri sono necessari molti minuti. Sul ponte del Tanaro stessa situazione, così come all’imbocco cittadino nei pressi del cimitero. Nei parchi si sente il vento tra gli alberi, nei negozi non c’è da attendere alla cassa.

Viaggio tra i parchi albesi, tra erba alta e cantieri (IL REPORTAGE)
I parchi diventano il luogo in cui respirare per chi è rimasto in città.

 

Le persone ancora in vacanza, le strade sospese in un’attesa contemplativa e i bar semivuoti: è un’atmosfera surreale per chi conosce la consuetudine cittadina, per chi durante l’anno subisce il costante affollamento: Si sente in lontananza – entro due settimane o poco più – l’imminente apertura delle scuole, il ritorno agli uffici, la Fiera del tartufo ai nastri di partenza: tutto questo trasformerà la città nell’opposto dell’attuale, in un groviglio di vetture, calche, rumore. Il silenzio sembra quasi sacro, restituisce l’idea di una calma possibile, di un tempo adatto al ritmo della vita.

Chi è rimasto in città e ha rinunciato alle ferie? 

Chi sono i reduci, i superstiti che scelgono o devono restare? Khaled è un ragazzo nordafricano che gira le strade in cerca di lavoro: «Vorrei trovare impiego in vigna, ma al momento non ho avuto fortuna. Ad agosto è un buon momento per lavorare nella campagna. Sono ad Alba da tre giorni, mi hanno parlato bene di questo posto. Non ho un luogo in cui fermarmi a dormire, la mia famiglia è lontana e al momento sono solo». Come lui, tanti migranti e lavoratori stagionali girano per le strade cittadine e tentano di costruirsi un futuro. Ad agosto i loro volti sembrano più numerosi, più frequenti da incontrare.

Poi ci sono le persone come Luisa, una donna di 54 anni che racconta: «Non abbiamo i soldi per le vacanze. Lavora solo mio marito, operaio nel confezionamento, abbiamo due figli che fanno l’università. Quest’anno ci siamo concessi quattro giornate di piscina, dobbiamo accontentarci. Alba d’estate è bella, non ci sono seccature, non c’è nessuno che ti disturba. Il cortile comune del condominio in cui viviamo è così silenzioso”.

C’è anche Mirko, un 27enne che produce musica. Lui ha scelto di fare le vacanze a giugno, perché «quando la città si svuota è il momento migliore per essere creativi, per inventare e lasciare che il mondo ti entri dentro. Questa area negli ultimi anni è diventata molto caotica, dedita al commercio e all’economia, è difficile in questo clima dare voce alle profondità dell’anima». La città ad agosto produce insegnamenti per tutte le altre città, quelle dei mesi da settembre a luglio, quando il rumore è più roboante, quando persone come Khaled e come Luisa si sparpagliano e vengono diluiti nella massa, appaiono meno visibili ma non smettono di combattere le loro battaglie.

Stefano Mo

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