
1994-2024 Nel corso della notte tra il 5 e il 6 novembre, quasi tutto cessò di funzionare. Momenti indelebili nella mente di coloro che vissero in prima persona l’alluvione del 1994: la sirena della Ferrero che, alle 22 di sabato notte, diede l’allarme a tutta la città e quell’attimo preciso in cui cessò la corrente.
I telefoni smisero di funzionare, i pochi cellulari non avevano più ponti da agganciare, le case rimasero al buio e senza gas. Anche l’acqua scese sotto ai livelli di potabilità e l’erogazione venne sospesa. È stato in questo contesto che i radioamatori albesi sono stati una risorsa determinante.
Per Franco Cravero, che fa parte dell’Associazione radioamatori italiani, il ricordo è ancora vivo: «Pochissime persone, in realtà, avevano contezza di quanto stesse accadendo. Le prime notizie, frammentarie, ci arrivarono dai colleghi di Ceva e dell’alta Valle Tanaro. Ci parlavano di acqua stagnante. Ma era notte e non c’erano notizie dettagliate. Con un amico, ho raggiunto la nostra sede albese, senza sapere cosa fare».
Una postazione di fortuna sotto il municipio
Con due radio per tramettere su lunghe distanze, un’antenna a dipolo Windom, cavi, microfoni e vari accessori, il piccolo gruppo decise poi di spostarsi in Comune: «C’erano il sindaco Enzo Demaria e il senatore Tomaso Zanoletti: in realtà, nella confusione del momento, siamo stati accolti con un certo scetticismo. Del resto, in città in quel momento si riusciva ancora a telefonare. Siamo tornati a casa, a Cherasco. Ed è in quel tragitto che ci siamo resi davvero conto della portata dell’evento». La situazione precipitò nelle ore successive: domenica 6 novembre, ogni comunicazione era impraticabile. Il buio. E la confusione generale.

Riprende Cravero: «Siamo tornati in Comune ad Alba e abbiamo iniziato a preparare una postazione di fortuna sotto i portici. Con noi collaborava anche, nella duplice veste di agente della Municipale e di radioamatore, Gabriele Mutti. La nostra postazione venne allestita e ricordo che dovemmo grattare via la vernice a un pezzo del cancello del Municipio, per “dare la terra” alla corrente in arrivo dal generatore. Eravamo in collegamento con un collega di Santo Stefano Roero che, dalla sua postazione, riceveva notizie da altri radioamatori sparsi in tutta la provincia. Siamo stati noi a trasmettere aggiornamenti preziosi a Roma e alla Prefettura di Cuneo. Allo stesso modo, riuscivamo a fare da ponte tra il Comune e le istituzioni provinciali e regionali. Utilizzavamo la radio Swan 500, sui 40 metri di lunghezza d’onda, per le comunicazioni di servizio fondamentali».
In Comune giorno e notte
Il gruppo è stato del tutto assorbito nella macchina organizzativa: «Ci siamo alternati, dormendo in Comune, sino al giovedì, quando gradualmente vennero ripristinate le linee telefoniche». Ma i radioamatori risolsero anche altre criticità: «Ci chiamiamo Om, nel nostro gergo. E siamo molto uniti. Quando si trattò di portare acqua ad Alba, una delle prime scorte che arrivò era della Cinzano. Il direttore di allora, Enrico Lavagnino, andò in stabilimento e fece riempire di acqua una cisterna. Era un appassionato radioamatore anche lui. Anche la Ferrero si avvalse del nostro aiuto per mantenere il collegamento con la sede di Pino Torinese». E poi ci sono le tante persone che, in quei giorni, avevano bisogno di supporto: «In molti erano rimasti bloccati in città e non riuscivano a contattare le proprie case. Erano altri tempi. Avevamo organizzato una rete di amici che presidiavano varie zone fuori città. Comunicavamo sui 2 metri di lunghezza d’onda, trasmettendo i vari messaggi. Quasi sempre si riusciva a prendere contatto con le famiglie: i nostri amici, anche di persona, andavano di strada in strada per portare notizie di chi era isolato ad Alba».
Beppe Malò
I radioamatori, in occasione del trentennale, apriranno le porte della loro sede in via Ognissanti. Leggi il programma QUI.
